(Questo è l'epilogo della traduzione italiana di un libro del miticista Marc Stéphane, «La passion de Jésus — fait d'histoire ou objet de croyance». Per leggere il testo precedente, segui questo link)
- INTRODUZIONE
- CAPITOLO PRIMO. — Gesù secondo Loisy o Guignebert
- Riassunto della vita terrena di Gesù
- Loisy, critico dei Vangeli
- La crocifissione e l'apparizione di Gesù
- Motivi della condanna di Gesù
- Il «Messia sofferente»: obiezioni di Loisy
- Riserve di Guignebert nei confronti della tesi mitica
- La testimonianza dei Manoscritti del Mar Morto
- L'opposizione tra le due tesi sussiste
- CAPITOLO II. — Gli scrittori non cristiani dell'inizio dell'era cristiana
- Gli scrittori non cristiani dell'inizio dell'era cristiana
- Le testimonianze romane: Plinio il Vecchio
- Tacito
- Svetonio
- Tallo
- Conclusioni sulle testimonianze degli autori pagani
- Le testimonianze ebraiche: Filone di Alessandria
- Giuseppe
- Giusto di Tiberiade
- Conclusione sulle testimonianze degli autori ebrei
- La tradizione talmudica
- CAPITOLO III. — Le opere cristiane dell'inizio dell'era cristiana
- Osservazione preliminare sulla tradizione orale evangelica
- I. — Due passi delle Epistole paoline
- La crocifissione di Gesù nella 1° Epistola ai Corinzi
- La crocifissione nell'Ascensione di Isaia
- 1° L'annuncio della crocifissione
- 2° Il racconto della crocifissione
- Il «principe di questo mondo» nel Vangelo secondo Giovanni
- La «sospensione al legno» negli Atti degli Apostoli
- Una baraita del Talmud
- La morte del Figlio di Dio nel cristianesimo primitivo
- L'assegnazione del nome di Gesù nell'Epistola ai Filippesi
- Il nome di Gesù nell'Ascensione di Isaia
- L'assegnazione del nome di Gesù negli Atti degli Apostoli
- Le altre allusioni alla carriera di Gesù nelle Epistole paoline
- II. — l'Apocalisse
- Periodo della composizione
- Le diverse concezioni di Gesù Cristo nell'Apocalisse
- L'Agnello
- Il Cristo-uomo
- Il bambino divino
- L'allusione alla crocifissione
- III. — L'Epistola agli Ebrei
- Natura e periodo della composizione
- Gesù, successore di Melchisedec
- La crocifissione non è menzionata
- Il significato della tradizione evangelica
- CAPITOLO IV. — Gli inizi delle chiese cristiane
- Le chiese cristiane dalla morte di Gesù alla conversione di Paolo, secondo la concezione di Loisy
- Critica della tesi di Loisy
- Rapidità degli eventi
- Atteggiamento delle autorità di Gerusalemme nei confronti della setta cristiana
- L'azione di Stefano
- La conversione di Paolo
- Le origini della credenza in Gesù morto e risorto
- Dal servo di Jahvé oppresso a Gesù, Figlio di Dio
- Le religioni di salvezza greche e orientali
- Il ritmo degli eventi
- La missione di Stefano e la Chiesa cristiana a Gerusalemme
- I rapporti di Paolo con i cristiani di Gerusalemme
- La 1° Epistola ai Corinzi
- La 2° Epistola ai Corinzi
- L'Epistola ai Galati
- L'atteggiamento di Paolo verso i «notabili» cristiani di Gerusalemme
- L'accordo di Gerusalemme
- Il conflitto riguardo alla croce
- La difesa di Paolo dopo il suo arresto
- L'evoluzione della concezione paolina del Cristo
- CAPITOLO V. — L'Umanizzazione di Gesù Cristo nel Vangelo di Marco
- Caratteristiche del Vangelo di Marco
- Il Vangelo secondo Marco è una biografia di Gesù?
- Le preoccupazioni dell'evangelista
- Le fonti del Vangelo
- L'unità d'autore e la data della versione originale
- Patria e destinatari del Vangelo
- Il racconto della Passione nel Vangelo
- Significato della creazione di Marco
- Le obiezioni razionaliste ed ebraiche all'umanizzazione di Gesù
- Dal mito alla storia
- CONCLUSIONE
- Casi analoghi a quello di Gesù Cristo nella storia delle religioni
- Le leggende nazionali
- La concezione spirituale di Gesù Cristo e gli adepti delle diverse religioni derivate dalla Bibbia
- Gli israeliti
- I cattolici
- I protestanti
- I musulmani
- Revisione dell'opinione dei non credenti
- Per la pace religiosa
- APPENDICI
— La passion de Jésus, fait d'histoire ou objet de croyance. — In seguito alla pubblicazione del resoconto che il signor J. Hadot ha dedicato anche qui (RHR, aprile-giugno 1962, pag. 252-254) all'opera del signor Marc Stéphane pubblicato sotto questo titolo, noi abbiamo ricevuto da quest'ultimo la nota seguente:
Risposta alle osservazioni del signor Jean Hadot
Io non discuterò in alcun modo le osservazioni che, nella cortesissima «nota» dedicata alla mia opera: «La passion de Jésus, fait d'histoire ou objet de croyance», il signor Jean Hadot ha enunciato sulla maniera con cui ho presentato il problema. Poiché egli vuole ben ammettere in conclusione che questo problema si pone ancora, io darò qui di seguito il riassunto delle tre prove nuove che ho apportato riguardanti la non-storicità della passione di Gesù.
