martedì 7 luglio 2020

Il gioco del Re



Fonti eventuali della Passione

Gli evangelisti non hanno descritto, in certi momenti, gli spettacoli che avevano sotto gli occhi? Non esistono nei nostri testi dei passi che suggerirebbero una rappresentazione pubblica? 

IL GIOCO DEL RE

Apriamo un libro che la maggior parte dei credenti colti hanno potuto leggere: «Jésus en son temps» di Daniel-Rops (pag. 520-521). 

«Terminata la flagellazione, i soldati portarono Gesù nel cortile del pretorio... Avendolo spogliato delle sue vesti, gli misero addosso un mantello scarlatto, poi intrecciarono una corona di spine e gliela posero sul capo. Gli misero una canna nella mano destra. Poi inginocchiandosi davanti a lui, lo schernivano, dicendo: Salve, re dei Giudei! E lo schiaffeggiavano, gli sputavano addosso, prendevano la canna e gli percuotevano il capo...».

«... È qui che l'ipotesi di un'ispirazione a costumi più o meno carnevaleschi si può difendere. Uno o l'altro di questi soldati avrebbe potuto essere stato nella guarnigioni di Alessandria o di Mesopotamia ed esservi stato testimone di una festa di origine sciita che si chiamava la Sacaea: veniva eletto un finto re che, durante due o tre giorni, poteva permettersi tutto, ivi compreso di usare le concubine reali ma, alla fine della festa, era spogliato dei suoi abiti regali, frustato e impiccato. In alcune legioni romane, alla festa dei Saturnalia, un soldato era estratto a sorte come «re Saturno» e, dopo molti episodi di un baccanale sfrenato, era messo a morte... Non è per nulla improbabile che questi bizzarri costumi abbiano ispirato ai soldati la scena di oltraggio a Gesù».

«Tuttavia, le scoperte archeologiche del Litostroto hanno suggerito un'altra ipotesi molto seducente. In un angolo del cortile di Antonia, presso una scala che portava al corpo di guardia, si sono ritrovati incisi nella pietra dei segni di qualche gioco che molto certamente serviva da distrazione ai soldati della guarnigione. Si vede ancora la posizione della lampada che li illuminava durante le loro veglie notturne...»

«Sul pavimento del Litostroto si vedono chiaramente delle marcature che rappresentano quel «gioco del cerchio» di cui già parlava Plauto. Si giocava con quattro astragali che recavano numeri o lettere; come nel nostro gioco dell'oca, si dovevano seguire le figure e obbedire a regole molto complicate; certe mosse portavano nomi come «la mossa di Alessandro», «l'Efebo», «il Dario»; la migliore era detta «la Regale», — in greco «Basilikos». Ora, sul pavimento si vede perfettamente il cerchio, una linea complicata che procede attraverso varie figure, la ripetuta B di Basilico e infine una corona regale. Non sarebbe questa l'origine della barbarica parata che i soldati inflissero a Gesù? Intenti a giocare in cerchio, si conduce loro un ebreo che si dice re. Perché non ci divertiamo un po' con lui? La mossa del Re per il Re dei Giudei!»

Ciò che concede Daniel-Rops è molto importante, prima di tutto perché era cattolico; se un critico indipendente si fosse permesso di avanzare queste ipotesi, esse sarebbero state rapidamente combattute e trattate in tale maniera che nessuno avrebbe più osato riparlarne. Riconosciamo tuttavia che la critica cristiana è rimasta praticamente in silenzio su questo argomento e non ha voluto attirare l'attenzione su queste ipotesi pericolose per la fede.

Infatti, se Daniel-Rops ammette che alcuni episodi della Passione potevano provenire dalla Festa delle Sacee o dal Gioco del Re, egli mette indirettamente in discussione il resto. Perché quest'episodio e perché non quest'altro? Riconoscere e lasciare il verme nel frutto equivale ad attendersi nuove distruzioni.

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