giovedì 16 luglio 2020

Ciò che sapeva Giovanni



CIÒ CHE SAPEVA GIOVANNI

Il quarto vangelo, quello di Giovanni, è citato per la prima volta, con menzione del presunto autore, da Teofilo di Antiochia, forse intorno al 170, il che potrebbe collocare la sua apparizione intorno al 150. Sembra che sia l'Abate Turmel che ha scoperto la data probabile del IV° vangelo; sotto lo pseudonimo di Henri Delafosse, fece apparire nel 1925 (presso le Edizioni Rieder) un piccolo libro intitolato Le Quatrième Evangile; vi ricorda che gli scritti di Policarpo e dello pseudo-Ignazio hanno subito l'influenza del vangelo giovanneo e che, di conseguenza, quest'ultimo esisteva alla metà del secondo secolo; il suo testo primitivo sarebbe marcionita e avrebbe visto la luce il giorno dopo il primo terzo del II° secolo. Gustino ha conosciuto quella versione. 

Per Giovanni, la durata del ministero di Gesù sarebbe stata di tre anni invece che di un anno; egli racconta pochissime cose sulla Galilea, ma si prolunga sull'attività di Gesù a Gerusalemme. Egli sottolinea l'incomprensione degli apostoli o dei discepoli che prendono le parole di Gesù in senso materiale. È l'unico evangelista a menzionare il Verbo (o Logos), la trasformazione dell'acqua in vino, la lavanda dei piedi, la resurrezione di Lazzaro, il dialogo con la Samaritana, il ruolo di Nicodemo, lo scambio di parole con Natanaele.

Ignora la nascita di Gesù, la sua infanzia, la sua famiglia, la sua giovinezza, la sua genealogia, il suo battesimo, i quaranta giorni nel deserto e la Tentazione, la scelta dei Dodici, alcuni miracoli, la Trasfigurazione, l'istituzione dell'Eucarestia nel corso di una Cena, l'agonia nel giardino del Getsemani, il giudizio davanti al Sinedrio, il trasporto della croce da parte di Simone di Cirene, gli insulti a Gesù sulla croce, l'abbandono degli apostoli, l'Ascensione; non dà nemmeno una parabola, e questa parola è assente dal suo libro.

Giovanni pone la purificazione del Tempio all'inizio del ministero di Gesù, mentre i sinottici la situano alla fine; l'unzione di Giovanni (12) differisce da quella di Matteo (26), di Marco (14) e di Luca (7). I dettagli del processo di Gesù forniti da Giovanni non concordano con quelli dei sinottici; vale lo stesso per le apparizioni del Cristo dopo la Resurrezione.

In ciò che concerne la morte di Gesù, i sinottici la fissano il 15 di nisan; per contro, per Giovanni, essa ha avuto luogo il 14 nisan, il che prova che la data della crocifissione non era ancora fissata dai sinottici quando Giovanni scrisse il suo vangelo; altrimenti, egli non avrebbe potuto opporsi ad una tradizione già fortemente stabilita.

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Tutte queste divergenze, di cui alcune sono fondamentali, dimostrano abbondantemente che non ci si può affidare a nessuno dei testi cristiani che abbiamo esaminato e — soprattutto — che un critico obiettivo non può considerarli come testimonianze della storia. Parola di vangelo? Testimonianza fragile.

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