sabato 24 ottobre 2020

LA PASSIONE DI GESÙ: FATTO DI STORIA O OGGETTO DI CREDENZACaratteristiche del Vangelo di Marco.


Caratteristiche del Vangelo di Marco.

La maggior parte degli «autori che si sono occupati di Marco», osservava Alfaric, «hanno vantato la sua naturalezza e la sua semplicità. Hanno trovato in lui un narratore che riporta fatti o parole, senza logica e senza ordine, in una maniera ingenua e pittoresca. Questa è proprio la prima impressione che si prova a leggerlo. Ma uno studio più attento fa emergere molti artifici insospettabili». [4]

L'insieme dell'opera è ordinato secondo delle divisioni ternarie. Comprende «tre grandi sezioni». Una è dedicato alla «buona novella» della venuta del Cristo, un'altra all'annuncio della sua morte, la terza agli eventi del grande dramma. Quest'opera, di apparenza così rozza, ha, come quella di molti retori, un principio, una metà, e una fine».

«Ciascuna parte si suddivide a sua volta, in maniera da formare una nuova trilogia, secondo lo stesso piano». Prendiamo la terza, che contiene il punto culminante della tragedia. «Si svolge interamente nelle vicinanze del tempio di Gerusalemme: vi troviamo un prologo (capitoli 11-13), un dramma centrale, la Passione (capitoli 14, 1-15:39), un epilogo» (testimonianze della morte, della sepoltura e della resurrezione, capitoli 15:40-47, capitolo 16 e ultimo). [5]

Più di tutti gli altri episodi, «quello della Passione del Cristo si caratterizza come una costruzione di Marco: è prima della terza ora che Gesù è condotto al Calvario (15:25), prima della sesta ora che subisce gli ultimi oltraggi degli ebrei (15:33), prima della nona ora che si spargono le tenebre in mezzo alle quali spira in un grido di angoscia (15:34). [6] Questi dettagli... non sono certamente sufficienti a provare che il soggetto è stato creato da lui dal nulla; ma sembrano davvero attestare che è lui che l'ha organizzato, che l'ha messo in forma di storia». [7]

Si dirà che si tratta della conclusione di un negatore sistematico, doppiamente non credente, poiché è stata enunciata da un ex prete cattolico, che aveva perso la fede ed era venuto a negare il supplizio del profeta ebreo Gesù, ordinato dal procuratore romano Ponzio Pilato? Ma ecco il giudizio di uno storico che si trovava agli antipodi di Alfaric, poiché Goguel era un protestante liberale rimasto credente e che affermava la realtà della carriera terrena di Gesù al tempo dell'imperatore Tiberio. Ora Goguel ha espresso a riguardo del Vangelo di Marco, dove riconosceva la «successione di tre periodi», un giudizio non meno categorico: «Nessuno dei Vangeli ha un piano più coerente e ben congegnato di quello di Marco». Le divisioni del suo racconto sono nettamente segnate...». [8]

In questi quadri ternari, il racconto assume la forma di un dramma dallo sviluppo rapido. L'evangelista «situa tutte le scene nel corso di qualche spostamento di Cristo. La carriera messianica di Gesù non è altro che un andirivieni dai molteplici episodi. Entra in scena nella Giudea, per andare di là in Galilea, poi in terra ellenica; dopodiché, lascia gli Elleni, poi i Galilei, per recarsi a Gerusalemme, dove finirà la sua carriera terrena». [9]

«La stessa preoccupazione per una presentazione vivace porta Marco a far conversare il più possibile i suoi personaggi. Ecco il primo miracolo compiuto a Cafarnao. «Ora nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro, il quale si mise a gridare, dicendo: «Che vi è fra noi e te, Gesù Nazareno? [10] Sei venuto per distruggerci? Io so chi tu sei: Il Santo di Dio». Ma Gesù lo sgridò, dicendo: Taci ed esci da costui. E... lo spirito impuro uscì da lui. E tutti... si domandavano: Che è costui? Un insegnamento nuovo, dato con autorità...». [11]

L'evangelista si preoccupa ancora meno di far parlare i suoi attori che di descrivere i loro atteggiamenti e i loro gesti. Fin dall'inizio, ci mostra Giovanni il battezzatore, «vestito di peli di cammello e di una cintura di cuoio» (1:6). Ma «è soprattutto intorno a Gesù che abbondano i dettagli di questo genere... esce per la strada, seguito da una folla numerosa; si guarda intorno; chiama la gente; entra nella casa; prende la mano dei malati». [12

Così l'arte di Marco è «quella dei racconta-storie popolari...»: [13] per dare più chiaramente al suo racconto l'apparenza di un'azione che si svolge sotto gli occhi del lettore, egli impiega volentieri il tempo grammaticale del presente; [14] «l'avverbio «subito» rinviene ad ogni contesto», [15] dando al vangelo l'apparenza di una tragedia che «sempre si affretta all'epilogo»; [16] la congiunzione «e» è usata molto, «anche all'inizio dei racconti e dei discorsi, come se tutti fossero solo uno». [17] L'opera abbonda di ripetizioni, di passaggi bruschi da un soggetto all'altro, di frasi incompiute. [18] «Tali negligenze colpiscono in un'opera simile, dedicata a descrivere la manifestazione provvidenziale del Figlio di Dio. L'autore del terzo vangelo» (detto di Luca) «lo ha ben percepito ed è una delle ragioni per le quali ha scritto il suo libro. Se si confrontano, infatti, i due testi, si realizza che il secondo segue spesso il primo molto da vicino, ma ne corregge gli errori letterari». [19] Non sono dello stesso periodo e non si rivolgono allo stesso pubblico.

NOTE

[4] ALFARIC, stessa opera, pag. 7.

[5] ALFARIC, stessa opera, pag. 8-9.

[6] Queste ore, «partendo dal mattino», ovvero dalla nostra 6° ora, corrispondono per noi alla 9°, alla 12° e alla 15° (ALFARIC, Examen critique de l'Evangile selon Marc, pag. 180).

[7] ALFARIC, L'Evangile selon Marc, op. cit., pag. 74.

[8] GOGUEL, Jésus, pag. 105.

[9] ALFARIC, L'Evangile selon Marc, op. cit., pag. 18.

[10] Per la spiegazione di questo termine, si veda più avanti, pag. 191.

[11] Marco 1:23-27; si veda in ALFARIC, op. cit., pag. 23 e 113.

[12] ALFARIC, op. cit., pag. 24-25 (con i riferimenti al Vangelo di Marco).

[13] ALFARIC, op. cit., pag. 26.

[14] 151 casi di questo genere in Marco, contro 78 in Matteo e 10 o 11 in Luca: osservazione di Padre M.-J. LAGRANGE, Evangile selon Marc, pag. 65 (citata da ALFARIC, stessa opera, pag. 22-23).

[15] «Subito» appare fino a 48 volte in Marco, contro 18 in Matteo e 7 in Luca, il cui testo è pertanto ben più lungo: osservazione di Padre M.-J. LAGRANGE, Evangile selon Marc, pag. 66 (citata da ALFARIC, stessa opera, pag. 22).

[16] Citazione del poeta latino ORAZIO, Arte poetica, verso 148.

[17] ALFARIC, op. cit., pag. 27.

[18] ALFARIC, op. cit., pag. 27 e pag. 30-31.

[19] ALFARIC, op. cit., pag. 31.

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