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PREDICAZIONE DEL REGNO
Tenendo fermo il risultato finora raggiunto, secondo cui il Regno di Dio è l'organizzazione o la società in cui Dio, il Dio Unico, è riconosciuto e adeguatamente adorato (cioè la comunità del culto monoteista di Gesù), dobbiamo ora affrontare la questione interessante e importante, ma difficile, della predicazione del Regno e della chiamata al pentimento. A questo punto, sfortunatamente, la testimonianza non è né così chiara né così unanime come si vorrebbe. In Marco 1:15, sentiamo come nota fondamentale della predicazione di Gesù: “Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel suo Vangelo”. Marco non dice che il Battista predicasse il Regno imminente, ma solo il battesimo di pentimento, la remissione dei peccati e il Veniente più potente che avrebbe battezzato con lo Spirito Santo. Similmente Luca, con molti dettagli aggiuntivi, ma senza alcuna menzione del Regno di Dio, che appare prima in 4:43, predicato dal Gesù. Nello stesso senso il Quarto Evangelista tace. Passando a Giuseppe (Antichità 18, 5, 2), leggiamo di “Giovanni detto il Battista, perché Erode lo uccide, un uomo buono che invitava i Giudei che coltivavano la virtù e praticavano la giustizia reciproca e la pietà verso Dio a unirsi al battesimo; così infatti anche il battesimo gli sarebbe sembrato accettabile, poiché lo usavano non per scusarsi di certi peccati, ma per la purificazione del corpo, supponendo in effetti che anche l'anima fosse stata completamente purificata in precedenza dalla rettitudine”. Ciò sembra una spiegazione bizzarra del “battesimo per la remissione dei peccati”, ma non c'è alcun accenno al Regno. Giuseppe continua dicendo che il popolo accorreva a questo predicatore ed era disposto a fare qualunque cosa consigliasse; così Erode, temendo una ribellione, lo catturò e lo mandò alla fortezza di Macheronte, dove fu messo a morte. Siccome in questo caso non possiamo individuare alcun motivo di falsificazione, questo resoconto sembrerebbe essere credibile come ogni altra cosa in Giuseppe; in ogni caso, non siamo in grado di verificarlo. Potrebbe forse essere collegato alla predicazione dell'arrivo imminente del Regno da parte di Giovanni, ma di certo non implica la stessa cosa.
Solo in Matteo 3:2 leggiamo che il Battista venne a predicare nel Deserto di Giudea, dicendo: “Ravvedetevi, perché è vicino il Regno dei cieli”. Ma esattamente queste parole vengono messe in bocca al Gesù (4:17) come la nota fondamentale della sua predicazione, proclamata solo dopo che Giovanni fu gettato in prigione. Possiamo sospettare che qui ci sia qualcosa di non storico. Difficilmente, dopo che Giovanni aveva predicato per un tempo considerevole, dopo che era stato messo in prigione e il suo movimento aveva esaurito la sua forza, Gesù avrebbe ripreso proprio la sua formula e il suo slogan nella predicazione in Galilea. L'effetto di tale predicazione era già stato scongiurato. La gente avrebbe detto: “Oh! Questa è una vecchia storia. Giovanni ce l'ha raccontò qualche mese fa. Ora è in prigione”. Possiamo dire, quindi, con molta sicurezza che questa ripetizione è molto improbabile.
Nondimeno, le affermazioni possono far trasparire una situazione storica. La predicazione del Battista sembra presentare un lato ebraico del grande movimento cristiano. Il suo contenuto principale (secondo i Vangeli) sembra essere stato il Veniente, che era quasi legato all'attesa messianica, ma poteva riferirsi o a Jahvé stesso oppure al suo rappresentante. A questa Venuta sembra essere stata associata anche la nozione di giudizio. L'oggetto di quest'ultimo era principalmente la condanna del mondo pagano e la glorificazione di Israele, intorno a cui gli Apocrifi e gli estensori degli Apocrifi parlano interminabilmente, e che potrebbe facilmente e naturalmente sfociare in un rovesciamento del politeismo e nell'instaurazione del culto monoteista di Gesù. Sulle reali intenzioni, sul contenuto e sulla portata di questo movimento giovanneo sappiamo pochissimo e le congetture sembrano oziose. Al momento dobbiamo rassegnarci all'ignoranza. Le rappresentazioni dei Sinottici e in Giuseppe sono troppo scarne per poter trarre delle conclusioni significative.
Ma cosa ci racconta questa predicazione intorno al Regno? Wellhausen (Matteo 3:2) dice: “Che il Regno di Dio — cioè il giudizio o l'ira a venire — è vicino”. Sicuramente non intende identificare il Regno con il Giudizio o l'Ira; intende solo dire che l'avvento del Regno comporta l'avvento del Giudizio e dell'Ira. Il Regno sembrerebbe significare solo il governo divino, il dominio della terra da parte di Dio per via diretta o indiretta. Nel pensiero ebraico ciò potrebbe fondersi molto naturalmente con la Regalità Messianica e l'esaltazione di Israele. Ma nel pensiero dei gentili difficilmente lo farebbe. Molto probabilmente avrebbero trovato di poco gradimento un Regno del genere. Come predicata ai gentili di Galilea, l'instaurazione del Regno di Dio non poté significare altro che la conversione del paganesimo al culto del vero Dio Unico. Quest'idea era vicinissima all'idea puramente giudaica del Regno dei Cieli come il Regno della Legge, poiché il cuore di quest'ultima era lo Shema: “Ascolta, O Israele: Jahvé è il Nostro Dio, Jahvé è Uno” (Deuteronomio 6:4). Ma le due idee non erano proprio identiche. Inevitabilmente il Regno stesso sarebbe stato composto da convertiti a questa fede. Come gruppo, essi avrebbero formato il Regno, la cui essenza sarebbe stata la Theosebeia: il culto del Dio Unico.
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