mercoledì 13 maggio 2020

Il battesimo mandeo



IL BATTESIMO MANDEO

È nella letteratura mandea che si deve cercare la descrizione di questo battesimo di morte [91] o, piuttosto, il racconto della sua istituzione. Nonostante la violenza dell'offensiva che fu lanciata in un certo momento contro il mandeismo — e di cui Loisy fu l'animatore nel 1934 — si deve riconoscere che certi strati delle scritture mandee sono anteriori alle scritture cristiane. È così, a nostro avviso, del racconto sul battesimo di Giovanni.

Secondo il Ginza (190-196), il dio Manda d-Haye si presenta al Giordano sotto i tratti di un bambino di tre anni. Giovanni è là. Il bambino gli domanda di battezzarlo. Dopo aver esitato, Giovanni vi si decide ed esegue il rito dell'apertura delle acque; il fiume si precipita allora all'incontro del giovane dio, ma quest'ultimo lo ferma con uno sguardo e Giovanni, stupefatto, constata che il letto del fiume è asciutto. Giovanni comprende che si trova davanti Colui nel nome del quale amministra il battesimo di Vita, nel nome del Mana (Spirito) che deve essere rivelato. Giovanni domanda al dio di battezzarlo ma Manda d-Haye lo avverte che il battesimo che lui dà è la salvezza per mezzo della morte da tutto ciò che è terreno: «Se io poso su di te la mia mano, tu ti separerai dal tuo corpo». Giovanni accetta e il bambino divino toglie a Giovanni l'abito di carne e di sangue per coprirlo della veste di splendore. In seguito è data la descrizione delle tappe dell'ascesa di Giovanni al cielo. La resurrezione era allora compresa come la liberazione dell'anima per mezzo della morte del corpo e per mezzo del battesimo.

Ora, leggiamo nella Epistola degli Apostoli: «...Io sono disceso e mi sono intrattenuto con Abramo, Isacco e Giacobbe... io ho annunciato loro negli Inferi il riposo nei cieli dove andranno. Con la mano destra ho dato loro il battesimo della vita, del perdono e della salvezza da tutti i mali...».

D'altra parte, il cambio di abito è un tratto caratteristico dei misteri e Paolo vi fa allusioni dirette: dopo aver «portato l'immagine del terrestre, così porteremo anche l'immagine del celeste» (1 Corinzi 15:49; Romani 3:14; Galati 3:27). Si ritrova questa nozione in Persia, dove l'angelo Vohumano prendeva l'aspetto di un uomo ed era rivestito di una tunica senza cuciture perché la sua sostanza era la luce. È là che va cercata la spiegazione della celebre «veste senza cuciture» (Giovanni 19:23), citata proprio dopo la morte di Gesù, e il cui significato non era più compreso dall'evangelista. Per contro, Matteo fa rivestire Gesù di un mantello rosso o di porpora, mentre Marco e Luca parlano di una veste splendida, il che corrisponde alla veste di luce dell'angelo persiano.

NOTE

[91] Che si può chiamare egualmente «battesimo di vita» perché è destinato ad assicurare la resurrezione.

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