martedì 1 dicembre 2020

«Il Quarto Vangelo» (Joseph Turmel) — 5) Il Cristo giovanneo combatte il principe di questo mondo

 (segue da qui)

5. — Il Cristo giovanneo combatte il principe di questo mondo.

Il Cristo giovanneo condanna Mosè e i profeti. Sferra i suoi colpi più in alto; attacca il «principe di questo mondo», il «Diavolo». Egli è venuto sulla terra per rivelare Dio, il «solo vero Dio», agli uomini che non lo conoscevano. Ma è venuto anche per dare battaglia al Diavolo. «Il Figlio di Dio è apparso per distruggere le opere del diavolo» leggiamo nella prima epistola (3:8). [1] Perfino prima che questa lotta sia terminata, veniamo informati sul suo esito. Il Diavolo andrà a far mettere a morte il Figlio di Dio che accetta la sua sorte; ma lui stesso verrà scacciato. «Ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori» (12:31); «il principe di questo mondo è stato giudicato» (16:11); «perché viene il principe di questo mondo. Egli non può nulla contro di me; ma così avviene affinché il mondo conosca che amo il Padre e opero come il Padre mi ha ordinato» (14:30).

Quale è il Diavolo nel quarto vangelo? Chi è lui? Chi è in rapporto a Dio e agli uomini? Considerato in sé stesso il Diavolo è maligno o piuttosto «il Maligno». Lo sappiamo dal vangelo laddove sentiamo il Cristo domandare a suo padre di «custodire dal Maligno» i suoi discepoli (17:15). Lo sappiamo soprattutto dalla prima epistola: «Avete vinto il Maligno» (2:13, 14); «Caino era dal Maligno» (3:12); «il Maligno non lo tocca» (il cristiano nato da Dio) (1 Giovanni 5:18). Essendo malvagio, egli pecca e mente: «Il Diavolo è peccatore fin dal principio» (1 Giovanni 3:8); «non vi è verità in lui. Quando dice il falso, parla del suo» (Giovanni 8:44).

Riguardo a Dio, il Diavolo è «il Nemico», poiché tale è il senso della parola greca che designa il diavolo. Questa inimicizia ci è attestata dal Cristo quando ha detto che è venuto a distruggere le opere del Diavolo. È del resto inevitabile poiché Dio è buono e il Diavolo è malvagio.

Ciò che il Diavolo è in rapporto al mondo, il Cristo giovanneo ce lo insegna in due parole quando lo chiama «il principe di questo mondo». Il mondo è il suo regno, egli ne è il re. La stessa idea riappare sotto un'altra forma nel seguente testo della prima epistola (5:19) «Tutto il mondo giace sotto il potere del Maligno».

Padrone del mondo, il Diavolo è la fonte da cui emana ogni autorità politica. A Pilato che si vanta di potere a sua volontà metterlo a morte o liberarlo, il Cristo giovanneo risponde (19:11) «Tu non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall'alto». Poi aggiunge: «Per questo chi mi ha consegnato nelle tue mani ha una colpa più grande». Questa risposta contiene due asserzioni. La prima ci insegna che Pilato detiene la sua autorità «dall'alto», vale a dire da un essere superiore agli uomini, da un essere di cui egli è il luogotenente e a cui deve obbedienza. Secondo la seconda asserzione è questo essere superiore, questo essere «dall'alto» che ha consegnato il Cristo a Pilato suo luogotenente; e «per questo» la responsabilità di Pilato nella morte di Cristo è mitigata. Il grande colpevole è l'essere «dall'alto», che ha messo Pilato suo delegato Pilato in una situazione inestricabile. Questo essere «dall'alto» che si è accanito contro il Cristo al punto di consegnarlo a Pilato, è «il Nemico», il Diavolo. Egli ci appare qui come il sovrano detentore dell'autorità politica di cui ha dato una parte al governatore romano. E ciò è nella logica delle cose, poiché «tutto il mondo giace sotto il potere del Maligno» e questo Maligno è il principe di questo mondo.

Il Figlio di Dio, che è venuto a combattere il Diavolo, deve necessariamente strappargli l'impero del mondo. È questo programma che formula nel testo 12:31, citato più sopra: «Il principe di questo mondo sarà gettato fuori». E è ancora quel pensiero ad essere sullo sfondo dei seguenti testi (3:17) «Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui»; (12:47) «Non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo». Il Cristo giovanneo salva il mondo liberandolo dal giogo del Diavolo, e realizza questa emancipazione cacciando il Diavolo «fuori».

Tuttavia questo risultato non deve essere ottenuto che nell'avvenire. Al momento in cui il Cristo è sulla terra, il mondo contaminato dal suo padrone è malvagio. Colui che è venuto per vincere il Diavolo deve cominciare col vincere il mondo; da cui le parole (16:33): «Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo». Il trionfo del Cristo sul mondo è progressivo. Consiste nell'espellere a poco a poco il Diavolo in modo di restringere il dominio del suo impero. E questa espulsione si realizza per mezzo della creazione dei figli di Dio. Si vedrà più oltre (pag. 24) come nascevano i figli di Dio. Limitiamoci qui a constatare che i figli di Dio sono al riparo dagli attacchi del Diavolo: «Chiunque è nato da Dio non pecca: chi è nato da Dio preserva se stesso e il maligno non lo tocca» (1 Giovanni 5:18). Da cui segue che, nella misura in cui il mondo è la proprietà del Diavolo, i figli di Dio non sono del mondo: «Tutto ciò che è nato da Dio vince il mondo» (1 Giovanni 5:4); «Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo ...a causa di ciò il mondo vi odia» (15:19, vedi 17:14, 16).

