La 2° Epistola ai Corinzi.
Oltre alla menzione di una visione di Paolo (12:2-4), che sembra essere la stessa che menziona Galati, [92] la 2° Epistola ai Corinzi contiene sull'attività dell'apostolo un certo numero di indicazioni riguardanti le sue relazioni con i cristiani di Gerusalemme (10:12-13; 11:4-6; 13-15, 22-23). Turmel e Loisy sono d'accordo nell'attribuire questi versi né a Paolo stesso né ad un editore cattolico, ma come sempre, il primo li considera derivati dalla scuola di Marcione, il secondo, dagli ammiratori mistici di Paolo; nel caso in questione, la differenza è di poca importanza; ciò che è molto più importante, è il comune rifiuto di questi due critici a considerare primitivi questi versi. Ecco alcuni estratti, il cui tono veemente sorprende il lettore, in un'opera canonica.
«Non osiamo infatti collocarci o paragonarci con alcuni di quelli che si raccomandano da se stessi; ma essi, misurandosi da se stessi e paragonandosi con se stessi, mancano di intelligenza... Se infatti il primo venuto vi predica un Gesù diverso da quello che vi abbiamo predicato noi o se si tratta di ricevere uno spirito diverso da quello che avete ricevuto o un altro vangelo che non avete ancora sentito, voi siete ben disposti ad accettarlo. [93] Ora io ritengo di non essere in nulla inferiore a questi superapostoli... Ma quello che faccio lo farò ancora per togliere ogni pretesto a coloro che desiderano un'occasione per mostrarsi uguali a noi in ciò di cui si vantano. Quei tali sono falsi apostoli, operai fraudolenti, che si travestono da apostoli di Cristo. Non c'è da meravigliarsene, perché anche Satana si traveste da angelo di luce... Eppure, qualunque cosa uno osi pretendere..., oso pretenderla anch'io! Sono Ebrei? Lo sono anch'io. Sono Israeliti? Lo sono anch'io. Sono discendenza d'Abramo? Lo sono anch'io. Sono servitori di Cristo?... Io lo sono più di loro; più di loro per le fatiche, più di loro per le prigionie...».
Se è possibilissimo, come pensa Loisy, che l'autore di questi versi abbia raccolto alcuni dettagli sulla carriera dell'apostolo, il tono della polemica sembra essere proprio di un periodo, — cioè la fine del I° secolo o l'inizio del II° — in cui i paolini mistici erano in conflitto contro degli avversari che si appellavano all'autorità «di presunti apostoli sempre presumibilmente giudaizzanti..., di coloro che hanno cominciato a rappresentarsi come i soli apostoli del Cristo, i soli apostoli del mondo e i soli maestri della verità». [94]
NOTE
[92] Si veda più sopra, pag. 111, nota 24.
[93] Si vede che il termine greco Vangelo (letteralmente la Buona Novella) indicava nel I° secolo la dottrina cristiana.
[94] LOISY, Remarques, pag. 55-57. ALFARIC (Le problème de Jésus, pag. 20), che, come è stato detto più sopra (pag. 111, nota 25) è incline a vedere in Paolo «un puro mistico», considera autentici i passi della 2° Epistola ai Corinzi, citati sopra.
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