martedì 26 maggio 2020

La croce di Platone



LA CROCE DI PLATONE

Nel Timeo Platone presenta l'anima universale, mediatrice tra il dio e il mondo, sotto la forma di una croce inclinata che si estende dal cielo alla terra. [98]

Quella croce è simile alla lettera greca Chi, cioè ad una X; le due assi di quella lettera poste sulla sfera del mondo si curvano prolungandosi e si ricongiungono in un punto opposto alla loro prima intersezione, formando così due cerchi che, ruotando come l'armatura di un giocattolo, disegnano la doppia sfera celeste o anima del mondo (Timeo 36:b). Quell'anima del mondo, generata da Dio, è suo figlio; preesistente al mondo, è il Modello Vivente, l'eterno Vivente, di cui l'uomo con le braccia distese non è che un'immagine insufficiente.

La X cosmica è costituita dall'incrocio sull'eclittica della sfera dei pianeti con la sfera delle stelle fisse; quella croce segna il limite tra il mondo planetario e il cielo delle stelle.

Giustino lo sapeva; secondo la sua Apologia, il Chi o X significava il Primo Principio o il Figlio di Dio, seconda persona della santa Trinità. Secondo Porfirio, Proclo attestava (in Timaeum 3:216) che i neoplatonici rappresentavano l'anima del mondo con una croce greca inscritta in un cerchio, il cerchio che rappresenta il cosmo e la croce la diffusione dell'anima del mondo nei quattro angoli del cielo o nei quattro elementi; per Proclo, l'uomo era un'anima che si serve di un corpo.

Giustino scriveva: «Platone... là dove dice del Figlio di Dio: Lo dispone a X nell'universo... senza capire esattamente e por mente che si trattava di una forma di croce, supponendo invece che fosse un incrocio a X, espresse la teoria che la seconda virtù, dopo Dio come principio, fosse disposta a X nell'universo». Poco ci importa che Giustino e altri Cristiani abbiano commentato male Platone; ciò che importa è veder riconoscere da loro che il Figlio di Dio era una figura cosmica e che Platone l'aveva affermato. 

Per Platone, il mondo è un essere vivente fatto di un'anima e di un corpo. L'anima sola può mettere in moto la materia, ma questa, sebbene sorda e cieca, le oppone una resistenza. Teofrasto (Metafisica 8:33) dice perché: «Neppure Dio è in grado di ricondurre tutte le cose all’ottimo... e forse egli non potrebbe neppure decidere in tal modo, altrimenti si verificherebbe la distruzione dell’intera realtà, poiché essa è formata da elementi contrari e si fonda sui contrari»

In effetti, Platone ce lo spiega nel Politico (269 d...): «A volte è Dio stesso ad accompagnare con la sua guida il cammino di questo nostro universo... a volte invece lo lascia libero, quando le rotazioni hanno ormai raggiunto la misura di tempo che gli spetta, allora esso si mette a ruotare autonomamente in senso opposto, perché è un essere vivente e ha ricevuto intelligenza... non è lecito affermare che il mondo sia sempre fatto girare da Dio... in due rotazioni tra loro opposte, né ancora che a farlo nuotare siano due dèi che la pensano in modo opposto l'uno all'altro... il mondo una volta è accompagnato dalla guida di una causa diversa e divina, e così riacquista la vita e riceve dal demiurgo un'immortalità restaurata, mentre la volta successiva, quando è lasciato libero, procede autonomamente...». Così, quando il dio-pilota lascia il timone e si ritira nel suo posto di osservazione (272:5 e Timeo 42:5) il mondo è abbandonato alla fatalità e al suo impulso naturale, da cui i suoi disordini; ma poi Dio riprende la direzione del mondo per impedirne la dissoluzione totale.

La durata di ciascuna rotazione è qui di sei mesi; essa corrisponde alle sei fasi del tempo di Clemente di Alessandria, ai due periodi di seimila anni degli Etruschi, di Cicerone, dello Zohar, al grande anno di seicento anni degli Indiani e dei Bramini. Per i maghi occidentali, la durata del mondo era di dodicimila anni. [99]

NOTE

[98] Fin dalla più remota antichità, la croce rappresentava l'universo, i punti cardinali, il cielo, il sole; era un simbolo di sette religiose e ispirava agli uomini certe attitudini e certi miti.

[99] Tocchiamo là un argomento che non rientra nei limiti del presente libro: la teoria dei cicli, dell'eterno ritorno delle cose alla fine di certi periodi. Nel II° secolo prima della nostra era, la Sibilla conosceva un Grande Anno di dieci grandi mesi, ciascuno della durata di un secolo.

Arthur Drews ha potuto scrivere (Il mito di Gesù): «L'ordine di successione dei racconti evangelici è copiato dalla volta stellata, o meglio da una sfera armillare che fornisce al vangelo la classificazione dei racconti isolati che circolavano su Gesù. La marcia del sole intorno allo zodiaco (in ebraico galil) gli dà l'itinerario delle peregrinazioni di Gesù attraverso la Galilea con il suo soggiorno a Gerusalemme, e gli atti e le parole di Gesù sono classificati secondo i soggetti forniti dai dodici segni dello zodiaco e dalle costellazioni corrispondenti al di sopra e al di sotto dell'eclittica, che si levano, si stendono e culminano con questi segni. Questo è lo stesso principio di mitologia astrale che è all'origine dei miti di numerosi altri dèi ed eroi antichi, soprattutto dei Salvatori divini morenti e risorgenti, come abbiamo già visto con Gesù-Giosuè che rappresentava originariamente il sole nel trionfo e nella morte della sua rivoluzione annuale. Il sole muore alla croce autunnale (punto di intersezione dell'eclittica con l'equatore celeste) nel segno della Bilancia (del giudizio), come condannato a morte all'equinozio d'autunno, e risorge all'equinozio vernale (segno dell'Ariete o dell'Agnello), «elevato» sulla croce vernale: è dalla combinazione di questi due eventi annuali che è derivata tutta la storia della crocifissione e della resurrezione del Salvatore cristiano, tutta la mistica della croce, senza che sia necessario cercare la croce in non importa quale fatto storico».

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