lunedì 27 luglio 2020

I vangeli hanno cambiato l'ordine delle scene mitiche



I VANGELI HANNO CAMBIATO L'ORDINE DELLE SCENE MITICHE

È così che il R.P. Daniélou [139] segnala un fatto che constata nell'Epistola dei Dodici Apostoli: l'insegnamento di Gesù sulla carità fraterna si trova situata prima dell'Ascensione e non prima della Passione come indica Giovanni; quella constatazione lo induce a pensare che esisteva una tradizione che poneva dopo la Resurrezione i discorsi che Giovanni «per oscure ragioni» ha situato dopo la Cena. Ma non vi è là alcuna oscurità. È il Cristo risorto che insegna ai suoi discepoli negli Inferi o sulla terra.

Bultmann (Théol. du N.T.) ritiene che la trasfigurazione di Gesù sia un racconto posteriore alla crocifissione ma che è stato anticipato nella vita «umana» di Gesù.

Allo stesso modo, Alfred Loisy — che teneva tanto al Cristo umano — ha fatto numerose osservazioni in questo senso. Ecco, per esempio, alcune citazioni dal suo penultimo libro su Les origines du Nouveau Testament:

Sembra infinitamente probabile, se non del tutto certo, che una buona parte delle informazioni che sono state raccolte nei vangeli canonici, anche di quelle che sono state incorporate nella predicazione di Gesù, hanno cominciato coll'essere insegnamenti del Cristo risorto, del Cristo-Spirito, considerati ricevuti in visione dai suoi organi i profeti (pag. 49).

Ciò che rende particolarmente interessante quella compilazione escatologica (l'Apocalisse di Pietro) è che comprende... elementi considerevoli che la catechesi evangelica ha anticipato nella carriera terrena di Gesù (pag. 55). 

L'apostolato è stato inteso dapprima come un'istituzione del Gesù risorto (pag. 84).

È provato in maniera categorica che i profeti cristiani hanno profetizzato a lungo nel nome di Gesù Cristo immortale e senza evocare gli insegnamenti che Gesù avrebbe dato prima della sua morte (pag. 54).

Tutto questo sfoggio di manifestazioni messianiche nella carriera di Gesù appartiene a una fase secondaria della fede cristiana in cui si è introdotta coscientemente nella vita terrena di Gesù una gloria che, di fatto, non era venuta che al risorto (pag. 339).

...da cui risulta il sospetto che i discorsi escatologici dei Sinottici e la parabola del fico sterile in Luca (13:6-9) siano stati concepiti dapprima come insegnamenti del Cristo risorto (pag. 56). ... La scena della Trasfigurazione nei Sinottici è un'anticipazione di quella che era ... l'assunzione di Gesù al cielo davanti ai discepoli sul Monte degli Ulivi... anticipazione fatta deliberatamente per trasporre nella carriera terrena del Cristo una rivelazione passeggera della sua gloria futura (pag. 57). La scena della tentazione nel deserto rappresenta un'altra anticipazione (pag. 127). — Pietro che cammina sulle acque per ricongiungersi al Cristo, tratto meraviglioso che ha dovuto appartenere, come il corpo stesso dell'aneddoto, al ciclo della resurrezione (pag. 141).

La nostra opinione è vicinissima a quella di Loisy, ma noi diamo alla parola risorto un altro significato rispetto a quello che è costantemente accettato. Loisy intende con questa parola un morto che è stato richiamato in vita, cioè un uomo che è realmente vissuto sulla terra e che è stato divinizzato dopo la sua crocifissione.

Noi riteniamo al contrario che risorto significa «risalito al Cielo»; per noi si tratta del dio di apparenza umana che è venuto qualche tempo a mescolarsi agli uomini per affidare loro i segreti della salvezza, poi li ha lasciati, una volta compiuta la sua missione, per ritornare nella sua dimora celeste. Quella ipotesi, basata su un mito, non impedisce peraltro di tener conto delle parole o delle azioni prestate a Gesù, ovvero dei precetti, dei consigli, dei riti messi sotto il suo nome.

