mercoledì 18 novembre 2020

IL CRISTIANESIMO SENZA GESÙINTRODUZIONE

 Se la storia della religione ha qualche grande lezione, è che un approccio più vicino alla verità è sempre un allontanamento dall'ortodossia.

(Kirsopp Lake)

Le 80 o 70 sette in cui il cristianesimo rapidamente si divideva, si odiavano l'un l'altra con un'intensità che provocò la meraviglia di Giuliano e il ridicolo dei Pagani. 

(Manson T.W.)

Non è un pensiero deprimente che questi fatti fondamentali della religione cristiana non fossero altro che deliri, fantasie, allucinazioni? 

(Johannes Weiss)

Il Dio di Coincidenza   

Può qualcuno negare che  

Una cosa dopo l'altra  

In sequenza e logica  

Mai vista prima   

Non può essere che la  

Interferenza di un Dio  

Determinata a provare che   

Ognuno che pretende  

Di conoscere ora  

Una cospirazione è   

Demente? 

(Kent Murphy)



Sei miticista?

C'è una verità sepolta nei primi scritti cristiani, molto lontana dalle abituali menzogne propinate dalle varie Chiese, dove restano soltanto edifici di catechismi abbandonati e dogmi in sfacelo. Hai sentito di questa verità unicamente imparando a formulare le domande come se fossero fiocchi di neve che cadono dal cielo: domande fuori dal tuo controllo, al di là dei tuoi pensieri e delle tue preoccupazioni. A domande come quelle si risponde col passare del tempo, alla fine: con analisi critiche applicate a manoscritti ingialliti di autori veri o presunti morti da tempo, parole analizzate alla luce dei criteri più raffinati secondo la migliore fredda esegesi critica, che fanno echeggiare fuori echi di battaglie antiche, non meno aspre di quelle combattute su reali campi di battaglia. E negli anni e nei decenni, infili le risposte raccolte nel filo del tuo bisogno, sottile come un ago: gradualmente compare una verità, una credenza, un tempo. Non tratterrai quest'informazione una seconda volta: l'invito, come una cometa, passerà dalla tua visione nel nero della mistica più vera quanto più antico ne è il suo allucinatore (che ha un nome preciso: Paolo), e non lo vedrai mai più nella tua vita.

Non ti capita mai di non andare. In un certo senso sei già lì.

Sei miticista?


  Oltre Paolo, oltre le sue lettere autentiche, il filo della storia si interrompe bruscamente. Come se le origini stesse finissero lì, quando noi sappiamo che prima di Paolo c'erano già degli apostoli del Cristo. Ma l'evidenza finisce lì, con Paolo. Oltre non c'è niente, è come se non ci fosse niente, a parte quello che Paolo ci racconta. Se anche chi precedette Paolo nella fede avesse saputo qualcosa, Paolo non può dircelo. Lui ha eclissato tutto. Puoi solo scommettere, per fede, che almeno negli elementi essenziali, chi precedette Paolo condividesse la stessa credenza di Paolo. Ti siedi dunque all'ombra del Grande Apostolo, e aspetti. 

Sei miticista?


Nelle tenebre dei pensieri confusi dell'Apostolo — dopotutto, era un allucinatore — balena una pallida luce sulfurea: una croce che chiama. Ti avvicini sfiorando quasi con le dita quello che vuole dirti l'Apostolo (anche se in realtà lo ha voluto dire a individui morti e sepolti come lui, posseduti come lui). La luce si intensifica. E ora vedi. Solo tu hai chiesto di vedere.

Sei miticista?


