domenica 13 settembre 2020

LA PASSIONE DI GESÙ: FATTO DI STORIA O OGGETTO DI CREDENZA2° Il racconto della crocifissione.



Il racconto della crocifissione.

Il capitolo 11 dell'Ascensione di Isaia è dedicato per la maggior parte al soggiorno sulla terra del Figlio di Dio fatto uomo; i versi dal 18 al 21, — nella traduzione francese della versione etiope, solo testo conservato — sono così concepiti:

«18. E quando fu cresciuto, egli fece grandi miracoli e prodigi nel paese d'Israele e a Gerusalemme.

19. E dopo di ciò, l'avversario gli portò invidia e suscitò contro di lui i figli di Israele, (che) non sapevano chi era, ed essi lo consegnarono al re, e lo si crocifisse, ed Egli discese verso l'angelo (dello Sceol). [29]

20. A Gerusalemme, quindi, io lo vidi sospendere al legno,

21. E (io vidi) anche che dopo il terzo giorno egli resuscitò e rimase dei giorni».

Questo brano — che relaziona la visione della morte e della resurrezione del Figlio di Dio, come Isaia l'avrebbe percepita, — sviluppa l'annuncio che gli ha fatto l'angelo, in tratti ancora molto sommari, che formano una transizione verso i racconti dei Vangeli. Ma si è  sempre nel dominio della leggenda ebraica: sono i «figli di Israele» che intervengono, «suscitati dall'avversario» e «non sapendo chi era» la loro vittima; essi lo consegnano «al re» ... a Gerusalemme, mentre al tempo dell'imperatore Tiberio non c'è più un re in Giudea, ma un procuratore romano. [30] Infine il testo stesso mostra che la parola «crocifiggere» (verso 19) e l'espressione «sospendere al legno» (verso 20) sono sinonimi. [31] Il greco stauros, il latino crux si applicavano a supplizi di ogni genere inflitti su un palo di legno, [32] e si vedrà più in seguito l'importanza di questo fatto di natura linguistica per la comprensione del racconto della Passione di Gesù nei Vangeli. [33]

Così, allo stesso modo della 1° Epistola ai Corinzi, l'Ascensione di Isaia presenta il Figlio di Dio come messo a morte dal «principe» o dai «principi di questo mondo», e fa apparire questo dramma sotto i tratti di una leggenda religiosa ebraica, senza alcuna determinazione nel tempo.

Ma inoltre, essa chiarisce il significato che hanno le parole: «se avessero conosciuta la sapienza di Dio, non avrebbero crocifisso (in greco éstaurôsan) il Signore della gloria», che sono nel testo della 1° Epistola paolina ai Corinzi. Si tratta del Dio di Israele; l'espressione «signore della gloria» è improntata, lo abbiamo visto, al Salmo 24:7-10; [34] la parola «crocifisso» deve essere compresa nel senso di un supplizio praticato secondo il costume ebraico: l'impiccagione del cadavere del Figlio di Dio.

I tre passi esaminati sopra, passi dell'Ascensione di Isaia e della 1° Epistola ai Corinzi, menzionano nel contempo un intervento diretto o indiretto del principe (o dei principi) di questo mondo nella messa a morte del Figlio di Dio e una impiccagione successiva. Quelle due menzioni non scompaiono completamente nel II° secolo, perfino quando è stata adottata nel cristianesimo la versione evangelica di Gesù Cristo crocifisso per ordine del procuratore romano Ponzio Pilato; ma le si ritrovano solo più dissociate.

NOTE

[28] «Cioè il nemico (di Dio), Satana», secondo una nota di TISSERANT, editore de l'Ascensione di Isaia (si veda l'Appendice I).

[29] Le parole «dello Sceol», ossia del soggiorno dei morti, devono essere sottintese, secondo una nota di Tisserant. 

[30] LOISY, analizzando questo passo, nel 1922, nell'articolo sopra citato, della Revue d'histoire et de littérature religieuses (pag. 227), fa seguire la parola «re» con l'interpretazione seguente: «(Erode?)». Il punto interrogativo mostra che quella spiegazione non sembrava soddisfacente a Loisy stesso, poiché, dall'anno 6 dell'era cristiana, sotto l'imperatore Augusto, Gerusalemme e la Giudea erano amministrate da un procuratore romano, e il re Erode Antipa non governava che il nord della Palestina (Galilea). L'articolo di LOISY è anteriore alla pubblicazione del libro di COUCHOUD, Le mystère de Jésus (1924), dove quest'ultimo presentava una tesi «mitica».

[31] Si veda nel Vangelo secondo Matteo 23:34: «Perciò ecco, io vi mando profeti, sapienti e scribi; di questi alcuni ne ucciderete e crocifiggerete (in greco staurôsété), altri ne flagellerete nelle vostre sinagoghe e li perseguiterete di città in città». Si veda anche l'impiego successivo dei verbi staurô (crocifiggere) e krémannumi (appendere) nella traduzione dei Settanta per Ester 7, versi 9 e 10.

[32] Si veda il termine Crux nell'opera classica: Dictionnaire des Antiquités grecques et romaines di DAREMBERG e SAGLIO. 

[33] GOGUEL, nella sua opera Jésus de Nazareth, Histoire ou mythe (1925), — dove combatte la tesi «mitica» di Couchoud (1924), che aveva segnalato l'importanza dell'Ascensione di Isaia, — ha dato un commentario interessante di questo passo, ne ha mostrato la natura di leggenda ebraica, ma non lo ha confrontato col verso 14 del capitolo 4 e non ha segnalato che la messa a morte del Figlio di Dio era eseguita secondo la pratica ebraica (si veda Jésus de Nazareth (1925), pag. 113-118; si veda, dello stesso autore, Jésus (1950), pag. 366, nota 2).

[34] Si veda più sopra, pag. 47.

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