domenica 24 novembre 2019

La Favola di Gesù Cristo — «Risposte a delle obiezioni»

(segue da qui)

CAPITOLO X

RISPOSTE A DELLE OBIEZIONI

L'inesistenza di Gesù mi sembra sufficientemente dimostrata dalle argomentazioni convergenti che ho appena raccolto. Tuttavia, siccome alcune obiezioni potrebbero ancora fare illusione, mi sembra utile rispondere a quelle che sono più spesso invocate.

Il sentimento di presenza

Certi protestanti ammettono volentieri che i vangeli sono sprovvisti di valore storico e che è impossibile dimostrare l'esistenza di Gesù. Ma, secondo loro, da questi libri senza valore storico emergerebbe il sentimento molto possente di una presenza: la persona di Gesù esorbiterebbe dai testi e si imporrebbe attraverso quei racconti imperfetti.

È l'argomento di Renan: supponiamo che quattro veterani dell'Impero abbiano scritto le loro memorie su Napoleone, i loro racconti conterrebbero numerosi errori storici, «ma una cosa risulterebbe certamente, con un alto grado di verità, da quei ingenui racconti, è il carattere dell'eroe, l'impressione che fece attorno a lui». [1]

Non credo sia necessario replicare alla lunga. Prima di tutto, quell'impressione è puramente soggettiva: io non la sento affatto, dopo aver esaminato i testi, proprio al contrario io vedo il personaggio dissolversi. Ma ammettiamo (e io lo credo) che questo sentimento esista tra certi lettori: resta da vedere se non sia il risultato di un insegnamento ricevuto fin dall'infanzia. Sarei molto più convinto dalla forza dell'impressione, se fosse sentita da dei lettori che non avessero in anticipo alcuna conoscenza delle opere. 

E cosa prova quel sentimento? Ancor più di Gesù, noi abbiamo il sentimento della presenza di Ulisse, di Antigone, di Didone, di Don Chisciotte, di Amleto: occorre concludere che tutti questi eroi siano esistiti? Un fatto storico si prova con dei testi, non con delle impressioni soggettive. 

NOTE

[1] RENAN: Vie de Jésus, introd.

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