sabato 18 ottobre 2025

Gerard Bolland: IL VANGELO — Un ‘rinnovato’ tentativo di indicare l’origine del cristianesimo 1:10

 (segue da qui)


Un passo scritturale, che non si trova in Isaia 57:1 o in Sapienza 2:12 (cfr. Barnaba 6:7), ma che nondimeno si può leggere in forma concorde in Giustino (Dialogo 137), Egesippo (Eusebio H. E. 2:23, 15), Clemente Alessandrino (Strom. 5:14) e Tertulliano (Adv. Marc. 3:22), suona, è suonato o avrebbe dovuto suonare profeticamente così: “Eliminiamo il Giusto, perché ‘duschrèstos’ è a noi. E Giustino spiega ai giudei: “Quando dunque ho citato il passo che dice: ‘Guai a loro, perché hanno concepito un malvagio disegno a loro rovina dicendo’, ho continuato come traducono i Settanta: ‘Prendiamo il Giusto, perché duschrèstos è a noi’, mentre iniziando la conversazione ho dato il testo come voi lo volete, dicendo: Leghiamo il Giusto, perché è duschrèstos a noi’”. Si legga ora il libro alessandrino della Sapienza 2:12–20 — di cui non è mai esistito un testo ebraico o aramaico — dove il Giusto è descritto come un “duschrèstos” o perturbatore, che intralcia i figli di questo mondo, li rimprovera per i loro peccati, chiama Dio suo Padre, e deve quindi mostrare se davvero, come figlio di Dio, riceverà aiuto e liberazione, condannato ingiustamente a una morte infamante. “In tutto questo passo” — scriveva W. J. Deane nel 1881 — “i Padri hanno generalmente visto una profezia della passione di Cristo, e vi sono sorprendenti coincidenze di pensiero e di linguaggio fra essa e il Vangelo” (‘The Book of Wisdom’, p. 121). E Clemente Alessandrino aggiunge: “Dice la scrittura: ‘Togliamoci di mezzo il Giusto, perché è duschrèstos’. Ebbene, non dice quasi lo stesso Platone, profetando, si direbbe, l'economia della salvezza, nel 2° libro della Repubblica: Così com'è disposto, il giusto sarà frustato, torturato, incatenato; gli saranno strappati gli occhi, e alla fine quando avrà subito ogni malanno, sarà crocifisso. In altre parole, come il Vangelo richiama la sapienza alessandrina, così quella sapienza richiama a sua volta la filosofia platonica. Restiamo tuttavia a Sapienza 2:12–20: “Se” — così si fa parlare là gli empi — “il giusto è figlio di Dio, egli l'assisterà, e lo libererà dalle mani dei suoi avversari!” “Alcuni vedono in questo versetto” — riferisce ancora Deane — “un’interpolazione di mano cristiana, a motivo della straordinaria somiglianza con le beffe rivolte al Salvatore”. Ma nella Encyclopaedia Biblica (col. 4696) N. Schmidt afferma a proposito di Matteo 27:43 (cfr. Giovanni 19:7): “Lo scherno sembra composto di frasi tratte da Sapienza 2:16–18”. Ippolito Romano, verso il 225, fu meno sospettoso e citò semplicemente la “profezia di Salomone riguardante il Cristo” come un annuncio chiaro e del tutto inequivocabile (Demonstr. adv. Iud. pp. 66, ed. Lagarde): “E ascolta ancora, o giudeo — scrive — nessuno dei giusti o dei profeti si è mai chiamato figlio di Dio; è da parte giudaica che Salomone fa pronunciare parole riguardanti questo Giusto, che è il Cristo!” (p. 67). A Cartagine, Cipriano cita Sapienza 2:12–20 tra le sue prove scritturali (Test. 2:14), e ancora Agostino scrive: “Nel libro che si intitola Sapienza di Salomone la passione di Cristo è predetta nella maniera più chiara” (De civ. Dei 17:20).

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