lunedì 13 luglio 2020

Errore sull'ordine cronologico dei vangeli



ERRORE SULL'ORDINE CRONOLOGICO DEI VANGELI

L'ordine stesso nel quale questa ha collocato i suoi vari libri nel Nuovo Testamento si presta alla critica sul piano storico. Si trova dapprima il vangelo di Matteo, poi quelli di Marco, Luca e Giovanni, le Epistole di Paolo, la Lettera agli Ebrei, le Epistole pastorali e l'Apocalisse. Ma le Epistole di Paolo, l'Epistola agli Ebrei e l'Apocalisse sono certamente anteriori ai vangeli. Questa classificazione è un inganno per i credenti e gli ignoranti.

I Vangeli trattano dell'attività di Gesù, mentre le Epistole di Paolo non parlano che delle comunità cristiane senza menzionare le origini. Siccome, dopo Paolo, si è prestata molta più attenzione di lui alle origini, si sono collocati prima delle sue Epistole i Vangeli che si avevano appena confezionati. Il dogma ha preso il sopravvento sulla storia.

Paolo, che è il primo testimone del cristianesimo, non fa alcuna allusione all'attività di Gesù a Gerusalemme o altrove, egli ignora Maria e Giuseppe, Erode e Pilato, Giovanni il Battista e la Passione. Non è forse un peccato contro lo Spirito andare a cercare negli scritti più tardivi personaggi e fatti ignorati dal primo testimone e far dipendere costui [130] da quattro testimonianze che sono venute dopo di lui e si trovano in disaccordo tra loro sui punti importanti? Noi riteniamo in ogni caso che questo equivale a mettere il carro davanti ai buoi, a prendere i propri desideri per la realtà, la propria fede per una certezza. 

Un onorevole critico protestante, il signor Cullmann lo confessa quasi senza mezzi termini in un piccolo libro intitolato «Le Nouveau Testament» (apparso nel 1966 nella collezione «Que sais-je?»). Scrive: «In una storia letteraria dei libri del Nuovo Testamento, noi dovremmo procedere cronologicamente, ovvero cominciare con le epistole paoline che sappiamo per certo essere state scritte prima dei vangeli. Tuttavia... noi crediamo preferibile seguire grosso modo l'ordine tradizionale e cominciare il nostro studio analitico con gli scritti narrativi: i quattro vangeli e il Libro degli Atti degli Apostoli». Così, il nostro autore rinuncia al metodo logico e storico. E non è tutto; lui sa benissimo che il vangelo di Marco «sarebbe il più antico dei tre sinottici» e che questa ipotesi «si è imposta alla maggioranza degli studiosi», ma egli preferisce seguire, anche qui, l'ordine tradizionale che chiama «primo vangelo» quello di Matteo, cosa che a suo avviso «è giustificata nel senso che è quello dei quattro vangeli che cerca più fortemente di essere in linea con l'Antico Testamento». Ogni fatto storico deve quindi, per essere accettato, passare per la porta stretta dei teologi ma, come dicono i nostri vangeli, «è più facile per un cammello passare per la cruna di un ago».

Quella vocazione della fede a trasformare il mondo reale falsifica assolutamente il senso della storia, in particolare quello delle origini cristiane. Infatti, invece di descrivere dapprima il cristianesimo di Paolo e di mostrare ciò che i vangeli gli hanno tolto e aggiunto, il signor Culmann crede con tutto il cuore, conformemente ad un dogma di cui è prigioniero da lungo tempo, che il primo cristianesimo sia quello di Gerusalemme e che Paolo lo abbia immediatamente trasformato ad uso dei pagani, il che non è per nulla stabilito se non, beninteso, nei catechismi.

Ma noi pensiamo che, se la presentazione dei testi fosse invertita, cioè conforme alla cronologia, la credenza nell'esistenza di una Chiesa primitiva a Gerusalemme, sedicente madre di tutte le altre, sarebbe singolarmente attenuata. Vi è là un grave problema che la critica cristiana vuole ignorare poiché, se fosse discusso, metterebbe in discussione la parte storica della fede.

Il signor Culmann riconosce che «il raggruppamento delle parole di Gesù come la sequenza dei racconti... in breve, il «quadro» dei sinottici sono di natura puramente letteraria e non hanno alcun fondamento storico». Perché, in queste condizioni, metterli prima degli scritti di Paolo che sono loro precedenti ? 

NOTE

[130] Praticamente i teologi spiegano Paolo presupponendo i vangeli, si veda Suppl. Dict. Bibl. II Col. 1218-1290, articolo Commission biblique.

Nessun commento: