martedì 13 febbraio 2024

Gli scritti di San Paolo — EPISTOLA AGLI EFESINI (I SECOLI A VENIRE)

 (segue da qui)

2. I SECOLI A VENIRE

In 2:7, Paolo, che ha appena riportato le meraviglie compiute da Dio, aggiunge che Dio le ha prodotte 

al fine di mostrare ai secoli a venire la sovrabbondante ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà per noi nel Cristo Gesù. 

I «secoli a venire» di cui si parla qui corrispondono ai «secoli» passati di 3:9 ai quali il mistero è stato nascosto. Questi ultimi indicano le generazioni passate. I «secoli a venire» indicano quindi le generazioni future (si contava trent'anni per una generazione), e il significato del testo è che le ricchezze della grazia divina sono state riversate sui contemporanei di Paolo affinché questo spettacolo serva da istruzione alle «generazioni a venire», vale a dire da istruzione agli uomini che vivranno due o tre generazioni dopo Paolo. Un tale proposito non si comprende minimamente in bocca a Paolo (e non mi contraddiranno coloro che, basandosi su 1 Corinzi 10:11, pensano che l'apostolo si credesse alla vigilia della fine del mondo); ma esso si capisce benissimo sotto la penna di uno scrittore del 140 circa che vuole farsi passare per Paolo. Il testo 2:7 è l'opera di un falsario. E questo giudizio deve essere esteso a tutta la versione primitiva di cui fa parte. Il nome di Paolo dietro il quale si cela il primo scrittore dell'Epistola agli Efesini (1:15; 3:1, 14; 4:1, 17) è una finzione.

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