Non hai mai vagato in un regno di meraviglie abbandonato, non sei mai entrato nel cielo con un milione di cieli. Non hai mai ricevuto risposte alle domande che hai posto. Non guardi. Finché non c'è più nessun suono, neppure il crepitio dello spirito o il fremito del visionario. Ci sei soltanto tu mentre gli occhi allucinati dell'Apostolo spaccano in due la realtà, tu che guardi in su oltre le pareti senza fine oltre la breve allucinazione istantanea nella frenesia dell'estasi visionaria che consuma tutto, tu che fluttui attraverso un oceano partorito dall'Apostolo in uno spazio dove tutte le stelle e i pianeti e gli astri ti guardano dall'alto e tutte le stelle sono occhi.

Eppure. Eppure.

Vedi ancora.

Ti eri sbagliato? C'è dell'altro?

Sei davvero miticista?


Cala la notte, come se non fosse mai scesa prima di allora. Eppure la vista non cambia mai. Vedi sempre e soltanto il cielo, tra la Terra e la Luna, con gli occhi dell'Apostolo. Ci sono oscurità tutto intorno a te, artigli e torsi e teste, ma non le senti, percepisci che sono lì, in agguato. Ma non cercano te. 

Però estremamente di rado scorgi del movimento, il passo esitante di un arcangelo, un intruso che attraversa territori che gli sarebbe proibito attraversare. Si dirige verso un posto di cui hanno sentito solo in parole smozzicate, spirali di fumo e schizzi di sangue. Vedi l'intruso, fissi gli occhi immobili sul suo volto privo di un volto, e la sua nera sagoma crocifissa diventerà una vena nera che sanguina in un miliardo di miliardi di rantoli e agonie, poi l'orrore infinito, poi oltre. Vuoi gridare, conosco questo arcangelo, conosco questo intruso, questa CROCE. Torna indietro, intruso. Non andare. Ma tutto quello che puoi fare, che l'Apostolo poteva fare, è guardare con occhi senza palpebre, guardare l'intruso arrivare alla destinazione di morte che si è creato, e aspettare il giorno in cui gli astri si spegneranno e le stelle si estingueranno nel cielo, quando non ci sarà più niente da vedere, perché non ci sarà più niente. E poi l'Apostolo avrà quello che aveva chiesto, tanto tanto tempo fa. 

Avrai visto tutto.

Sei miticista.


Guy FAU


IL CRISTIANESIMO 

SENZA GESÙ



INTRODUZIONE


Allorché si guarda più da vicino, l'origine del cristianesimo pare semplice: un uomo chiamato Gesù avrebbe fondato una nuova religione nel quadro del giudaismo, ma aperta a tutti gli uomini, lo si sarebbe fatto morire in croce, poi deificato.

Quella storia è assurda: i vangeli non ci raccontano nulla del genere, non ci mostrano un uomo, ma un dio incarnato: se si rifiuta quella incarnazione, nulla più ha senso: perché si sarebbe deificato un uomo che aveva fallito, un condannato secondo il diritto comune?

Ma il cristianesimo come ce lo si insegna oggi non è quello delle origini, è un arrangiamento composito che risale al IV° secolo: a quell'epoca, al tempo dell'imperatore Costantino, un cortigiano, il vescovo Eusebio di Cesarea, che si è giustamente definito «il più grande bugiardo della storia», [1] ha ricreato la storia della chiesa primitiva. [2] In quell'occasione si sono distrutti numerosi testi, si sono rimaneggiati, alterati o interpolati la maggior parte degli altri, in particolare le epistole dell'apostolo Paolo, che raccontavano tutt'altra storia. Lo scopo perseguito da Eusebio era stabilire che la supremazia del vescovo di Roma risaliva ad un'istituzione di Gesù. Quella tesi, basata su un'interpolazione nel vangelo di Matteo (e in esso solo, come se una decisione così importante avrebbe potuto essere ignorata da altri scritti e autori cristiani fino alla metà del III° secolo) è legittimamente respinta dagli Orientali e dai Protestanti.

