lunedì 16 marzo 2020

Svetonio



SVETONIO

Un altro scrittore romano, Svetonio, menziona nel 120 circa (nella sua Vita di Nerone 16) la persecuzione dei Cristiani nel 64 a Roma, ma egli non fa alcuna allusione al Cristo. Per contro, nella sua Vita di Claudio 25, parla incidentalmente dell'espulsione degli ebrei da Roma che si abbandonarono a sedizioni «su istigazione di Chrestos». Si tratta dunque qui di ebrei, non di Cristiani, il che contraddice la prima indicazione, e di un certo «Chrestos» che non è necessariamente il Cristo.

In effetti, per i Cristiani, il Cristo è stato crocifisso a Gerusalemme nel 29-30, mentre Svetonio colloca l'attività del suo Chrestos a Roma sotto Claudio, vale a dire tra il 41 e il 54. Non si tratta neppure del Cristo risorto poiché Svetonio non avrebbe lasciato passare un'apparizione così stupefacente senza commentarla. Si dovrebbe pensare a Paolo, nuovo Cristo, che sarebbe andato a Roma in quel tempo e che, secondo gli Atti (24:5) era accusato di «provocare rivolte nel mondo intero» ?

In ogni modo, il dubbio è qui di rigore poiché:

— Flavio Giuseppe, storico ebreo, ignorava questa espulsione degli ebrei sotto Claudio e parlava con benevolenza di questo imperatore.

— Dione Cassio scriveva nel 200 circa (Libro 55): «Gli ebrei erano così numerosi a Roma che non si poteva cacciarli senza provocare disordine; Claudio non li espulse ma non autorizzò le loro riunioni».

— Il testo di Svetonio è ambiguo. Non parla di Gesù; il suo Chrestos è forse un agitatore ebreo sconosciuto, o un avversario che viene a combattere gli ebrei, o perfino una nuova divinità che li divide.

Ma leggiamo il testo della «Vita di Nerone»: «Si impose un freno al lusso, si ridussero i banchetti pubblici a distribuzioni di viveri, fu vietato di vendere nelle osterie cibi cotti, ad eccezione dei legumi ed erbe commestibili, mentre in precedenza si serviva ogni genere di pietanza, furono inviati al supplizio i Cristiani, sorta di gente dedita a una nuova e malefica superstizione, furono proibiti i divertimenti ai conduttori di quadrighe, ecc.»

L'allusione ai Cristiani in uno sviluppo che non li riguardava, la loro situazione tra le erbe commestibili e i cocchieri del circo, rassomiglia fortemente ad un'interpolazione. Se la si sopprime, la sequenza delle idee è ristabilita.

La critica classica non vuole vedere in questa «incongruenza» di Svetonio che la prova della mancanza di interesse che egli attribuisce a questo episodio; la scappatoia è ingegnosa ma per nulla convincente, poiché 

1°) i dettagli di Svetonio sono interessanti, 

2°) non vi è alcuna incongruenza da parte sua se egli ignorava i Cristiani e se la frase in questione non figurava nel suo testo, 

3°) l'interpolatore si è tradito fornendo al lettore (che non conosceva i Cristiani all'epoca di Svetonio) una descrizione sommaria di quella «gente».

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