Ma i figli di Dio, almeno durante i giorni della vita terrena di Cristo, non formano che un piccolissimo gruppo. Quale è la condizione degli altri uomini, vale a dire dell'immensa maggioranza, dell'universalità quasi intera del genere umano? Il Cristo giovanneo ci insegna questo nelle parole che seguono (8:23-44): «Voi siete dal basso, io sono dall'alto. Voi siete di questo mondo; io non sono di questo mondo ... Io dico quel che ho visto presso il Padre mio; e voi pure fate le cose che avete udite dal padre vostro. Se Dio fosse vostro Padre, mi amereste, ... voi siete del Diavolo e volete fare i desideri del padre vostro».

Gli ebrei sono «del diavolo»; il Diavolo è loro «padre»; loro sono i suoi figli. Da dove proviene questa terribile macchia? Dal fatto che essi sono «dal basso», dal fatto che sono «del mondo». Se fossero «dall'alto», se «non fossero del mondo», sarebbero i figli di Dio; ma essendo dal basso e del mondo essi sono necessariamente i figli del Diavolo.

Resta da sapere perché si è figlio di Dio. Sono i figli di Dio, ci dicono i testi, coloro che hanno ricevuto la Luce venuta nel mondo (1:9-13), vale a dire che hanno creduto al Figlio di Dio e che, per questo motivo, hanno la vita eterna (6:27a, 29, 35-40). D'altra parte, si deve credere al Figlio a causa dei miracoli che fa (5:36, 10:25, 37-38, 14:11); e pertanto vengono al Figlio e credono in lui coloro soli che il Padre ha attirato (6:44) e ha dato lui stesso al Figlio (6:37; 10:29; 17:6). Non cerchiamo come questa attrazione del Padre si concili con l'obbligo che hanno gli uomini di credere ai miracoli; supponiamo, al contrario, il problema risolto (il nostro autore si imbroglia qui, ma i teologi si sono fino ai nostri giorni imbrogliati quanto lui) e consideriamo i figli di Dio. Loro, non sono «del mondo» (15:19, 17:14); hanno ricevuto la nascita «dall'alto» di cui parla Gesù nella sua discussione con Nicodemo (3:3-7); sono «generati da Dio» (1:13; 1 Giovanni 2:29; 3:9, si veda più oltre, pag. 28); sono «di Dio» (8:47; 1 Giovanni 4:6; 5:19). Ma, per ricevere quei privilegi, devono prima di tutto credere al Figlio e, per credere al Figlio, hanno dovuto essere attratti dal Padre. Come sarebbero stati attratti dal Padre e come, una volta attratti, avrebbero creduto, se essi non fossero già esistiti? Essi esistevano quindi. La nascita dall'alto che li ha resi figli di Dio, non è venuta che in secondo luogo. Prima di ottenerla avevano ricevuto una prima nascita che aveva reso loro degli uomini. Dapprima uomini, in seguito figli di Dio: ecco la successione.

Soffermiamoci sulla prima nascita, su quella che dà agli uomini la condizione umana. Se fosse dall'alto, essa li avrebbe costituiti figli di Dio, cosa che non fa. Siamo così costretti a concludere che la prima nascita è dal basso. D'altronde non staremmo facendo un'illusione che non potremmo fare, poiché il testo 1:12, 13 è là ad opporre la nascita dei figli di Dio a quella il cui principio è nel sangue, nella volontà della carne e nella volontà dell'uomo. Quella nascita realizzata dalla carne e dal sangue e alla quale presiede la volontà umana, è precisamente quella che ci fa entrare nel mondo, che ci introduce nella grande famiglia umana. Ed è quella nascita che 1:13 oppone alla nascita dei figli di Dio, a quella che, in 3:3, 7, è chiamata la nascita dall'alto.

Concludiamo dunque che la prima nascita è dal basso. E, siccome quel che è dal basso proviene dal Diavolo, dobbiamo rassegnarci a quell'altra conclusione che la prima nascita viene dal Diavolo. È di là che deve arrivare. Gli ebrei a cui il Cristo giovanneo rimprovera di essere i figli del Diavolo, lo sono a causa della loro condizione umana. L'uomo, per la costituzione stessa della sua natura, ha per padre il Diavolo. Cos'è che manca al «Diavolo» giovanneo, al «principe di questo mondo», al «Maligno» del Quarto vangelo per essere l'autore del genere umano? Cos'è che lo separa dal creatore dell'universo, dall'autore dell'opera di sei giorni? Noi assistiamo a un duello tra il Dio della creazione — che è anche il Dio di Mosè — e un altro Dio rappresentato dal Cristo. Il Creatore, da cui Pilato detiene la sua autorità, consegnerà al suo delegato il Figlio di Dio con l'ordine di metterlo a morte. Ucciderà il Cristo, siccome egli uccide tutti gli uomini, poiché è «omicida fin da principio» (8:44). Ma, malgrado questa vittoria effimera, sarà vinto. «Voi siete da Dio, figli, e avete vinto loro (gli agenti del diavolo) perché Colui che è in voi è più grande di colui che è nel mondo» (1 Giovanni 4:4).

NOTE

[1] Le tre epistole giovannee (1 Giovanni, 2 Giovanni, 3 Giovanni) sono inseparabili dal quarto vangelo con cui condividono un'origine comune e di cui completano la teologia.

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