mercoledì 27 maggio 2020

La croce degli gnostici



LA CROCE DEGLI GNOSTICI

Un confronto importante — per non dire serissimo — si impone tra quell'anima del mondo e il Gesù salvatore degli Gnostici. Secondo la Pistis Sophia (Cap. 14 e 15) Gesù parlava così: «...quanto alla heimarméne (il Destino) e alla sfera sulla quale essa regna, io la voltai e feci in modo che per sei mesi si muovessero ed esercitassero il loro influsso a sinistra e che, per altri sei mesi, guardassero ed esercitassero il loro influsso a destra. Ma, per ordine del primo comandamento e per quello del primo mistero, Jeu, il guardiano della luce, le aveva disposte in modo che in ogni tempo esse non guardassero e non esercitassero la loro influenza che a sinistra». [100] Apprendiamo così che Gesù agiva sull'asse del mondo, sulla croce celeste; egli teneva il timone; era una specie di gigante che metteva in moto il mondo, era il demiurgo di Platone cristianizzato. Infatti il dualismo di Platone non faceva che opporre il mondo della materia al mondo vivente; esso non comportava due divinità antagoniste. Il cosmo era animato da un movimento naturalmente disordinato, ma Dio vegliava su di esso e correggeva la sua marcia grazie al demiurgo o dio pilota.

Secondo il sistema gnostico della Pistis Sophia, il mondo seguiva la via di sinistra, ma Gesù decise che, per la metà dei cicli, il Cosmo avrebbe preso la via di destra. La durata del mondo si divideva tra il Bene e il Male (o l'assenza di Bene). Tutto era rimesso in discussione dopo ciascun periodo di seimila anni.

La Pistis Sophia indicava anche che il reggente del dominio «della mano destra» era Jeu; senza dilungarci in questo campo, specifichiamo semplicemente che questo Jeu era l'angelo della luce, il primo Presbitero, l'Uomo primordiale; egli era il padre di Sabaoth da cui derivava il Cristo, il quale considerava Jeu il padre di suo padre. Esisteva un Libro di Jeu attribuito ad Enoc e contenente i misteri che gli erano stati rivelati sotto l'albero della Conoscenza e l'albero della vita, il che probabilmente spiega l'allusione al fico fatto da Gesù davanti a Nataniele (Giovanni 1:48-50) che del resto, secondo il  vangelo di Bartolomeo, era un angelo. 

Terminata questa digressione, resta indiscutibile il fatto che alcune sette cristiane conoscevano la croce cosmica, timone o carro glorioso di Gesù. Quella croce di vittoria, di luce, di salvezza era famosa; è essa che si riscontrava nelle Catacombe e che cantavano i Padri della Chiesa.

NOTE

[100] La Pistis Sophia aggiunge che Gesù, avendo detto ciò, «avvicinò i suoi discepoli, si voltò ai quattro angoli del mondo (il che ricorda la croce), pronunciò sul loro capo il grande nome, li benedisse, e soffiò sui loro occhi». Non è trascurabile confrontare con questo passo il verso di Giovanni (20:22) secondo il quale il Cristo risorto alitò sui suoi discepoli.

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