1°. Nei capitoli degli Atti degli Apostoli (21-26) relativi all'imprigionamento di Paolo, il procuratore romano Festo parla di discussioni religiose con gli ebrei a proposito d'«un certo Gesù che è morto e che Paolo afferma essere in vita», senza che sia fatta menzione, in alcun passo di questi capitoli, di una crocifissione per ordine di Pilato. Non si vede altra spiegazione per questo silenzio di Paolo, e soprattutto dei suoi accusatori ebrei, a riguardo della crocifissione di Gesù, (si veda nell'opera pag. 154-169) se non la sua inesistenza come fatto storico.
Io metto qui in testa quella prova, perché essa mi pare decisiva. Essa si basa su un racconto di fatti, senza che ci sia bisogno di alcuna conoscenza di quel che sia stato il pensiero cristiano primitivo ed essa è tale che potrebbe essere sottoposta, perfino ai nostri giorni, ad un magistrato incaricato di un riesame. Il riferimento a questi capitoli degli Atti, che sembra non essere ancora mai stato dato, non è menzionato dal signor Hadot, e questa è la ragion per cui io non mi permetto di insistervi. Prova negativa, si dirà, ma è quel che si addice per stabilire un fatto negativo. Ecco ora delle prove positive sull'origine della Passione di Gesù.
2°. L'Epistola paolina ai Filippesi (2:7-11) dichiara che il nome di Gesù (che significa in ebraico Jahvé che salva) è stato dato da Dio a suo figlio in ricompensa della sua missione terrena e dopo il suo ritorno al cielo: nome di culto, e per nulla nome d'uomo. A questo testo, segnalato da Couchoud (ma discusso da Loisy), io ho confrontato un altro scritto cristiano, considerato molto primitivo: l'Ascensione di Isaia (9-11). Non vi è mai menzione se non del Figlio di Dio: egli non è chiamato Gesù nel racconto della sua missione sulla terra; la menzione «che sarà chiamato Gesù» appare in un solo passo, in cui Dio descrive la missione di suo figlio, il che corrobora l'interpretazione data all'Epistola ai Filippesi (si veda nell'opera pag. 62-73). Queste argomentazioni, che mi sembrano convincenti, non sono menzionate dal signor Hadot.
3°. Egli ha al contrario sottolineato — e io gliene ringrazio — l'importanza della maniera in cui «i testi più antichi, come 1 Corinzi 2:8, da confrontare con l'Ascensione di Isaia 9:14 e 11:19» presentano la Passione di Gesù situata «non nel dominio della storia politica romana, ma in quello della leggenda religiosa ebraica». Ma quel che il signor Hadot non ha rilevato è che l'Ascensione di Isaia rievoca quella passione in due racconti successivi, sotto la forma di un annuncio di un angelo a Isaia, poi sotto quella di una visione del profeta (si veda nell'opera pag. 50-62).
Vi è così una raffigurazione cristiana primitiva (Ascensione di Isaia 9:14) della passione del Figlio di Dio, messo a morte da «il principe di questo mondo», che sospende il suo cadavere al legno, seguendo la pratica ebraica (Deuteronomio 21:22-23): quella concezione si oppone a quella dei Vangeli, che mostra Gesù inchiodato vivo alla croce romana. Se il punto d'origine della religione cristiana fosse stata la crocifissione di un profeta ebreo, ordinata da un procuratore romano detestato, non si vedrebbe, alcuni anni dopo, questo dramma umano trasformato in mito da un giudeocristiano e il supplizio romano trasformato in pratica ebraica. Come si è passati dalla raffigurazione dell'Ascensione di Isaia a quella del Vangelo di Marco ? L'autore di quest'ultimo scritto trovava nelle prime opere cristiane la semplice menzione: Gesù è stato crocifisso. Ma in greco, lingua di queste opere, la parola stauros, croce, si applica altrettanto bene alla pratica ebraica (si veda Ester, nella traduzione dei Settanta) che alla romana, ed essa ha il primo significato nella 1° Epistola ai Corinzi 2:8, dove Dio è il dio di Israele. Tuttavia, nell'ambiente pagano di Roma al quale il Vangelo si rivolgeva, la pratica ebraica era sconosciuta, «crocifissione» suggeriva l'idea di una condanna pronunciata da un magistrato romano: il processo del profeta Gesù dinanzi a Pilato era destinato a illustrare per un tale ambiente la nuova credenza di una setta ebraica. Ma il genio drammatico di Marco ha fatto prendere, dopo di lui, un prodotto letterario per un racconto di storia (si veda pag. 201-206, 237-238).
Ecco l'insieme delle prove presentate sulla natura mitica della Passione di Gesù, esclusivamente fondata sui testi, e dove non si scorgono falle.
MARC STÉPHANE.
(Revue de l'histoire des religions Vol. 163, No. 1 (1963), pp. 119-120, (2 pagine), mia traduzione)
Nessun commento:
Posta un commento