mercoledì 2 ottobre 2019

La Favola di Gesù Cristo — «L'indifferenza di Paolo»

(segue da qui)

L'indifferenza di Paolo

Vi è di più grave: Paolo non si interessa alla vita terrena del suo Cristo. È solamente quattordici anni dopo l'inizio della sua predicazione che si reca a Gerusalemme (Galati 2:1), non per informarsi ma per cercare di imporvi la sua concezione. Si può manifestare più noncuranza per i fatti?

Dal suo viaggio a Gerusalemme, Paolo non riporta alcun dettaglio biografico su Gesù; non è interessato ai «luoghi santi», non fa mai la minima allusione ai miracoli che si attribuiranno più tardi a Gesù.

Se avesse avuto il minimo convincimento di una vita terrena del suo Cristo, di una vita recentissima di cui restavano dei numerosi testimoni, la prima preoccupazione di Paolo non avrebbe dovuto essere quella di informarsi, di andare a raccogliere sul posto, con mille dettagli che la sua rivelazione non ha potuto fargli conoscere, le parole stesse del Signore? No, ciò non gli interessa: egli comincia le sue predicazioni, fonda delle comunità di sua propria autorità, senza preoccuparsi minimamente dell'insegnamento diretto che altri avrebbero potuto ricevere. È assolutamente incredibile, se Paolo ha creduto a quel che diranno i vangeli!

La Chiesa ha sentito così bene l'importanza di questo disprezzo di Paolo per l'informazione diretta che ha tentato di inserire, nella stessa epistola ai Galati, un'allusione molto inopportuna ad un viaggio a Gerusalemme che Paolo avrebbe effettuato al termine di tre anni soltanto. È già troppo, e quell'interpolazione è indifendibile: non succede nulla in quel primo incontro, e le parole «di nuovo» sono state ulteriormente inserite nel resoconto del solo viaggio reale, quello che Paolo effettuò 14 anni dopo la sua conversione: quelle parole mancano in alcuni manoscritti, e Ireneo non le conosceva. L'interpolatore può anche garantire la sua menzogna con la formula: «Io prendo Dio a testimone che non mento» (e perché questo giuramento, se non perché ciò che si dice è poco credibile?), il primo viaggio resta un'invenzione. Solo è reale quello che racconta Paolo, al termine di quattordici anni. [11]

Così Paolo ha predicato il suo Cristo per quattordici anni senza nemmeno provare il bisogno di recarsi a informarsi alla fonte. Almeno quando se ne va, è per fortificarsi nella sua convinzione, per raccogliervi delle informazioni? Affatto, è per regolare una controversia, nella quale egli si attribuisce la bella figura, travolgendo di sarcasmi i suoi interlocutori.

NOTE

[11] Si veda G. ORY: «Interpolations du Nouveau Testament», op. cit., pag. 12.

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