venerdì 17 ottobre 2025

Gerard Bolland: IL VANGELO — Un ‘rinnovato’ tentativo di indicare l’origine del cristianesimo 1:9

 (segue da qui)


“Cristo era ed è la Ragione che abita in tutti gli uomini” — dichiara senza reticenze e in evidente chiave alessandrina Giustino Martire (Apologia 2:10; cfr. Ebrei 13:8 e Giovanni 8:58). Ed egli afferma “che Gesù è un nome di Dio” (Dialogo 75), così come infatti “per il Dio degli Ebrei Gesù” veniva invocato nei giuramenti in ambito alessandrino. “Il nostro Salvatore” — dice ancora, a metà del 3° secolo, Origene (Contra Celsum 6:64) — “non è partecipe della giustizia, ma è egli stesso la Giustizia”. Ed “egli ha redento molti” si era già testimoniato in precedenza (2 Clemente 2:7). Ma Clemente di Alessandria aveva compreso che: soppressa la filosofia la divina economia riguardante il Salvatore appare favola (Strom. 1:11). Bisogna dunque chiedersi: la redenzione “giosuana” è stata forse collegata, in un racconto alessandrino, al battezzatore Giovanni, come ultimo precursore mosaico della Nuova Alleanza? In Atti 15:21 leggiamo: “Mosè, infatti, fin dai tempi antichi, ha chi lo predica in ogni città, essendo letto nelle sinagoghe ogni sabato”. Non dovremmo allora aggiungere anche questo pensiero: che innanzitutto nella sinagoga o ekklesia ellenistica, come ideale del condottiero per “il vero Israele”, sia stato pensato l’ideale del successore di Mosè, ossia “il vero Giosuè”? “Stai dicendo— esclama presso Giustino il giudeo Trifone (Dialogo 38), di fronte alle interpretazioni di tenore alessandrino del filosofo — Stai dicendo infatti un mucchio di empietà nel tentativo di convincerci che quest'uomo è stato con Mosè e Aronne, ha parlato loro in una colonna di nube ... ed è degno di adorazione!” Che cosa però pensare del Giosuè crocifisso in quanto tale: è quello ammissibile storicamente? “Noi abbiamo” — così, attorno al 125 ad Alessandria, si fa affermare al narratore palestinese della storia di Gesù — studiato i libri dei profeti in nostro possesso, i quali nominano il Cristo Gesù, ora per parabole, ora per enigmi, ora in modo autentico ed espressamente; e vi abbiamo trovato descritti la sua venuta, la morte, la crocifissione e tutti gli altri tormenti che gli inflissero i giudei, poi la resurrezione e l'ascensione al cielo, prima che fosse fondata Gerusalemme: proprio come era stato scritto tutto quello che egli doveva soffrire e dopo di lui sarà. Per aver riconosciuto tutto questo abbiamo creduto in Dio tramite ciò che era stato scritto di lui. Conoscemmo che Dio aveva realmente disposto tutto, e nulla noi diciamo prescindendo dalle scritture (Predicazione di Pietro, in Clemente Alessandrino, Strom. 6:15).

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