sabato 3 ottobre 2020

LA PASSIONE DI GESÙ: FATTO DI STORIA O OGGETTO DI CREDENZALe chiese cristiane dalla morte di Gesù alla conversione di Paolo, secondo la concezione di Loisy.



CAPITOLO IV

Gli inizi delle chiese cristiane


Le chiese cristiane dalla morte di Gesù alla conversione di Paolo, secondo la concezione di Loisy.

Nelle sue Remarques sur la littérature épistolaire du Nouveau Testament (1935), Loisy ha esposto in termini molto semplici e vividi gli inizi delle chiese cristiane. [1]

«Gesù si era comportato in modo tale che i suoi seguaci hanno potuto credere che egli era o che sarebbe stato il Messia, il Liberatore atteso... La morte violenta di Giovanni il Battista non ha impedito ai suoi discepoli di mantenere la loro fede nella sua missione e di formare una setta che ha avuto qualche durata. [2] Aggiungiamo che la morte non contava molto per della gente che credeva nella resurrezione dei morti e che i discepoli di Gesù, non avendo contemplato l'orrore del suo supplizio, [3] non ne furono tanto impressionati quanto avrebbero potuto esserlo, se vi avessero assistito. Il fatto è che loro stessi si ritrovarono presto nella loro fede originaria, rafforzandosi nell'idea che Gesù fosse per sempre vivo presso Dio e pronto a manifestarsi come Messia sulla terra nel regno di Dio...»

«Dopo alcune oscillazioni di tutti i discepoli, il più fervente tra loro, Pietro, si rianimò nel pensiero che Gesù fosse vivo per Dio, e nella sua fede lo vide. I suoi compagni si rafforzarono nella speranza, anch'essi videro...»

I discepoli di Gesù erano fuggiti nel nord della Palestina, in Galilea, dopo la morte del loro maestro. Di ritorno a Gerusalemme, «aspettavano» il regno di Dio e il Messia Gesù; «comunicavano a poco a poco la loro attesa ad alcuni di coloro che incontravano nel tempio, ebrei del paese ed ebrei della Dispersione...».

(Si ricorderà, infatti, che la «dispersione» degli ebrei era cominciata più di sette secoli prima dell'era cristiana e che, nell'impero romano, gli ebrei «dispersi» erano molto più numerosi di quelli della Palestina).

«Dunque vi furono presto a Gerusalemme dei credenti ebrei e dei credenti ellenisti,... il gruppo ebraico rimase più o meno bloccato nella sua attesa, e il gruppo ellenistico cominciò a praticare il proselitismo, quella tendenza dei suoi membri che era così ben abbastanza comune tra gli ebrei della Dispersione. Allora uno di questi ellenisti, Stephanos (Stefano), si fece così audace da portare il caso di Gesù Messia davanti alle sinagoghe che erano aperte agli ellenisti dei vari paesi a Gerusalemme».

«Si racconta, ed è probabile, che questo Stefano, istruito dalle sue esperienze nel mondo pagano, avesse osato dire che le pratiche specificamente ebraiche non sarebbero più state obbligatorie nel regno di Dio. Tumulto, processo davanti al Sinedrio» (consiglio e tribunale religioso), «condanna di Stefano; egli muore lapidato. I suoi compagni sono costretti a fuggire, e questo è il principio della propaganda (cristiana) al di fuori della Giudea, più precisamente del territorio ebraico che era sotto l'immediata supervisione delle autorità ebraiche di Gerusalemme; questa propaganda non poteva mancare di raggiungere non solo gli ebrei della Dispersione, ma anche la clientela pagana delle loro sinagoghe...». La comunità di Antiochia appare come una delle più importanti, ed è certo che vi fu molto presto un gruppo cristiano a Damasco.

Loisy riassume la «propaganda cristiana» di quel tempo, così come se la rappresenta: «Per nulla affatto così pacifica e innocua come molti si compiacciono ancora ad immaginare.... il grido che provocava tanto «tumulto» a Roma (verso il 50, sotto l'imperatore Claudio [4]) e altrove..., non era: «Pentitevi, perché Dio vi perdoni», era: «Il Messia è venuto, è stato crocifisso, ma è risorto, e verrà presto nella gloria e nella potenza, egli verrà, egli verrà!...»

«Paolo entra in scena (a Damasco), quando quella agitazione è già cominciata in vari luoghi e persino i missionari di Antiochia hanno guadagnato i proseliti nella clientela pagana delle sinagoghe, senza imporre ai loro adepti la circoncisione...». Dopo averli combattuti, «Paolo si unisce alla fede e si associa alla propaganda dei credenti ellenistici..., con la foga che gli pare essere stata naturale...» [5]

NOTE

[1] LOISY, Remarques..., op. cit., Conclusions, pag. 176-180.

[2] Si veda più oltre, pag. 124.

[3] Si veda più sopra, pag. 26.

[4] Si veda più sopra, pag. 32.

[5] Loisy combatte un «pregiudizio tenace», che vuole che Paolo abbia avuto l'iniziativa della predicazione tra i gentili (i pagani) e che sia stato, nella sua esistenza, quasi il solo a convertire i non-ebrei.

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