sabato 1 agosto 2020

L'angelo di Israele



L'ANGELO DI ISRAELE

Una figura del tutto diversa del Gesù divino ci viene proposta da altri circoli cristiani; si tratta dell'assimilazione del Cristo con l'arcangelo san Michele.

Che ci sia stata identificazione tra Michele e Gesù, ciò non solleva alcun dubbio ma le ragioni di questo sincretismo sono difficili da discernere. Nessuno contesta il fatto che Gesù sia stato in relazione con gli angeli e persino che ne sia stato il capo. Gli angeli si presero cura di lui alla sua nascita, al momento del suo ritiro nel deserto e alla sua resurrezione. Gesù teneva ad affermare all'inizio della sua Passione che, se lo volesse, questa non avrebbe avuto luogo perché, su sua richiesta, Dio il Padre gli avrebbe mandato dodici legioni di angeli (Matteo 26:53).

Al fine di stabilire che Gesù era il capo degli angeli, lo scrittore dell'Epistola agli Ebrei (1:4-13) ha scritto: «A quale degli angeli Dio ha mai detto: Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato, siedi alla mia destra»? E ha detto anche «Che tutti gli angeli lo adorino!».

La parola angelo non ha sempre avuto il significato che le diamo noi, ma ha significato anche «messaggero». Marco non conosce un angelo celeste; la parola non si presenta che una sola volta in Giovanni (12:19) e in Matteo (28:5); per contro, Luca la utilizza tredici volte nei capitoli 1 e 2 che non sono primitivi e Atti sedici volte.

L'assimilazione di Gesù con un angelo è fatta in Galati (4:14): «Voi mi avete ricevuto come un angelo di Dio, come il Cristo Gesù»; [146] in 1 Timoteo (5:21) anche: «Ti scongiuro davanti a Dio, a Cristo Gesù e agli angeli eletti».

L'identificazione di Michele e di Gesù non si può comprendere se non ricordando i loro tratti comuni. Ma Michele è il primo dei sette angeli; appare nel giudaismo due secoli prima della nostra era e rassomiglia a Vohumano, uno degli amesha-spenta zoroastriani. [147] Egli è il Principe d'Israele, suo protettore e guardiano; si confonde quasi con Dio e appare sotto forma umana. Già questo ruolo annuncia quello di Gesù.

Ermas, l'autore del Pastore ci informava su di lui intorno al 145; egli era consigliato da «l'angelo della penitenza» e dal «Pastore» ma quest'ultimo non era che l'inviato dell'«angelo più venerabile» o «angelo glorioso» che era di dimensioni colossali, ovvero superava gli angeli in grandezza e in potenza. Allo stesso modo, nel Vangelo di Pietro, al momento dell'ascensione del Cristo, la testa dei due angeli che lo sostengono raggiungono il cielo, ma quella del Cristo li supera.

Ippolito (Elench. 9:13) riferisce che Elcasai ricevette il suo messaggio da un angelo di altezza smisurata (160 km!) il quale era accompagnato da un essere femminile di uguali dimensioni. Il primo era il Figlio di Dio, il secondo lo Spirito Santo. Ed Ermas, nella sua Similitudine 8 (3:3) fornisce a questo proposito una preziosa spiegazione: «L'angelo colossale e glorioso è Michele».

La critica ammette che l'angelo glorioso di Ermas si confonde con il Verbo e il padre Daniélou fa notare (Théol. jud. chr.) che un trattato dello pseudo-Cipriano dichiara: «Il Signore  decise di fare di uno di loro (di uno dei sette angeli) suo Figlio. È lui che Isaia dichiara essere il Signore Sabaoth».

Si comprende pertanto come il Cristo, essendo come Michele nel contempo Verbo e Figlio di Dio, fu identificato con l'arcangelo.

Anche se più antico del cristianesimo, Michele non fece il suo ingresso nella nuova religione che molto tardi, il che spiegherebbe perché egli non fu ammesso nei testi cristiani ma, quando apparve ai fedeli del Cristo, aveva già dietro di sé una lunga storia.

Dapprima angelo ebraico (venuto dall'esterno), egli soppiantò Anubi, Osiride, Apollo, Plutone, Dioniso e si confuse con Ermes-Mercurio. Nonostante l'opposizione della Chiesa, il suo culto fu riconosciuto ufficialmente al tempo di Costantino; questo imperatore pare abbia conversato con l'arcangelo che (essendo il capo delle milizie celesti di Sabaoth) gli promise il suo appoggio. Nonostante il Concilio di Laodicea (363), che aveva proibito il culto degli angeli, Michele diventò un santo, fece inserire nel calendario la sua festa (una grandissima festa ancora celebrata ai nostri giorni) e si vide dedicare santuari un po' dovunque.

L'arcangelo Michele figura in due soli punti nel Nuovo Testamento:

— in Giuda 9, dove l'autore ricorda che Michele aveva perorato contro il diavolo a riguardo del corpo di Mosè,

— e nell'Apocalisse (12:7) dove Michele e i suoi angeli combattono il Drago; il verso 10 sembra indicare che Michele è il Cristo o che combatte per assicurargli il dominio del mondo.

Se l'arcangelo Michele non è praticamente citato nel Nuovo Testamento, le allusioni o le reminiscenze che lo riguardano si ritrovano qua e là, e si può pensare a colpo sicuro che il Cristo abbia attinto da Michele alcune delle sue avventure. A titolo di esempio, citeremo un episodio evangelico il cui interesse non è forse stato sottolineato come conviene. 

NOTE

[146] Peraltro Paolo era ricevuto come il dio Mercurio.

[147] Questi amesha-spenta erano santi immortali analoghi agli arcangeli ebraici e cristiani. Nelle Gathas, essi sono piuttosto aspetti di Ahura Mazdā (Ormaz) il dio Buono, opposto ad Ahriman o Angra Mainyu principe del Male.

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