martedì 12 maggio 2020

Il battesimo di morte



IL BATTESIMO DI MORTE

Si possono trovare tracce del rito primitivo? Sì, senza dubbio. Per ritrovarle, sono i primi scritti cristiani che vanno consultati, vale a dire le Epistole di Paolo

Vi leggiamo:

Romani 6:3: «non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte?»

Romani 6:4: «Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte...».

Colossesi 2:12: «Con lui sepolti insieme nel battesimo, in lui anche siete stati insieme resuscitati per la fede».

Galati 3:27: «Quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo».

Davanti a questi testi delle domande si sollevano: come e perché saremmo uniti alla morte di Cristo per mezzo del battesimo di acqua quando si sa che Gesù è morto sulla croce? Come e perché saremmo seppelliti nell'acqua quando lui lo è stato nella terra e quando il suo presunto battesimo da parte di Giovanni, all'inizio della sua carriera terrena, non è per nulla presentato come una sepoltura ma come la consacrazione della sua missione? In cosa la nostra immersione nell'acqua ci assicura una resurrezione simile alla sua? Come pretendere che abbiamo così riprodotto la sua morte?

Del tutto semplicemente perché il battesimo primitivo era un battesimo di morte. [88] Paolo ce lo rivela quasi senza volerlo. «L'ultimo nemico ad essere annientato sarà la Morte... Altrimenti, che cosa farebbero quelli che vengono battezzati per i morti? Se davvero i morti non risorgono, perché si fanno battezzare per loro?» (1 Corinzi 15:26-29). Così, al tempo di Paolo e dopo di lui, quando un uomo moriva senza essere stato battezzato, qualcuno poteva ottenere il battesimo in nome e per conto del defunto.

Il rito era praticato sul defunto o sul suo rappresentante perché era un rito di resurrezione. Gli Atti 3:37 ci dicono che una donna di nome Tabita fu resuscitata da san Pietro dopo essere stata battezzata nell'acqua. Secondo l'edizione copta della Storia di Giuseppe il Carpentiere, Gesù racconta quello che fece alla morte del suo padre adottivo: «Io versai dell'acqua sul corpo del mio amato padre Giuseppe, l'unsi di olio profumato, e pregai...» dopodiché gli angeli portarono Giuseppe nel Paradiso celeste.

Questo battesimo di resurrezione, se è scomparso dalle usanze della Grande Chiesa, ha persistito a lungo in sette come il mandeismo o il marcionismo; era molto antico poiché Platone lo conosceva e lo si ritrova nell'Orfismo; si era diffuso anche tra gli Indù, i Romani, i Persiani, i seguaci di Osiride, i musulmani e nel Giappone antico.

Tertulliano, senza prestarvi attenzione, fa una confidenza importante quando ci dice: «Io faccio il bagno ad un'ora conveniente e salubre, che mi conservi il calore e il sangue. Sarà il momento dopo la mia morte di intirizzire e di diventar pallido dopo il bagno» (Apologetico 42). Sapeva che il suo cadavere sarebbe stato immerso nell'acqua fredda per essere battezzato.

I testi cristiani che leggiamo oggi non corrispondono più a questi costumi; la correlazione che esisteva nell'antichità tra la morte e il battesimo di Gesù è scomparsa dalla dottrina cristiana. Però nel mito originale il cadavere divino doveva tornare in vita dopo essere stato immerso nell'acqua, cioè battezzato. Ed è per questo che, a immagine del Cristo, il cristiano immerso era necessariamente unito a quel dio morto che egli imitava; come lui, egli resuscitava.

Questo battesimo ignora e contraddice implicitamente la Passione. Ciò che importa nel rito, sembra, non sono le condizioni nelle quali la morte è avvenuta, ma il mezzo per assicurare la resurrezione; e questo mezzo è il battesimo mediante il quale si imita Gesù Cristo. Il Cristiano o il futuro Cristiano oppure colui che è morto prima di diventarlo è creduto ripetere le gesta del dio che fu il primo morto a risorgere, il primo ad essere battezzato. [89]

Questo rito viene dal paganesimo; è una novità per gli ebrei; è necessario che Gesù spieghi loro: «Se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio» (Giovanni 3:5), il che significa che, per raggiungere il Padre celeste, bisogna prima morire e, in seguito, essere battezzati. Gesù fece allusione a questo battesimo di morte: «C'è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto!» (Luca 12:49-50). Attesa della morte confermata da Marco (10:38-39): «Potete bere il calice che io bevo, o ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?».

Il battesimo fu legato alla vittoria di Cristo sull'Inferno. Le Odi di Salomone (24:1-3) fa più che suggerirlo: «La colomba volò sul Messia, cantò sopra di lui e fu udita la sua voce... Gli abissi si aprirono e si rinchiusero». Quella colomba non assiste al battesimo di Gesù da parte di Giovanni come ci è raccontato attualmente; gli abissi si aprono perché si tratta della fine del mondo e della resurrezione di Gesù trionfante sull'Inferno.

È scritto (in Matteo 12:38-41) che l'unico segno dato a «questa generazione» sarebbe quello del profeta Giona restato tre giorni e tre notti nel ventre del grande pesce. Ora, se molti miracoli incompatibili con questo oracolo del Cristo figurano nei vangeli, il famoso «segno», l'unico miracolo annunciato da lui, non vi si trova; [90] esso simboleggiava tuttavia la resurrezione dopo un'immersione nell'acqua. Allo stesso modo Osiride, in una forma tardiva della sua leggenda, rimase tre giorni e tre notti nelle acque del Nilo prima di risorgere.

NOTE

[88] Nelle sole due parole di Gesù che contengono il verbo baptisthênai (Marco 10:38b, Luca 12:50), l'espressione «essere battezzato» significa morire.

[89] il dio essendo rappresentato, nel mito, al momento di uno spettacolo, o da un dipinto, o da un sacerdote o da un sostituto (statua, effigie, albero, ecc.).

[90] Si è voluto trovarlo nel soggiorno del Cristo nella tomba per tre giorni, il che non è ammissibile (malgrado il numero dei credenti che si accontentano di questa «spiegazione») a meno che non si supponga che la tomba simboleggiasse il caos o l'inferno.

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