venerdì 15 maggio 2020

Il segno di Giona



IL SEGNO DI GIONA

Alcuni ebrei secondo Luca (11:16), i Farisei secondo Marco (8,11), gli Scribi, i Farisei e i Sadducei secondo Matteo (12:38 e 16:1) sollecitano da Gesù un segno dal cielo. Ma se, secondo Marco, Gesù si rifiuta di far dare un segno a questa generazione, secondo Matteo e Luca, essa ne riceverà uno, ma uno solo: il segno di Giona. Ciò non impedirà ai nostri evangelisti di indicare alcuni altri segni, in particolare l'abominio della desolazione (Marco 13:4-14), la resurrezione (Giovanni 2:18-22), il pane di vita (Giovanni 6:30); nonostante queste contraddizioni dei nostri testi, cerchiamo quale può essere il significato del segno di Giona.

***

Il libro biblico di Giona, scritto probabilmente intorno al 300 prima della nostra era, sembra darci non il racconto primitivo dell'avventura sopraggiunta a Giona, ma due o tre parti prese da due diverse versioni della storia; secondo l'una, Ninive era distrutta, secondo l'altra, essa era salvata.

Sia come sia, ricorderemo (riclassificandoli secondo questa ipotesi) i seguenti fatti:

Il Signore ordina a Giona di recarsi a Ninive e di gridare contro di lei. Giona vi si reca e grida: «Entro quaranta giorni, Ninive sarà distrutta». Poi Giona prende la fuga a bordo di una barca; è gettato in mare e inghiottito da un grande pesce; una volta nel ventre della «balena», Giona prega Dio per tre giorni e tre notti.

Isoliamo dalla sua preghiera alcune frasi: «Tu mi hai gettato nell'abisso, nel cuore del mare... Le acque mi hanno sommerso fino alla gola... Ma tu mi hai fatto risalire dalla fossa...». Alla fine dei tre giorni, il pesce (per ordine del Signore) vomita Giona sulla terra.

Alcune analogie si impongono, in particolare con la storia di Noè nell'arca. Il Signore si pentì di aver fatto l'uomo sulla terra e decise di sterminare tutto ciò che viveva. Solo Noè trovò grazia ai suoi occhi. Lo rinchiuse con la sua famiglia nell'arca; il diluvio si scatenò per quaranta giorni, il mondo vivente fu distrutto, ma Noè, i suoi e gli animali rinchiusi nell'arca furono salvati (Genesi, cap. 7 e 8).

In entrambi i casi, assistiamo alla fine di un ciclo, alla distruzione del mondo per mezzo dell'acqua, ma ogni volta, Dio risparmia un giusto. Nonostante le differenze dei personaggi e delle espressioni, l'essenza del mito è preservato e resta riconoscibile. Questo mito era universalmente conosciuto e lo si ritrova, per esempio, in India. [93]

Ora, questo segno «di Giona» annunciato in due vangeli non vi si trova realizzato; se mai vi figurò, ne è scomparso. Ha tuttavia lasciato tracce nei nostri testi?

NOTE

[93] Si veda Bulletin E. Renan n° 37 (giugno 1956); si veda nell'articolo «Sur un rite magique de Simon le Magicien» i passi riguardanti «il dio-bambino dell'India». Segnaliamo inoltre che Gesù è restato quaranta giorni in un deserto che era la residenza del diavolo e delle bestie selvagge (Marco 1:12, Matteo 4:1-2, Luca 4:1). Ma, tra i diversi significati del termine «deserto», vi è l'idea della morte, della desolazione, del luogo dove dimorano gli spiriti malvagi (Matteo 12:43, Luca 11:24), del caos, dell'Inferno. È probabilmente là che si reca Gesù piuttosto che in un deserto vero e proprio. 

Nessun commento: