lunedì 29 giugno 2020

Resurrezione dello spirito



La Resurrezione

La parola «resurrezione» riveste diversi significati; si distingue in effetti la resurrezione spirituale dalla resurrezione corporale e vi è anche una resurrezione simbolica che consiste nel passare dall'errore alla verità. Si trovano le tre resurrezioni nel Nuovo Testamento, ma quella predominante è la resurrezione dei morti intesa come la rivivificazione dei cadaveri. Ma i primi Cristiani hanno considerato quella resurrezione in modo diverso.


RESURREZIONE DELLO SPIRITO

Per san Paolo, era necessario morire per rinascere, era necessario che il corpo, prigione dell'anima, fosse distrutto perché il suo prigioniero potesse fuggire. Era l'anima immortale, o lo spirito, che liberata dai lacci della materia prendeva il suo volo verso il cielo da dove era caduta; l'idea è ellenica.

Paolo scriveva: «Come resuscitano i morti?... si semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale... La carne e il sangue non possono ereditare il regno di Dio, né ciò che è corruttibile può ereditare l'incorruttibilità. I morti risorgeranno incorrotti e noi saremo trasformati. È necessario che questo corpo mortale si vesta di immortalità» (1 Corinzi 15:35-53). «Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove» (2 Corinzi 5).

Per Paolo, la resurrezione era puramente spirituale e i suoi discepoli non credevano che i cadaveri potessero riprendere vita; aspettavano un nuovo corpo, un corpo spirituale.

Neanche Gesù credeva alla resurrezione dei corpi. Secondo Luca (23:43) egli avrebbe detto al buon ladrone sulla sua croce: «Oggi tu sarai con me in paradiso»; egli contava così di andare in cielo nelle ore che seguivano e di andarci direttamente; non aveva l'intenzione di apparire agli apostoli per completare l'insegnamento che aveva dato loro e di ritardare il suo ritorno presso Dio. In ogni caso, è il suo «spirito», non il suo corpo, che rimetteva morendo «nelle mani» di suo Padre; è il suo Spirito che saliva al cielo.

I nostri più antichi manoscritti di Marco, il primo in ordine di tempo dei nostri vangeli, ignorano il racconto della Resurrezione; se i nostri testi attuali ne contengono un breve racconto, è perché il vangelo di Marco è stato completato in questo senso; d'altronde, Luca è l'unico a fare una breve allusione all'Ascensione. E questa non si comprende se non come la fine di un racconto che aveva cominciato con la discesa celeste di Gesù; vi si era avuta discesa, soggiorno e ritorno. Questo ciclo era divino e gnostico.

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