domenica 19 luglio 2020

Conclusione



CONCLUSIONE

Cosa pensare di tutti questi fatti? Semplicemente che si è avuta, agli inizi del cristianesimo, una proliferazione di sette e di scritture, — che queste sette e i loro capi si sono combattuti in una maniera appassionata che oggi considereremmo sleale ma, all'epoca, non vi era né proprietà letteraria, né rispetto dell'opinione altrui, soprattutto da parte dei cristiani, — che costoro non hanno potuto riuscire a edificare una Chiesa, con il sostegno del braccio secolare, se non dopo aver riunito alcuni dogmi, respinto nell'eresia (inesistente fino ad allora) le sette che rifiutavano l'unità, distrutto o falsificato le loro scritture, imposto il silenzio alle tradizioni di cui esse si avvalevano. Il Nuovo Testamento, i Padri della Chiesa e gli scritti apocrifi ne recano testimonianza.

Nessun valore storico, di conseguenza, può essere accordato ai libri cristiani, in particolare ai vangeli. Si può, tutt'al più confrontandoli tra loro e con altre opere, o anche con alcuni fatti, trarne una o più ipotesi sull'origine e l'evoluzione del dogma, nonché sulla diversità delle cristologie di cui rimangono tracce.

Ma, sfortunatamente, non arriviamo alla realtà di Gesù Cristo. Come scriveva Loisy (Naissance du christianisme), «se tutta la storia del cristianesimo, che ci piaccia o no, rassomiglia più o meno ad un castello traballante la colpa non è necessariamente attribuibile allo storico che si sforza di ricostruirla, ma alle condizioni delle testimonianze sulle quali si è ridotti a edificare quella storia».

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