mercoledì 4 marzo 2020

Priorità di Chrestos



PRIORITÀ DI CHRESTOS

La più antica iscrizione di chiesa che conosciamo e che risale al 318 E.C., quella di Lebaba presso Damasco (chiesa marcionita), si dedicava a CHRESTOS (il Buono) e non a CHRISTUS (l'Unto o il Messia). I Marcioniti impiegavano ugualmente la parola «Agathos» per designare il «dio Buono».

Innumerevoli epitaffi cristiani portano la forma CHRESTOS sia nelle catacombe che in Frigia. A Roma, alcune iscrizioni traducono la parola greca col suo equivalente latino BONUS, così: «Eugenii spiritus in Bono» dice una di esse («Che l'anima di Eugenio riposi nel Buono!»). 

Se alcuni dei primi Crestiani consideravano CHRESTOS il loro dio, loro non erano gli unici. Il dio Serapide era anche lui un Chrestos e condivideva questo titolo con Ermes, Osiride, Iside e le divinità dei misteri di Samotracia; i seguaci di questi dèi erano probabilmente chiamati a loro volta «Crestiani», il che ci permette di supporre che quando si trova «Chrestos» o «Chrestiani» nei testi del secondo secolo, non è sempre certo che si tratti di quelli che sarebbero diventati cattolici.

Per esempio, Celso elenca intorno al 180 un gran numero di sette cristiane, tutte gnostiche; [5] egli non conosce ancora un cristianesimo, ma una moltitudine di movimenti cristiani che non professano la stessa fede e si combattono tra loro.

Intorno al 130-131, l'imperatore Adriano scriveva che in Egitto «quelli che adorano Serapide, son cristiani, e sono devoti a Serapide certuni che si spacciano per vescovi di Cristo... Non c'è un prete cristiano che non faccia l'astrologo, o l'aruspice o il ciarlatano». Si comprende il fatto che la critica cristiana si rifiuta per sentimentalismo di ammettere l'autenticità di una lettera in cui si legge a riguardo del clero primitivo una tale opinione, ma quella opinione — se la si colloca nel sincretismo dell'epoca — non è per nulla improbabile. L'imperatore non giudica severamente il fatto; si diverte di quelle confusioni e combinazioni tra le religioni.

Eppure nessuno può ignorare il fatto che evangelizzando una regione il cristianesimo si paganizzava a sua volta in una certa misura. Gli esempi ne sono innumerevoli ma non ne daremo che uno abbastanza lontano da noi e dalle origini. 

Verso l'anno 430, il sacerdote marsigliese Salviano scriveva (De Gubernatione Dei) che i Cartaginesi avevano «in mezzo alla loro città... quella dèa celeste che chiamerò il demone degli Africani.... Non parlo solamente delle persone che appartenevano al paganesimo... Anche tra coloro che si definivano cristiani, chi è colui che non adorava quella dèa celeste, sia dopo il Cristo, sia perfino — che è peggio — prima di lui» ? Questa testimonianza, a tre secoli di distanza, non si unisce a quella di Adriano?

NOTE

[5] Celse ou le conflit de la civilisation antique et du christianisme primitif, di Louis Rougier, Parigi, 1926.

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