domenica 24 novembre 2019

La Favola di Gesù Cristo — «Guignebert»

(segue da qui)

Guignebert

Dopo aver tutto eliminato dalla vita di Gesù, Guignebert credeva ancora all'esistenza di un uomo crocifisso, che però non sarebbe stato il fondatore del cristianesimo. Alfaric [2] ha riassunto, sotto questa piacevole forma, la conclusione dell'opera di Guignebert: «Qualcuno, non si sa chi, il cui nome non è sicuro, insegnò non si sa che a proposito del Regno di Dio predetto dai profeti, e perì non si sa come, né quando né per quale motivo, su una croce». Perfino se fosse vero, questo personaggio non avrebbe nulla in comune con il Gesù dei vangeli. 

La singolare ostinazione di Guignebert proveniva da due cause. In primo luogo, egli credeva ben stabilito il fatto della crocifissione, e ne deduceva che si trattasse di un ricordo reale, poiché nessun ebreo avrebbe immaginato un supplizio così ignominioso per il Messia. Io ho sufficientemente mostrato che il fatto stesso della crocifissione è lontano dall'essere così assicurato come lo si crede nella leggenda di Gesù, e che non proviene dall'ambiente ebraico: Paolo tentò invano di farlo ammettere a Gerusalemme. Se fosse stabilito, sarebbe ancora necessario spiegare come si sarebbe fabbricato un dio con il ricordo di un uomo crocifisso sconosciuto.

Inoltre, Guignebert conserva, in memoria della sua formazione, fin troppo grande rispetto per i vangeli: egli si rifiuta di riportarli oltre la seconda metà del I° secolo, il che distorce la prospettiva delle origini cristiane.

Fatte queste riserve, siccome il Gesù di Guignebert non gioca alcun ruolo nella nascita del cristianesimo, la sua conclusione è, in sostanza, vicinissima a quella dei miticisti.

NOTE

[2] «A l'école de la raison», pag. 156.

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