martedì 16 giugno 2020

Sdoppiamento del processo primitivo



SDOPPIAMENTO DEL PROCESSO PRIMITIVO

Riteniamo, con alcuni critici, che il racconto del doppio processo di Gesù davanti alle autorità romane ed ebraiche sia un'illusione e che in realtà il racconto primitivo dell'evento si riferisse ad una procedura esclusivamente romana.

Ciò che ci sembra decisivo in questo senso è l'intervento della folla nel processo, è l'accettazione da parte del governatore romano del ruolo della folla, la sua adesione alla decisione popolare.

I fatti sono indiscutibili. Il governatore interroga l'accusato e poi si rivolge verso il popolo che interroga, e ciò in più occasioni. La folla gli grida: «A morte!», «Crocifiggilo», «Se tu rilasci quest'uomo tu non sei l'amico di Cesare», «Che il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli!».

Ora, [115] nelle città libere d'Oriente, la condanna al supplizio avveniva spesso per acclamazione popolare. Nelle città dell'Oriente greco-romano che possedevano l'autonomia in materia di giustizia criminale, quella vox populi poteva infliggere la pena di morte senza appello. Il clamore del popolo costituiva allora un incontestato valore giuridico. Ricordiamoci dei combattimenti di gladiatori dove la sorte degli sconfitti dipendeva dal capriccio degli spettatori. L'acclamazione era già un'antica usanza; era per acclamazione che gli efori erano eletti a Sparta. A Roma, sotto l'impero, si acclamava l'imperatore e la sua famiglia quando penetravano nel circo o nell'anfiteatro, ma questo cerimoniale non era spontaneo; esso era regolato. Non tutti i membri della famiglia imperiale avevano diritto alle stesse grida.

Nei nostri vangeli, il dialogo di Pilato, che non sapeva l'aramaico, è inverosimile con una folla ebraica; per contro, è del tutto naturale con una folla che parlava il greco, vale a dire in una città libera, e in maggioranza pagana.

Allo stesso modo, la scena è impossibile a Gerusalemme nell'anno 30; la città non era e non fu mai una città libera; ogni privilegio di giurisdizione le era negato.

Si dovrebbe anche portare la nostra attenzione per un momento sul concetto di «sangue versato». Alcune esecuzioni o combattimenti del circo avevano un aspetto religioso e magico; si credeva che il sangue versato servisse a risparmiare il sangue dell'imperatore e a garantire la salvezza o il riscatto dei morti e dei vivi. «Il sangue che scorreva nell'arena era raccolto da una fossa ricoperta da grandi pietre» e «sotto terra era celato un Kronos, con la grande bocca spalancata, che riceveva il sangue dei morenti attraverso i fori delle pietre». [115] Al momento di quelle manifestazioni, le vittime erano consegnate agli organizzatori dei giochi dai «lanistae» (che addestravano i gladiatori) dietro pagamento, beninteso.

In presenza di questi fatti, ci si domanda se il racconto della Passione del Cristo, scritto lontano da Gerusalemme, non sarebbe stato ispirato ad un resoconto di un'esecuzione di questo tipo che aveva avuto luogo, per esempio, in Asia Minore o a Cartagine nel secondo secolo.

NOTE

[115] Si veda Jean Colin. L'empire des Antonins et les martyrs gaulois de 177. 1964. Rudolf Habelt Verlag. Si veda anche dello stesso autore, Les villes libres de l'Orient gréco-latin, 1965. Ed. Latomus, Bruxelles. Si riveda il passo di Paolo in 1 Corinzi 4:9.

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