domenica 22 marzo 2020

L'argomento del silenzio



L'argomento del silenzio

A parte la letteratura cristiana, nessuna letteratura apporta testimonianza a riguardo dell'esistenza terrena di Gesù Cristo.

Questo silenzio impressionante e grave, imbarazzante per la fede tradizionale, è stato oggetto di molte «spiegazioni» di cui nessuna conquista il sostegno di  persone che non siano già convinte. Che piaccia o meno, il silenzio dei documenti storici soffoca l'eloquenza sacra. Tuttavia, questa non è una ragione per respingere senza esame le argomentazioni avanzate dai credenti; dunque ne esamineremo alcune:

a) L'argomento del silenzio, ci viene detto, non deve essere troppo affrettato; molti uomini importanti sono esistiti senza che la Storia abbia trattenuto il loro nome; il silenzio che li circonda non prova che essi non siano esistiti.

Noi ne converremo facilmente, ma qual è la portata di questa argomentazione?

È evidente che milioni di uomini sono morti o moriranno senza lasciare un nome ai posteri anche se sono stati degli eroi; è certo che centinaia di sette religiose o di diversi gruppi hanno potuto avere un'attività senza lasciare alcuna traccia chiaramente riconoscibile. Ma, trattandosi di un profeta come ha potuto essere Gesù o di un'istituzione come sarebbe stata la Chiesa-madre di Gerusalemme, il silenzio totale degli scrittori contemporanei (ebrei o pagani) è stupefacente.

Un fondatore di religione di cui tutti avrebbero constatato di giorno in giorno i progressi poteva restare sconosciuto ? L'esempio di Marcione, di Mani, di Maometto prova che questo è improbabile; sappiamo da numerosi testi e da testimonianze contemporanee che essi sono esistiti; conosciamo i nomi dei personaggi che hanno frequentato, quelli dei loro discepoli, i testi che hanno scritto, le dottrine che hanno sostenuto, l'epoca pressappoco esatta della loro attività.

Se, fin dall'inizio, il cristianesimo si è legato ad un uomo chiamato Gesù, come spiegare che le autorità romane non abbiano detto nulla su quest'uomo che esse avrebbero crocifisso? [30] Che nessun atto ufficiale, nessuna menzione storica lo abbiano mai riguardato? Che la letteratura cristiana (come vedremo presto) non abbia cominciato a farne menzione se non verso la metà del secondo secolo, ossia più di un secolo dopo la presunta data della sua morte?

E anche se si ammettesse la possibilità dell'esistenza di un uomo che la Storia non conosce, saremmo noi avanzati di più? In cosa questa ipotesi è utile o necessaria giacché l'uomo ipotetico non ha, come constateremo, nessuna presenza, poiché resta inafferrabile e non possiamo sapere nulla di certo su di lui?

Questa ipotesi non è indispensabile che ai teologi poiché permette loro di affermare che «quest'uomo, sconosciuto alla Storia si trova nel Vangelo». Ma questo equivale ad enunciare una seconda ipotesi che, trasposta in un contesto vicinissimo, potrebbe esprimersi nei seguenti termini: «Cenerentola non è a rigor di termini un personaggio storico, ma fa parte della storia delle credenze e, in questa misura, risponde certamente ad una circostanza storica. Leggete dunque i Racconti di Perrault e vedrete che vi sono in essi degli inconfondibili accenti umani. Nulla ci impedisce di conseguenza di pensare che lei sia esistita, anche se la leggenda l'ha adornata di tratti mitici».

Non insistiamo e ritorniamo al silenzio della Storia. Se, di per sé solo, il silenzio su un evento problematico non è decisivo per negare l'evento, questo silenzio può diventare convincente se si accompagna a testimonianze indirette che stabiliscono l'impossibilità dell'evento, e se è disturbato da negazioni, contraddizioni, errori di persone che ne discutono. A questo punto, l'argomento del silenzio assume tutta la sua forza e costituisce, con tutti gli altri elementi dell'indagine, la prova negativa così difficile generalmente da portare. Ora, è una situazione del genere che si rivelerà ai nostri occhi quando vorremo, con l'aiuto del Nuovo Testamento, seguire le tracce di Gesù Cristo. 

Tuttavia, esistono studiosi, nemici di ogni logica e goffamente astuti, che trovano modo di servirsi del silenzio a sostegno della loro fede o delle loro ipotesi. «Nulla prova che un tale evento non abbia avuto luogo, che un tale uomo non abbia detto o fatto tale cosa». Certo, ma nulla prova la realtà dell'evento o degli atti e detti attribuiti a quell'uomo. Con tali «ragionamenti», noi siamo in piena fantasia. Non si potrebbe concludere dall'espressione di un'idea l'esistenza di ciò che essa traduce; se, per esempio, ci venisse dimostrato che la vita è possibile sulla Luna, non saremmo autorizzati pertanto a dichiarare che questo satellite è popolato da esseri viventi.

