martedì 1 ottobre 2019

La Favola di Gesù Cristo — «Il Cristo di Paolo»

(segue da qui)

Il Cristo di Paolo

Il tratto più evidente delle epistole, così sfrondate, è che non ci fanno apprendere nulla su Gesù. «Se tutte queste lettere andassero perdute difficilmente ne sapremmo di meno su Gesù», constata Guignebert. [8]

Per Paolo, infatti, l'uomo Gesù non esiste: egli conosce solo il Cristo celeste. Egli proclama che non ha conosciuto Gesù; ne ha avuto conoscenza solo per una visione miracolosa sulla via di Damasco: «Ve lo dichiaro, il vangelo che io predico non è opera d'uomo, perché non è dall'uomo che io l'ho ricevuto, ma per una rivelazione» (Galati 1:11).

Paolo non sa nulla della vita di Gesù. Si cercherebbe invano nella sua opera (al di fuori di alcune interpolazioni ovvie) il più piccolo dettaglio, la minima allusione ad un fatto. Già Renan lo aveva  notato: «Per Paolo, Gesù non è un uomo che ha vissuto e insegnato, è un essere del tutto divino». [9]

Senza dubbio Paolo non sarebbe un testimone diretto della vita di Gesù, ma si potrebbe almeno sperare che faccia alcune allusioni specifiche a dei fatti ancora recenti e così importanti, così convincenti. Rivolgendosi a dei corrispondenti lontani, che non avevano alcun mezzo di informazione e che dovevano essere avidi di dettagli, sarebbe stato normale che egli raccontasse loro abbondantemente la vita del Cristo sulla terra, le circostanze della sua morte. Non ne parla mai! «Paolo mantiene il silenzio sull'arresto, sul processo, sulla condanna... Egli non nomina mai Pilato, né Caifa, né il Sinedrio, né Erode, né le sante donne.... Egli non fa allusione alla passione che in una maniera generale, come di un rito di sacrificio conosciuto che egli non descrive». [10]

NOTE

[8] GUIGNEBERT: «Jésus», pag. 25, citando Wernle.

[9] RENAN: «Saint Paul», Cap. 10.

[10] G. ORY: «Jésus a-t-il été crucifié?», Cahier du Cercle E. Renan, 1955.

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