martedì 21 luglio 2020

Confronti



CONFRONTI

È forse con un certo stupore che si vede il Cristo paragonato a degli animali; ci sarà spiegato che, in molti casi, si tratta di una vittima che rappresenta il dio sacrificato. Non insisteremo, quindi, sull'agnello pasquale che era sgozzato e mangiato dai suoi fedeli, né sulla giovenca rossa decapitata e bruciata sul legno (che Barnaba paragona alla croce), né sul capro espiatorio, nemmeno sull'asino. Osserveremo tuttavia, che i giudeo-cristiani avrebbero potuto attenersi ad uno solo uno di questi sostituti; se hanno applicato a uno stesso soggetto dei simbolismi diversi, è probabilmente perché le interpretazioni variavano da una regione o da una setta all'altra, e perché nessuno sapeva in realtà quale fosse questo dio che, precisamente, era in via di formazione.

Si riscontra Gesù anche nell'Apocalisse sotto la forma di un ariete che trionfa sul Drago, il che contrasta con l'immagine del Messia sofferente o del servo perseguitato. Il Cristo è stato rappresentato anche sotto la forma di un sommo sacerdote celeste, dell'Uomo primordiale, di una roccia, ecc.

Gesù Cristo è spesso Dio lui stesso (il Signore, il Re, il Giudice, l'Alfa e l'Omega), è la sua emanazione (Figlio, Sapienza, Angelo, Mediatore), è il Messia, Davide, il Germoglio, il Consigliere, è persino un essere collettivo: «Tutti i Cristiani insieme formano il corpo del Cristo» (1 Corinzi 12:12-30, Romani 12:4-5).

Tutti questi titoli mostrano che non si tratta di un uomo e che il dio, al contrario, è stato costantemente arricchito da tutto ciò che la fantasia, i sogni e le confusioni degli uomini gli hanno apportato.

Non abbiamo né il tempo, né lo spazio, né la pretesa che sarebbero necessari per scrivere una «Storia del Dio Gesù», o del Cristo celeste, ma ci sembra possibile indicare con alcuni esempi certi aspetti precedenti al dio cristiano che sono stati infine respinti, nascosti o dimenticati nel corso dell'evoluzione delle credenze cristiane. 

Se c'è stato abbandono o modifica di certi riti, ci sono stati anche prestiti da altre religioni. I Padri della Chiesa ci hanno lasciato a questo riguardo confessioni consolatorie che provano che il cristianesimo non è uscito dal nulla e che ha attinto ampiamente dal crogiolo del sincretismo dei primi due o tre secoli.

Nel secondo secolo, Giustino scriveva del tutto naturalmente riflessioni in buona fede che nessun teologo di oggi oserebbe riprendere per suo conto: «Se noi diciamo che il Cristo, Verbo di Dio, è nato da Dio per mezzo di un modo particolare di generazione, questa è una denominazione che gli è comune con Ermes che voi chiamate il Verbo, messaggero di Dio» (Apologia 1, 22:2). «Egli è asceso al cielo? I Dioscuri, figli di Leda, Perseo figlio di Danae, ascesero al cielo, e anche Bellerofonte sul cavallo Pegaso (21:2); egli guariva come Asclepio (22:6 e Dialogo 69:3)».

Il cristianesimo si è ispirato ai riti pagani reinterpretandoli; se non ha adottato questo o quel dio particolare, è perché non ne aveva bisogno; ha mescolato le più diverse pratiche religiose provenienti da diverse divinità misteriche; il suo dio sincretista gli era e ci resta sconosciuto, ma un giorno dovette chiarirlo, definirlo, dargli una storia... 

In questa materia, ignoriamo molte cose, senza dubbio le principali; crediamo di conoscerne altre che ci sembrano significative ma che finora non sono state accolte dalla critica. Non converrebbe nondimeno farne menzione per ingrandire il nostro campo visivo?

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