La critica delle fonti cristiane è fortemente progredita dalla metà del XIX° secolo. A quell'epoca, il grande errore di Renan, nella sua Vita di Gesù, fu di credere che sopprimendo dai vangeli tutto il meraviglioso, sarebbe rimasta una testimonianza storica. Sedotto dalla concordanza dei racconti evangelici con i paesaggi e l'atmosfera della Palestina, ha creduto che tutto ciò che si aveva inserito in questo scenario fosse autentico. Secondo le parole di Couchoud [3] egli ha concluso: «Gesù è esistito, io ho visto il lago».

Nessuno ammette più quella tesi: i vangeli sono stati scritti per dimostrare che un Gesù era veramente il Figlio di Dio, o ancora il «Verbo» creato all'origine del mondo. Per portare la prova di questa natura divina, era necessario appoggiarla su dei miracoli eclatanti: questi miracoli sono la parte essenziale dell'opera; se sono rimossi, non resta che un racconto immaginario e incoerente.

Le apparenti biografie di Gesù non risultano da testimonianze del tempo in cui lo si è fatto vivere,  [4] sono state scritte dopo il 150 (circa 120 anni più tardi) con l'assistenza di testi attinti dall'Antico Testamento e di alcuni testi preesistenti appartenenti ad altri culti; esse sono state inoltre rimaneggiate fino al IV° secolo. È impossibile, in queste condizioni, scrivere una vita di Gesù che non sia puramente immaginaria. Quella di Guignebert [5] non è che un'impresa di demolizione, un gioco al massacro, al termine del quale l'autore conclude che un solo fatto può essere tenuto per vero: la crocifissione, perché, trattandosi di un supplizio infamante, [6] non la si sarebbe inventata se non fosse stata imposta da un fatto reale. Ma la crocifissione stessa è ben lungi dall'essere un fatto assicurato e richiede una spiegazione speciale.

Aggiungerei che la divinizzazione di un uomo, comune nel paganesimo, [7] era radicalmente impossibile in ambiente ebraico. Gli ebrei sono sempre stati ferocemente monoteisti e lo sono ancora. L'idea che un uomo possa essere o essere stato una parte di Dio o un «figlio di Dio» non avrebbe potuto costituire per loro che un'orribile bestemmia: «Gli ebrei onoravano l'imperatore, ma si lasciavano far a pezzi piuttosto di ammettere a fior di labbra che l'imperatore fosse un Dio. Si sarebbero egualmente lasciati fare a pezzi se avessero dovuto dire ciò di Mosè stesso. E il primo cristiano di cui noi intendiamo la voce, un ebreo figlio di ebrei, assocerebbe un uomo a Jahvé con la maggior facilità del mondo! Ecco il miracolo al quale io mi ribello... L'ostacolo invincibile è il culto di Gesù, la religione cristiana. Guardando in fondo alle cose, l'esistenza del cristianesimo, lungi dal provocare quella di Gesù, la esclude». [8]

Il Gesù dei vangeli non può essere nato in paese ebraico. In una cena di dodici ebrei, egli non avrebbe potuto, senza provocare proteste indignate, offrire da bere il suo sangue: il consumo del sangue era e resta ancora proibito. [9]

Ora ci viene detto che gli apostoli erano ebrei, che San Pietro voleva riservare agli ebrei il reclutamento dei primi cristiani. Bisognerebbe spiegare come mai l'apostolo Paolo, ebreo lui stesso, potesse predicare un «figlio di Dio».

In questa ricerca, un grande progresso è stato fatto allorché Couchoud ha rinnovato il problema dimostrando che, nel personaggio di Gesù Cristo, il culto del Cristo aveva largamente preceduto l'umanizzazione di Gesù. [10] Si sapeva già distinguere le due componenti del personaggio, Guignebert aveva scritto due opere dedicate, l'una a «Gesù», l'altra a «Cristo», ma ancora metteva Gesù davanti al Cristo, credendo che si fosse divinizzato dopo la sua morte un Gesù umano. Couchoud ha dimostrato che bisognava fare il contrario: Gesù non è un uomo divinizzato, è un «dio fatto uomo».