Se, come pensiamo, queste indicazioni sono corrette, andrebbe ristabilito l'ordine degli eventi nei vangeli. Si dovrebbe respingere come non primitivi i passi relativi alla nascita di Gesù e, come non storico, il soggiorno del Cristo in Palestina. Il seguito degli episodi primitivi poteva rassomigliare a quanto segue: Gesù, disceso dal cielo, insegna agli uomini (forse per quaranta giorni) che esiste un mondo diverso da quello in cui essi sono rinchiusi; egli è arrestato dalle Potenze del Male, giudicato da esse, condannato, ucciso in simulacro o in effigie (immagine, albero, statua o sostituto animale o umano); al termine dei tre giorni il suo corpo è tolto dalla croce, unto, battezzato, e il dio è risorto. Egli presiede un pasto sacro e ritorna al cielo. I cieli si aprono per accoglierlo e una voce divina lo proclama Figlio di Dio. La sua entrata trionfale nella Gerusalemme di lassù fu anche oggetto di una descrizione. 

A questo primo racconto appartengono necessariamente i miracoli, le predicazioni (ai morti), l'unzione, la Trasfigurazione, ecc.

Più tardi, la Chiesa, avendo avuto bisogno di giustificare la propria esistenza rifacendosi al Cristo stesso, gli fece fare una sosta sulla terra al momento della sua Ascensione perché designasse discepoli e apostoli e li incaricasse di diffondere il suo insegnamento. Essa aggiunse al tema primitivo degli esorcismi, delle parabole, delle prescrizioni sul digiuno, sul divorzio, sul puro e sull'impuro; più tardi ancora inserì nei vangeli i genitori di Gesù, i Farisei, Giovanni il Battista, Erode, Pilato, il Figlio di Davide e il Figlio dell'uomo.

Un testo dell'anno 100 circa ci mostra all'opera gli scribi cristiani. Si tratta dell'Ascensione di Isaia. Questo libro è una raccolta di testi che sono essi stessi pieni di interpolazioni. Il personaggio divino che discende dal cielo era il Figlio o il Signore o il Prediletto; i nomi di Cristo e di Gesù vi furono aggiunti nell'intenzione evidente di identificare il Gesù Cristo cristiano con l'essere celeste gnostico che non aveva nome e che, secondo il testo primitivo, doveva restare sconosciuto ai sette cieli e agli uomini di carne. Questo «eletto» doveva annientare i principi e gli dèi del mondo alla fine dei giorni e risalire al cielo con le anime dei giusti.

In questo libro, l'aggiunta dei testi più eloquente, l'ultima, si colloca da 11:2 a 22; essa ci fornisce il breve racconto della vita terrena di un bambino di cui né il nome né lo status sono divulgati. La Vergine Maria gli dà nascita dopo due mesi di gravidanza e si reca a Nazaret con il bambino e suo marito Giuseppe. Divenuto grande, questo figlio realizzò miracoli ma è consegnato al re da Israele e crocifisso; egli risorge dai morti, dimora qualche tempo sulla terra e risale al cielo.

Questo racconto ci offre uno strato della leggenda cristiana precedente a quello dei vangeli. Esso non menziona né Betlemme, né la fuga in Egitto, né l'insegnamento di Gesù, né il battesimo o l'eucarestia, né Giovanni il Battista o Barabba, né Erode o Ponzio Pilato, né Giuda o i sommi sacerdoti, né il processo, né la sepoltura, né Pietro, Giacomo o Giovanni, né le pie donne. Il dio si incarna in due mesi; invece di essere vittorioso egli è ucciso; la sua crocifissione non è descritta.

Maria resta vergine dopo la nascita del bambino; Giuseppe è dato come discendente di Davide ma rimane un illustre sconosciuto; il bambino, nato miracolosamente come un dio, non ha nome, non più del re che deve ucciderlo e che è probabilmente l'arconte di un cerchio cosmico. L'autore di questo piccolo riassunto non sapeva certamente che i magi e i pastori erano venuti ad adorare il bambino.


Comunque, grazie a questi pochi dati, un embrione di racconto storico sarebbe riuscito a formarsi; l'interpolazione cristiana nell'Ascensione di Isaia costituisce un collegamento tra il mito gnostico della discesa di un Salvatore da una parte, e la leggenda del futuro Gesù Cristo dall'altra parte. Sfortunatamente l'interpolazione, per far posto a sé stessa, ha dovuto espellere dal testo il soggiorno del Signore sulla terra o negli Inferi; non abbiamo niente più che la discesa e l'ascensione, oggi separate da un racconto che ci mostra i timidi inizi della «fabbricazione» del Gesù Cristo evangelico. 

NOTE

[139] Théologie du christianisme, pag. 276-277.

Nessun commento: