domenica 1 novembre 2020

LA PASSIONE DI GESÙ: FATTO DI STORIA O OGGETTO DI CREDENZASignificato della creazione di Marco.



Significato della creazione di Marco.

A causa dell'assenza completa di dettagli sulla carriera terrena di Gesù negli scritti cristiani del I° secolo, si può pensare che il Vangelo di Marco sia stata una creazione del suo autore, fatta con l'aiuto di raccolte di citazioni bibliche profetiche e di parole che esprimevano la dottrina del Signore, contenute in altre raccolte o nelle Epistole paoline.

Cosa oppongono ad tale interpretazione i «critici liberali»? Se le tendenze degli Evangelisti alla dimostrazione apologetica sono innegabili, perché, obiettano questi critici, hanno lasciato sussistere così tanti dettagli inutili, così tante storielle inconcludenti rispetto al loro scopo, se non perché la tradizione glielo imponeva ed essi non hanno osato o non hanno saputo sbarazzarsene? Perché ci hanno conservato il ricordo di tante occasioni in cui Gesù vi figura da semplice maestro di morale, e per niente da Dio Salvatore, quando loro stessi non se lo rappresentavano più che sotto quest'ultimo aspetto? L'immagine dell'uomo e quella dell'insegnamento si riducono... a dei frammenti, ma ci rappresentano molti frammenti della realtà; in modo che, se la biografia di Gesù è per noi disseminata di grandi lacune, il ritratto del Nazareno e l'essenza della sua dottrina ci sono pressappoco noti».

Dopo aver riassunto in questi termini la tesi dei critici liberali, opposta ai «miticisti», Guignebert dichiara che essa «risulta piuttosto deludente quando si affrontano i testi che sono ritenuti giustificarli». Per spiegare la persistenza della tradizione, più di mezzo secolo dopo gli eventi ai quali si sarebbe riportata, questi critici invocano «la sicurezza della memoria che possiedono ancora gli Orientali di oggi». Ma «ci si stupisce, ad esempio», obietta Guignebert, «che degli uomini di così sicura memoria non abbiano neppure ricordato esattamente i nomi dei dodici Apostoli». D'altra parte, Guignebert ritiene che gli scritti che avrebbero preceduto i Vangeli «riflettono una tradizione molto... incerta e... profondamente alterata». [105]

Comunque è un'osservazione delle critiche liberali che va considerata da vicino, tanto più che lo stesso Guignebert l'ha ripresa per suo conto, in un'altra pagina del suo libro su Gesù, scritto per combattere i «miticisti»; «È sufficiente leggere i nostri Vangeli per vedere che a quest'uomo che dovrebbe, se fosse voluto e inventato, interessare parecchio gli scrittori, essi non sono affatto interessati realmente». Ed è proprio per questo che la pseudo-biografia che ci danno di lui resta così carente. In verità, quest'uomo, questo Gesù, è già per loro il Cristo: essi subiscono la sua umanità; il loro racconto è fatto di variazioni leggendarie su una realtà che li imbarazza e di cui non sarebbero stati intimamente felici di occuparsene...». [106]

Guignebert, come i critici liberali, nota le incertezze che contiene, nei Vangeli, il racconto della carriera di Gesù. Ma non è altrettanto naturale, e ancor più naturale, spiegarle per mezzo delle condizioni dell'opera che gli autori dei Vangeli, e soprattutto l'autore del più antico tra loro, avevano da realizzare. Marco si era proposto, — per illustrare agli occhi di uomini ignoranti della dottrina cristiana e reclutati, sempre di più, tra i pagani, e non tra gli Israeliti, — di supportare l'insegnamento religioso con racconti di atti umani, di raccontare la storia umana di un Figlio di Dio, quando non sembra aver disposto a questo fine che di un materiale poverissimo. E il compito era tanto più difficile per Marco dal momento che si trattava di far conoscere ad un vasto e rozzo pubblico una dottrina che egli persisteva a presentare «come un mistero... rivelato sottovoce ad un piccolo gruppo di iniziati». [107] Nulla di sorprendente, in queste condizioni, che se, considerati isolatamente, tanti episodi e tratti appaiono vividi, permanga una certa assenza di legame tra loro, che fa solo dimenticare la forte costruzione del dramma e la rapidità del ritmo che Marco gli ha dato. Quanto ai «dettagli inutili», alle «storielle inconcludenti», alle «variazioni leggendarie» che «occupano» gli Evangelisti, e in particolare gli imitatori di Marco, queste accuse sono in contraddizione con la «povertà originaria» della tradizione evangelica, così vigorosamente enunciata da Loisy e che si può constatare nel più antico dei Vangeli. [108] E come stupirsi che, in seguito, quando si trattò di colmare il quadro solido, ma un po' vuoto, fabbricato da Marco, gli aneddoti, più o meno felicemente falsificati o adattati, siano stati inventati da autori intrisi di letteratura biblica, dove abbondano gli esempi di midrash (racconto simbolico) o di baraita (tradizione antica), mentre tra gli Israeliti, rimasti attaccati all'ortodossia dell'Antico Testamento, quella stessa pratica genera le contro-narrazioni del Talmud, intese a rendere ridicola o infame la tradizione evangelica. 

NOTE

[105] GUIGNEBERT, Jésus, Le fonti della vita di Gesù, pag. 52-53. Si veda anche più sopra (pag. 188-189) l'opinione espressa da Loisy, nel 1936, sulla dottrina della «maggior parte dei critici moderati, al suo tempo».

[106] GUIGNEBERT, Jésus, pag. 72.

[107] GUIGNEBERT, Jésus, pag. 40, nota 1 (vi si fa riferimento alle «penetranti osservazioni di H. J. CADBURY, ne «l'elaborazione degli Atti di Luca» (The making of Luke-Acts) (Londra, 1927), pag. 80 e seguenti.

[108] Si veda più sopra, pag. 95.

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