sabato 30 maggio 2020

La croce celeste



LA CROCE CELESTE

Esaminiamo ora i passi che sembrano sostenere la tesi opposta; sono ben più numerosi e convincenti.

Paolo intendeva la croce in un altro senso rispetto a quello adottato da certi uomini «folli che hanno cambiato la gloria del dio incorruttibile con una immagine di uomini corruttibili e di animali» (Romani 1:33). Egli sa che «i principi di questo mondo non hanno conosciuto la sapienza di Dio», ed è a causa di questa ignoranza che essi hanno crocifisso il Signore della Gloria, cosa che — l'abbiamo visto — ci trasporta negli spazi celesti. L'errore di questi Principati e Potenze provocò la loro disfatta e il Cristo, dopo averli spogliati, li diede in spettacolo al cospetto del mondo trascinandoli dietro il suo carro trionfale, la croce (Colossesi 2:15).

Chi oserebbe sostenere che si tratta del patibolo di un Cristo sconfitto, oppure di Ponzio Pilato e di Erode o di una scena storica? L'immagine è quella del Cristo che conduce il carro del sole e governa il mondo dopo aver domato le Potenze del Male. L'idea è molto simile a quella (che abbiamo già incontrato) di un Gesù che obbliga gli arconti cosmici a far girare il mondo verso la destra sotto l'impulso della sua croce-timone. 

Paolo non manca mai di glorificarsi e di «crocifiggere» sé stesso con il mondo, in quella croce cosmica di cui loda «la larghezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità» (Efesini 3:18), qualità che non sono quelle di una croce di supplizio ma che appartengono alla croce di luce e di amore che gli ebrei e i giudeo-cristiani non hanno capito.

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