domenica 24 maggio 2020

Apparizione tardiva del crocifisso



APPARIZIONE TARDIVA DEL CROCIFISSO

Ora, molti testi cristiani lo provano, [97] per lungo tempo la croce greca (dai quattro rami uguali), emblema del trionfo e della luce, fu l'unica rappresentata. La croce latina (asse orizzontale più corto del ramo verticale) apparve nelle Catacombe solo nel IV° secolo. Sembrerebbe che il cristianesimo abbia adattato alle sue credenze un culto pagano della croce; tale culto aveva raggiunto una tale diffusione che una legge di Teodosio e di Valentiniano III (Cod. Giust. 1:1, Tit. 7) proibì, con le pene più severe, di dipingere, scolpire o incidere la croce sul pavimento dei templi.

Questo divieto fu confermato dal Concilio di Costantinopoli del 692 al fine di evitare che «i piedi dei passanti profanino il trofeo della nostra vittoria» (73° canone). Così, alla fine del VII° secolo, la croce non era ancora la rappresentazione di un supplizio; tuttavia, questo stesso Concilio raccomandava, nel suo 82° canone, di rappresentare il Cristo non più sotto la forma dell'agnello ma «sotto la forma umana».

Il crocifisso non appare nell'arte prima della fine del VI° secolo. Non si tratta ancora di un torturato. Il Cristo è raffigurato vivo, con gli occhi spalancati; «non solo è vivo, ma trionfante; al posto della corona di spine, reca sulla sua fronte il diadema regale... si erge sul legno dell'infamia con la stessa maestà con cui si sarebbe assiso su un trono» (Louis Réau, Iconographie de l'art chrétien).

È solo a partire dall'XI° secolo che il Cristo sarà rappresentato morto e solo nel XII° secolo il Cristo in croce si mostrerà sul portale di una chiesa.

Si è avanzata, per spiegare questa apparizione tardiva della croce di supplizio nell'arte cristiana, la repulsione che avrebbero provato i fedeli di fronte alla rappresentazione della morte del loro dio; ciò non è impossibile da parte di alcuni, ma è inconcepibile da parte delle folle cristiane se si considera la moda del crocifisso e delle «crocifissioni» degli ultimi dodici secoli e se si ricordano la nascita e la diffusione del culto del cuore di Gesù e il successo delle immagini che rappresentano questo cuore sanguinante.

NOTE

[97] È Cirillo di Gerusalemme che avrebbe scritto il primo (nelle sue Catechesi) nel 347, su «questo legno sacro della croce che si vede fino a questo giorno in mezzo a noi e i cui frammenti sono sparsi in tutto l'universo» ma il fatto è sorprendente. Eusebio, morto nel 338, e che ha fatto lunghe descrizioni delle basiliche di Costantino e del santo Sepolcro, non parla della croce. Verso il 385 la pellegrina Silvia parla della scoperta della croce; negli anni che seguono, questo ritrovamento è attribuito all'imperatrice Elena che si era recata nei luoghi santi alla fine del 326. Nel 496 il papa Gelasio inserì il racconto de «L'Invenzione della Croce» da parte di sant'Elena nel suo Index dei libri proibiti ma questa lettura non era proibita che in pubblico. 

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