mercoledì 27 dicembre 2023

La Truffa di Gesù (VIII)

 (Questo è l'epilogo della traduzione italiana di un libro di David Skrbina, «The Jesus Hoax». Per leggere il testo precedente, segui questo link)



INDICE

CAPITOLO 1: PREPARAZIONE DELLA SCENA

CAPITOLO 2: SOLO I FATTI...

CAPITOLO 3: PERCHÉ LA STORIA DI GESÙ È FALSA

CAPITOLO 4: UNO CONTRO TUTTI

CAPITOLO 5: RICOSTRUIRE LA VERITÀ

CAPITOLO 6: TRARRE UN BILANCIO, GUARDARE AVANTI

APPENDICE A

APPENDICE B


APPENDICE B

UNA CRITICA DI ZEALOT DI ASLAN (2013)

L'idea che Gesù fosse un ribelle contro l'Impero romano è un'idea vecchia. Risale almeno all'opera di Reimarus del 1770 ed è stata ripresa negli anni 60 da S. G. F. Brandon in libri come Gesù e gli ZelotiRecentemente è stata articolata di nuovo nel libro Zealot di Reza Aslan. Zealot reca una somiglianza superficiale con la Tesi dell'Antagonismo che ho promosso in questo libro, e così mi sento in dovere di darne una breve analisi e critica. Nonostante i punti di accordo, Aslan manca del tutto l'essenza principale del presente libro.

Come sempre accade per questi libri, dovremmo iniziare dall'autore. Aslan è un musulmano trasformato in cristiano trasformato in musulmano, che possiede un dottorato in sociologia moderna e ora insegna scrittura creativa alla UC-Riverside. Ha pubblicato due libri sulla religione con importanti case editrici (non accademiche) e quindi ha qualche pretesa di competenza, anche se certamente non convenzionale. 

Sul lato positivo, Aslan vede Gesù in senso strettamente storico, come un uomo ebreo che si ribellò violentemente contro il dominio romano e contro quelle élite di ebrei che vi acconsentirono. Il periodo tra la fine degli anni A.E.C. e l'inizio degli anni E.C., a suo dire, fu un periodo di sconvolgimenti e rivolte da parte delle varie tribù ebraiche. Gesù fece parte di questo fermento e cercò di cacciare i Romani e di ristabilire il dominio ebraico secondo l'ortodossia giudaica. Come zelota, fu infine arrestato e crocifisso. Successivamente alla sua morte, i suoi seguaci — gli 11 apostoli, Paolo e alcuni altri come Marco e Luca — costruirono una versione della sua vita che si adattasse alle loro esigenze particolari. Tutto questo è coerente con la mia tesi. 

Ma ci sono diversi punti di divergenza dal mio approccio e diverse debolezze sparse nel libro di Aslan. Consideriamo innanzitutto le divergenze. A proposito dei Vangeli, Aslan dice giustamente che “i Vangeli non sono, né furono mai intesi essere, una documentazione storica della vita di Gesù. Non sono testimonianze oculari delle parole e delle azioni di Gesù, registrati da persone che lo conobbero” (pag. 26) — il che è vero. Ne rileva la loro natura pseudoepigrafa, ma aggiunge subito che tali opere “non devono assolutamente essere considerate dei falsi”. Non spiega perché. Se i resoconti sono riconosciuti falsi, ma sono rappresentati come veri e pubblicati sotto falso nome, allora ciò è un falso. Aslan non considera quest'opzione perché si affida ai Vangeli come verità per lo più letterale, in contraddizione con la sua opinione appena citata. 

Più avanti ripete lo stesso errore, trascurando completamente la possibilità di falsificazione. “Tutte le storie di miracoli di Gesù furono abbellite con il passare del tempo e arricchite di significati cristologici, e quindi nessuna di esse può essere convalidata storicamente” (pag. 104) — è vero, ma questo perché si tratta di costruzioni fittizie, che egli non ammette, neppure considera. 

Paolo compare nel libro solo molto tardi e poi svolge un ruolo relativamente minore. Egli nota giustamente che il Gesù di Paolo è “quasi interamente di sua creazione”, ma non riesce mai a dare la colpa a Paolo. Secondo la lettura di Aslan, Paolo è sempre un uomo innocente e retto, che fa solo del suo meglio per costruire una chiesa come meglio crede. Paolo non mentì mai. Nel mondo di Aslan, nessuno ha intenzioni malevole, nessuno fa mai qualcosa di cattivo o sbagliato, nessuno è da biasimare per qualcosa. 

Ci sono pure problemi strutturali. Aslan ripropone nei minimi dettagli lo stato di cose del Nuovo Testamento, in un formato molto simile a un romanzo, come se tutto ciò lì menzionato sia affidabile e vero. Rielabora la Guerra giudaica e le Antichità Giudaiche di Giuseppe in ulteriore dettaglio, anche in questo caso accettando praticamente tutto così com'è scritto. Non considera il punto di vista dei colleghi scettici o critici, se non in un lungo paragrafo di “Note” alla fine del libro, scollegato e altamente anticonvenzionale, che non si riferisce affatto a nessuna “nota” specifica nel testo. 

Anche la sua erudizione è in discussione. A parte i passi biblici, non ci sono quasi citazioni esatte (fonte e numero di pagina) in tutto il libro, “note” comprese. Le citazioni che fa sono per lo più di natura pigra: un semplice riferimento al titolo di un libro o di un articolo, senza dettagli o citazioni. Il suo più importante e ovvio predecessore, S. G. F. Brandon, è quasi invisibile; un solo elenco nella bibliografia e due citazioni di sfuggita nelle note. Si tratta di un'erudizione poverissima. Non c'è nemmeno un accenno ai principali studiosi della posizione scettica: niente su Price, Thompson, Wells o Doherty, nemmeno su personaggi come Bart Ehrman. Non c'è nessuna menzione di Nietzsche. 

È vero che il libro si rivolge a un pubblico popolare, ma è fin troppo simile a un romanzo di fantasia per essere veramente preso sul serio. È ricolmo di asserzioni non comprovate, speculazioni e piatte affermazioni di fatto che sono altamente discutibili. La sua rappresentazione degli eventi sembra una soap opera — e forse lo è, ma almeno Aslan dovrebbe ammetterlo. Invece la presenta come la probabile verità. 

È un peccato perché la tesi generale è corretta: Gesù fu quasi certamente solo un uomo, un rabbino ebreo, che si batté per i poveri e gli oppressi e si fece uccidere. Al di là di questo mero scheletro di una esistenza, non possiamo dire quasi nulla del vero Gesù — eppure Aslan offre pagina dopo pagina ciò che Gesù “disse” o “fece”. 

I numerosi punti deboli permettono ai critici di smontare il libro eludendo il valido tema centrale. Un recensore critico, Craig Evans, sostiene che Aslan “si basa pesantemente su una tesi superata e screditata” [87] — la tesi zelota — ma senza dirci perché o come essa sia “superata” e “screditata”. Solo perché sia vecchia non la rende “superata”. E può essere “screditata” solo dall'argomentazione e da una tesi superiore, che io non penso che esista. Certamente il racconto biblico, con la sua miriade di incongruenze, incoerenze e falsità palesi, non è una tesi superiore; nemmeno lontanamente. 

NOTE

[87] Christianity Today, agosto 2013. 

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