Domandare ai non-credenti o ai negatori le loro prove, equivale a invertire l'onere della dimostrazione e questo è un nonsenso. Infatti non vi è una prova negativa. È ai credenti che spetta stabilire la validità della loro opinione e ciò dovrebbe essere meno difficile per loro, sembra, sul terreno dei fatti storici rispetto al piano metafisico. È ai Cristiani che spetta rispondere con prove positive alle domande che sono loro poste; ma essi non hanno altro ricorso che i loro libri sacri. [31]

Speriamo di limitare chiaramente il dibattito; noi lo vogliamo storico e non dogmatico. Non si tratta di discutere dell'esistenza o della non-esistenza di Dio ma della realtà, della veridicità degli eventi storici che riporta il Nuovo Testamento. Ciò che ci interessa, è l'esistenza terrena di Gesù, la sua attività in Palestina, il suo giudizio, la sua morte, vale a dire il suo ruolo umano; è su questo che reclamiamo delle prove fermo restando che un passo della sacra scrittura non è una.

b) Alcuni critici (in particolare Klausner) ragionano così: «L'apparizione di Gesù durante il periodo di confusione che seguì in Giudea sotto gli Erodi e i procuratori romani passò talmente inosservata che i contemporanei di Gesù e dei suoi primi discepoli se ne accorsero a malapena; e quando il cristianesimo fu divenuto una setta potente e influente, quando i dotti di Israele erano già troppo lontani dall'epoca di Gesù per poter rivivere sotto il loro autentico aspetto il ricordo degli eventi della vita del Messia cristiano, essi si accontentarono dei racconti popolari che erano diffusi sul Messia e sui fatti della sua esistenza». [32]

Si apprezzerà l'enormità di questa constatazione. Così, l'apparizione di Gesù e dei suoi discepoli sarebbe passata inosservata? I vangeli pretendono al contrario che egli fosse costantemente circondato da folle numerose. Quando i dotti di Israele dovettero occuparsi di Gesù, non disponevano di alcun ricordo su di lui? Ciò prova che i loro predecessori non ne avevano lasciato loro nessuno. Si accontentarono di racconti popolari? Ciò prova che non erano esigenti e che quei racconti sono entrati nei nostri vangeli.

E siccome (lo vedremo) i nostri vangeli risalgono al massimo alla seconda metà del secondo secolo, vien da pensare che i primi Cristiani ne sapessero meno su Gesù che i nostri evangelisti, vale a dire che questi ultimi hanno rimediato alla loro ignoranza facendo appello alle leggende, ai miti, agli apologeti e agli scrittori delle sette religiose che li circondavano. Ma, come scrisse Solomon Reinach, «non si fa della storia vera con dei miti, più di quanto si faccia del pane con il polline dei fiori».

c) Ecco ora un'altra opinione. Gli scrittori romani non si interessavano alla Palestina e disprezzavano gli ebrei, quanto agli scrittori ebrei, essi volevano ingraziarsi la benevolenza dei Romani e omettevano di rammentare loro brutti ricordi. Questa opinione è da respingere poiché essa è contraria ai fatti più evidenti. Plinio il Vecchio, morto nel 79, non ha per nulla disdegnato di parlare degli ebrei e in particolare degli Esseni che vivevano presso il Mar Morto. Tacito ci ha lasciato una rapida panoramica della Storia degli ebrei e della loro ultima rivolta. Flavio Giuseppe non ha esitato a raccontare le vicissitudini di quella guerra; egli ha cercato di non offendere i suoi lettori romani ma ha nondimeno citato parecchi agitatori ebrei (Giuda il Galileo, Teuda, un capo egiziano) e non si vede — se Gesù fosse stato del numero — perché mai non lo avrebbe menzionato. 

d) Ci viene detto allora: Essendosi evoluto il cristianesimo, i Cristiani dal 2° al 4° secolo hanno soppresso dovunque hanno potuto (sia nei libri pagani che in quelli ebraici) tutti i passi che potevano dare del Cristo e della sua religione un'idea diversa da quella che insegnavano. Hanno anche distrutto un grandissimo numero di opere provenienti da sette ebraiche o giudeo-cristiane o da eresie cristiane.

Questa spiegazione può rispondere in parte alla realtà ma non del tutto. Il numero di opere distrutte dall'intolleranza cristiana è immenso — a cui si aggiungono i danni del tempo, degli incidenti, della trascuratezza, dell'ignoranza — ma non tutto è stato distrutto e, in ciò che ci è stato trasmesso, si possono spesso distinguere le mutilazioni, le correzioni o aggiunte interessate e l'intervento di falsari. [33] Quello che ci rimane è però pieno di interesse e ci permette di avvicinarci alle origini cristiane anche quando ci sono nascoste.

