martedì 2 giugno 2020

La croce vivente



LA CROCE VIVENTE

La croce cosmica, anima del mondo e figlio di Dio, Intelligenza e Potenza, si confuse con il Cristo. 

Gli Atti di Giovanni ce ne informano: «Il Cristo mi mostrò una croce di luce. Sulla croce vidi lo stesso Signore che non aveva alcuna forma, ma solo una voce. [105] E non quella voce che ci era familiare, bensì una voce dolce, soave e veramente divina che mi disse: Questa croce di luce a volte è da me chiamata Logos, a volte Intelligenza, a volte Gesù, a volte Cristo, a volte Porta, a volte Via, a volte Pane, a volte Seme, a volte Resurrezione, a volte Padre, a volte Figlio, a volte Spirito santo, a volte Verità, a volte Fede, a volte Grazia... Questa croce non è la croce di legno... né sono io quello che è sulla croce... Mi si è preso per ciò che non sono, non essendo io ciò che ero per la moltitudine» (99). [106]

Secondo l'Epistola di Barnaba (12:1), il Signore annuncia che «il legno sarà steso a terra e poi risollevato». C'è, di conseguenza, identità tra Gesù e la sua croce. Simbolo e realtà si confondono. Barnaba si spinge fino a dire che «il sangue stillerà dal legno»; ci ricorda così il rito in cui un dio sofferente era rappresentato da un legno, ossia da un albero, croce e legno essendo sinonimi. Si comprende così «il sangue della croce».

Il vangelo di Pietro mostra la croce che esce dalla tomba e che risponde al posto del Cristo, cioè identificandosi con lui o col Verbo. Nell'Apocalisse di Pietro quella croce precede il Cristo.

Il dio figlio attaccato alla croce del mondo è stato considerato un crocifisso permanente ed è imitandolo che si otteneva il trionfo sui suoi nemici. Negli Oracoli Sibillini (8:250...) si apprende che «sei tu (la croce) che Mosè imitò, quando distese le sue sante braccia, quando vinse Amalec con la fede» e vi è anche predetto che «di nuovo verrà dal cielo un uomo eccelso, lui che distese le mani sul legno fruttifero, il migliore tra gli Ebrei, lui che una volta fermò il sole». Si tratta evidentemente di Giosuè che, secondo Barnaba (12:20) e Giustino (contro Trifone 113) era il precursore di Gesù secondo la carne. Altrove, Barnaba (12:2-5) crede che «lo Spirito parlò al cuore di Mosè di rappresentare la figura della croce» e che «ancora una volta mentre Israele soccombeva, Mosè rappresentò una figura di Gesù...». E Giustino conferma: «Vi è stato dato questo stesso segno attraverso la figura dell’estensione delle mani di Mosè e quella di colui cui era stato imposto nome di Gesù (Giosuè)» e «non è perché Mosè pregava in quella posizione che il popolo diventava più forte, ma perché, apertasi la battaglia nel nome di Gesù, egli riproduceva il segno della croce» (Dialogo con Trifone 131 e 90). Anche per Cipriano è per mezzo del segno della croce che Giosuè riuscì a vincere grazie a Mosè (Testimonia 2:21).

Nella 42° Ode di Salomone, si può leggere: «Stesi le mani e mi accostai al mio Signore. L'estensione delle mie mani è il suo segno».

NOTE

[105] Il Verbo (Logos).

[106] L'autore gnostico critica la credenza volgare che ha trasformato in uomo un dio venuto in forma umana.

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