mercoledì 19 agosto 2020

Il Gesù Cristo evangelico

(Questo è l'epilogo della traduzione italiana di un libro del miticista Georges Ory, «Le Christ et Jésus». Per leggere il testo precedente, segui questo link)


TABELLA DEI CONTENUTI
PREAMBOLO
GESÙ CRISTO DAVANTI ALLA STORIA PROFANA
GESÙ CRISTO SECONDO IL NUOVO TESTAMENTO
EVENTI O MITI
QUALE È IL VALORE STORICO DEL NUOVO TESTAMENTO ?
ALLA RICERCA DEL CRISTO E DI GESÙ
  • L'uomo Gesù
  • CONCLUSIONE GENERALE

    IL GESÙ CRISTO EVANGELICO

    Se il nostro Cristo divino ha rivestito le apparenze più diverse, è a causa probabilmente del sincretismo dell'epoca; egli è il fratello o il cugino delle divinità misteriche che conoscevano gli Gnostici pagani ed ebrei. Tra le varie figure che ha rivestito (e che vanno dall'animale all'uomo), ricordiamo soprattutto quella del dio-bambino e quella del Salvatore crocifisso, ma senza dimenticare il Cristo di luce di Paolo.

    Sono esistiti in effetti «vangeli dell'infanzia» e «vangeli della Passione»; orbene, constatiamo che due dei nostri vangeli contengono racconti che vertono sulla nascita e l'infanzia di Gesù da una parte, e sulla Passione del crocifisso dall'altra parte; vi vediamo la riunione di due vangeli prima distinti e ispirati da uno spirito molto diverso.

    Che il Cristo sia stato preso per un uomo, non vi è là nulla di sorprendente. All'inizio della nostra era, la tesi di Evemero (secondo la quale le figure mitologiche sono antichi uomini divinizzati) era sempre in voga, ma ci sono altre possibili spiegazioni:

    Il Cristo divino si presentava lui stesso sotto l'apparenza di un uomo, come l'avevano fatto prima di lui gli dèi e gli angeli.

    I fedeli tendevano a trasformare i loro dèi in uomini. È così che Dioniso-Bacco divenne non soltanto san Dionigi, ma anche san Bacco, e che i suoi due epiteti furono considerati il nome di sant'Eleutero e di san Rustico. Molti santi del calendario cristiano non sono esistiti; così, santa Tecla di Seleucia non è che la continuazione cristiana di Atene, dea della città, — san Demetrio è l'erede del Cabiri macedone, — san Teodoro di Eucaita, una nuova figura del dio Men, — i santi Cosma e Damiano hanno ereditato la leggenda di Zenobio e Zenobia di Egea. 

    Una volta cambiato il Cristo in uomo, si credette di trovarsi di fronte ad uno sconosciuto che era stato divinizzato ma si ignorava perché. Ci si dovette domandare chi aveva potuto meritare un tale onore; si pensò ad un Salvatore, vale a dire ad un liberatore, o almeno a qualcuno che aveva cercato di esserlo. Si ebbe l'imbarazzo della scelta tra vari Gesù e diversi messia; in questa confusione, la biografia concisa di alcuni di loro avrebbe offerto alcuni tratti che passarono nella presunta esistenza di Gesù. Quei tratti, quantunque necessariamente umani e realistici, potevano procurare un cambiamento ad un personaggio artificiale, non potevano (agli occhi della critica) farlo passare per un uomo autentico.

    Malgrado il contesto geografico e storico con cui lo si è circondato, Gesù non è un personaggio coerente e logico;  Messia dei messia, rappresentazione ideale del popolo, forse non è che la Chiesa, la personificazione di una comunità. È tutto ciò che i suoi fedeli hanno immaginato ed è forse considerandolo come un essere collettivo che le sue contraddizioni si comprendono senza perciò risolversi.

    Egli ha potuto rappresentare di volta in volta diversi personaggi dell'epopea ebraica e assorbirli nell'immagine o nello stampo del «giusto perseguitato» o del «servo sofferente» quando le speranze di Israele furono definitivamente infrante. Quell'«uomo» non ha potuto essere concepito dagli evangelisti se non dopo il 135 E.C.

    Si può dire che Gesù Cristo sia un mito? Si può parlare del mito di Cristo? Tutto dipende dal significato che si dà alla parola «mito».

    Se si intende questo termine nel suo senso più ampio, ovvero applicandolo ad un personaggio reale distorto o ingrandito dall'immaginazione collettiva (come i miti di Carlo Magno, di Faust, di Napoleone), il Cristo non è un mito perché la sua esistenza non è stabilita; per contro, alcuni dei racconti che lo riguardano sono mitici. 

    Al contrario, se il «mito» indica un racconto favoloso, spesso di origine popolare, che mette in scena — sotto una forma al contempo personificata e simbolica — concetti religiosi, aspetti mitici o forze della natura (come i miti solari o i miti di Cibele, di Prometeo, di Orfeo), o anche un'idea (come la caverna di Platone), il dubbio non è possibile: Gesù Cristo è una costruzione della mente, una rappresentazione idealizzata di un simbolo o di un «tipo» religioso; i racconti che lo riguardano sono racconti mitici che, per definizione stessa, non si lasciano integrare nella realtà. [166

    Queste sono, in sintesi, le nostre conclusioni. Non esprimono per nulla un'opinione definitiva; segnano una battuta d'arresto nella nostra ricerca, redigono un bilancio provvisorio basato sulla documentazione di cui disponiamo. 

    Il Cristo primitivo è sfuggito agli evangelisti; pur credendo nella sua divinità, essi lo hanno frainteso, forse perché era diventato loro inaccessibile; essi non hanno potuto trasmetterci il significato più antico.

    Allo stesso modo, invece di stabilire su dati seri l'esistenza di un uomo, chiamato Gesù, che sarebbe stato il fondatore del cristianesimo, essi ci presentano un eroe disarticolato, un essere inafferrabile, un dio e un  doppio personaggio «in forma di uomo», tre entità che solo la fede ha potuto trasformare in una personalità viva e omogenea. 

    Gesù Cristo, che risulta dalla riunione di queste diverse concezioni, appartiene al mondo delle Idee, alla metafisica; la storia non gli ha aperto le porte perché non egli non vi ha mai bussato. Egli è la sintesi di molti errori che hanno vinto ma che, nonostante il loro successo, restano degli errori.

    NOTE 

    [166] Fin dall'origine vi sono state tradizioni orali, anteriori ai vangeli e in parte segrete. Ma l'insegnamento essoterico (al pubblico) ignorava il significato dei simboli. Origene (De principiis 4) diceva: «Innumerevoli sono i passi in cui si sente, a meno di non essere totalmente ottusi, che un sacco di cose furono scritte come se fossero accadute, ma non sono accadute in senso letterale». È quindi un errore ricercare il significato primitivo del cristianesimo nei vangeli destinati ai «poveri di spirito»

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