martedì 26 novembre 2019

La Favola di Gesù Cristo — «Loisy»

(segue da qui)

Loisy

L'approccio di Loisy è ancora più netto: per lui, i vangeli non contengono alcun fatto storico e non si collegano nemmeno ad una tradizione: «L'estrema povertà dei ricordi primitivi è ciò che appare più chiaro»; i vangeli non riportano né la vita né l'insegnamento di Gesù, ma una «commemorazione drammatica» elaborata dalla fede, e una «collezione di detti relativi alla vita delle prime comunità». Inoltre, Loisy ammette che «dei dati mitologici hanno influenzato» la leggenda di Gesù, e che questi dati sono diversi: egli collega la natività in una grotta alle caverne di Adone e di Mitra: «Gli dèi solari nascono volentieri nelle grotte». [3

Insomma, per lui, tutto è leggenda, tutto... tranne la crocifissione che, da sola permette di collegare il cristianesimo alla morte reale di un uomo sconosciuto. Ma quel che Loisy non spiega è che, di questo sconosciuto, si sia potuto fare un dio: è molto facile comprendere come si arriva a dotare un eroe mitico di un'esistenza, di una biografia leggendaria; è molto meno accettabile che la fede si lega retrospettivamente ad un uomo che ha fallito, e di cui il ricordo stesso è perduto, per farne un dio. Quell'ipotesi non porta nulla di utile, pone arbitrariamente, e senza risolverlo, un problema aggiuntivo. Ma Loisy, ex prete, non riesce mai a staccarsi dall'insegnamento ricevuto, a rinunciare al Gesù di carne: le sue lucide analisi lo conducevano a quest'ultimo rinnegamento, il suo sentimento (o la sua testardaggine) lo arrestò sull'orlo della confusione.

La soluzione di Loisy è vicinissima a quella di Guignebert: Gesù non è il fondatore del cristianesimo, la sua morte in croce non ha giocato alcun ruolo, se non per la fissazione nel tempo di una vita puramente leggendaria, elaborata dalla fede. Noi non stiamo dicendo altro, se non che la crocifissione stessa non è un fatto storico.

NOTE

[3] LOISY: «L'évangile selon Luc», pag. 114.

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