D'altra parte, se la distruzione, la perdita o la modifica dei manoscritti è certa, quella delle iscrizioni lapidarie e degli affreschi è meno concepibile. Ora, i Cristiani non hanno avuto cimiteri separati a Roma se non verso la fine del 2° o l'inizio del 3° secolo. Nelle Catacombe, non si scorge da nessuna parte un uomo Gesù crocifisso ma un Cristo celeste, gnostico, dal volto glabro del pagano e la cui aureola comporta la croce solare di vittoria (con rami uguali), croce che non deve essere confusa con la croce-patibolo. Su alcuni affreschi, questo Cristo presiede ad un'eucarestia a base di pani e di pesci alla quale partecipano sette fedeli.

In Palestina non si è scoperta, fino a questo giorno, alcuna tomba di cui si possa garantire la natura cristiana. Il santo sepolcro — scoperto nel 4° secolo e considerato la tomba vuota di Gesù Cristo — sarebbe un'eccezione se la sua autenticità fosse stabilita; essa non lo è. 

e) Ci viene obiettato anche che la scoperta dei manoscritti del Mar Morto, di una decina di anni fa, conferma la relatività dell'argomento del silenzio. Crediamo che non bisogna affatto esagerare. Conoscevamo già l'esistenza della setta essena e l'essenza della sua fede e dei suoi riti da diversi scrittori dell'antichità. I nuovi documenti in nostro possesso ci rivelano l'esistenza di un capo della setta che si chiamava il «Maestro di Giustizia», ma non ci danno la sua identità e sembrano indicare che sarebbe vissuto nel primo secolo prima della nostra era. Questo è interessante e ciò apre la strada a molte ipotesi; sul piano storico non si tratta, per il momento, che di un fatto diverso.

Nello stesso ordine di idee, si potrebbero ricordare i ritrovamenti di manoscritti gnostici o altri effettuati in Egitto. Essi ci danno una migliore conoscenza degli ambienti religiosi e delle credenze dei primi secoli cristiani ma — e il fatto è significativo — nessuno dei preziosi manoscritti o papiri scoperti da più di un secolo attesta l'esistenza a Gerusalemme di un Gesù storico; è spesso un Gesù della Gnosi che ci è presentato.

Dato che nessuno dei cinque argomenti precedenti è accettabile, il silenzio generale su Gesù Cristo deve spiegarsi diversamente. Diverse possibilità possono intravedersi:

O il Gesù Cristo evangelico non corrisponde ad un personaggio preciso; egli è una creazione composita, il che spiegherebbe perché la Storia lo ignora.

Oppure egli è esistito in una data più alta o più bassa di quanto si crede ed è stato avvolto da una leggenda che impedisce di riconoscerlo storicamente.

Oppure è un «dio fatto uomo». [34]

In questi tre casi, che non sono incompatibili tra loro, si comprende il fatto che gli scrittori del 1° secolo e di una parte del 2° secolo non abbiano conosciuto o riconosciuto il Gesù Cristo delle sacre scritture del cristianesimo.

Si dovrebbe già parlare del «mito di Gesù»? Noi non lo sapremo che al termine della nostra analisi. Noteremo, tuttavia, che il problema non è così semplice come sembra indicare quell'espressione. Un mito può snaturare e rendere atemporali i fatti storici e, parallelamente, fatti religiosi o cultuali (riti, feste, sacrifici) possono diventare nella tradizione fatti storici. Vi è certamente una parte di mito nella religione cristiana, come in ogni religione, ma non vi è che ciò?

In ogni caso, malgrado le nostre ricerche, noi non abbiamo ancora scoperto chi fosse Gesù. Quindi ora dobbiamo rivolgerci all'unico libro che pretende di informarci su di lui: il Nuovo Testamento. 

NOTE

[30] Noi non abbiamo i loro archivi ma, se ne fossero esistiti a questo riguardo, si può pensare che delle allusioni vi sarebbero state fatte dai Cristiani, o dai loro avversari, o perfino dagli imperatori.

[31] «Se qualcuno fosse andato ad imporre a Buffon di dar luogo nella sua Storia Naturale alle sirene ad ai centauri, Buffon avrebbe risposto: «Mostratemi un esempio di queste creature e le ammetterò, altrimenti per me non esistono. — Ma dimostratemi che non esistono. — Tocca a voi a dimostrare che esistono». Il compito di dar la prova, nella scienza, cade su quelli che affermano un fatto. Perchè non crediamo più agli angeli, ai demoni, sebbene innumerevoli testi storici ne suppongano l'esistenza? Perché l'esistenza di angelo, d'un demonio, non si è mai provata» (Renan, Les Apôtres, Introd. Volume 4 dell'edizione definitiva delle opere complete, pag. 459). 

[32] Klausner, storico israelita di Gesù, ha scritto un libro su Jésus de Nazareth. Il passo straordinario che noi citiamo sopra è estratto dalla pagina 16 della traduzione francese di quest'opera (Parigi, 1933).

[33] Così come gli errori dei copisti o le glosse marginali inserite successivamente nei testi.

[34] Secondo l'espressione di P.L. Couchoud che l'ha presa per titolo di un libro.

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