In queste condizioni, il problema delle origini cristiane è completamente modificato: non sono più le origini di Gesù che vanno ricercate, ma quelle del Cristo, personaggio celeste della Gnosi e l'unico conosciuto dall'apostolo Paolo.

Quando ho scritto la mia Fable de Jésus-Christ, [11] non ho inventato la tesi secondo la quale Gesù non era che un mito, io riprendevo gli argomenti di Alfaric e di Couchoud, che mi aveva fatto conoscere Georges las Vergnas. Non ho nulla da rivedere in quel libro nella sostanza, ma era il mio primo libro sulla storia delle religioni, e comporta alcune inavvedutezze editoriali.

La prima parte, che tendeva a confutare le prove invocate a sostegno di una storia di Gesù, vi assume un'importanza eccessiva, e avrebbe dovuto cominciare spiegando come mai le fonti del cristianesimo siano molto anteriori alla vita leggendaria di un Gesù al tempo di Tiberio. È quello che mi propongo di fare qui. 

Se Gesù non è il fondatore del cristianesimo, occorre cercare le autentiche fonti del cristianesimo senza Gesù. Allo stesso modo, quando si è stabilito che Dreyfus non era l'autore dei documenti che l'avevano fatto condannare, restava da scrivere la storia del caso senza Dreyfus. [12]

È una storia molto complessa che intraprendo, infatti molti elementi vi assumono un posto inaspettato. Il cristianesimo non è una dottrina nuova e coerente, ma incorpora molti concetti che risalgono a Zoroastro, al V° secolo prima della nostra era, altri provenienti dalla Gnosi, dagli Esseni di Damasco.

Mi accingo a dimostrare che prima dell'anno 150, nessuno aveva ancora parlato di un Gesù: l'apostolo Paolo, l'autentico propagandista della dottrina cristiana, non ha mai conosciuto nessuno se non un Cristo celeste. Prima di essere un uomo «nato da donna», Gesù fu un inviato celeste, un fantasma che camminava sulle acque.

A coloro che vorranno davvero seguirmi in questa ricostruzione, domando anticipatamente due cose:

 della pazienza, poiché li farò risalire molto lontano nel passato; 

 e di dimenticare tutto ciò che credono di sapere: ciò che si è insegnato loro, sono parole del vangelo, ma le parole del vangelo non sono delle verità. 

L'essere celeste chiamato Gesù Cristo non è il figlio di Maria, né il crocifisso sotto Ponzio Pilato. È la storia del Cristo chiamato Gesù che scriverò. Col Gesù evangelico, io non avrò a che fare.


NOTE

[1] Le parole sono di Burkhardt, teologo protestante.

[2] Si veda Guy Fau, Eusèbe de Césarée et son histoire de l'Eglise, in Cahiers du Cercle Ernest Renan, n° 94, marzo 1976.

[3] Paul-Louis Couchoud, Le dieu Jésus, Gallimard, 1951, p. 38.

[4] «Ritengo che quello che noi possiamo sapere sulla vita e sulla personalità di Gesù, equivale a non dire proprio niente» (Bultmann).

[5] Charles Guignebert, Jésus, ed. Albin Michel, 1947.

[6] «È maledetto da Dio colui che pende dall'albero» (Deuteronomio 22:22).

[7] Così Giulio Cesare e i suoi successori sono stati divinizzati. Il che permise all'anziano Vespasiano di dire: «Io sento che divengo dio».

[8] Paul-Louis Couchoud, Le mystère de Jésus, pag. 84.

[9] «Non mangerete la carne con la sua vita, cioè il suo sangue» (Genesi 9:4).

[10] Paul-Louis Couchoud, Jésus le dieu fait homme.

[11] Éditions rationalistes, 3° edizione, Parigi, 1967. 

[12] Marcel Thomes, L'Affaire sans Dreyfus, Cercle bibliophile, Parigi, 1971.

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