venerdì 16 maggio 2025

Thomas Whittaker: LE ORIGINI DEL CRISTIANESIMO — L'EPISTOLA AI ROMANI

 (segue da qui)


 PARTE II.

L'EPISTOLA AI ROMANI

Per secoli le quattordici Epistole attribuite a San Paolo nel Nuovo Testamento furono tutte indubbiamente accettate come provenienti dall'Apostolo dei Gentili. I capi della Riforma nel sedicesimo secolo, però, furono così critici da contestare l'Epistola agli Ebrei; e il dubbio sulla sua genuinità non è mai stato sciolto. Dall'ultima parte del diciottesimo secolo sono state fatte sempre più incursioni nelle Epistole ancora accettate come genuine. Presso la scuola di Tubinga queste furono ridotte a quattro: Romani, 1 e 2 Corinzi e Galati. [1] Anche in queste, furono ammesse interpolazioni dai loro difensori, e gradualmente si giunse a vedere che, sotto l'applicazione delle verifiche che erano state fatali per il resto, anche le Epistole “universalmente ricevute” non potevano reggere nel loro insieme. Così il processo di demolizione proseguì, finché, prima della fine del diciannovesimo secolo, si vide avvicinarsi il momento in cui, dell'imponente edificio di un tempo, non sarebbe rimasta una sola pietra sull'altra. 

Nel giustificare la conclusione a cui si è giunti, l'appello è rivolto a coloro che sono disposti a esaminare le Epistole senza i presupposti tradizionali, siano essi quelli della Chiesa o della “scienza dei nostri giorni”. Prendendo prima l'Epistola ai Romani, ci poniamo di fronte ad essa in completa libertà e domandiamo: cos'è, e da dove viene? Il nostro obiettivo è semplicemente conoscere la verità sull'antichità cristiana.

NOTE

[1] Le Epistole rifiutate, naturalmente, hanno sempre trovato dei difensori. Lo stesso Van Manen, come ricorda, argomentò per la genuinità della prima Epistola ai Tessalonicesi in una tesi di dottorato pubblicata nel 1865, sebbene respingesse la seconda. In sintonia con le posizioni critiche di Baur e riconoscendo sempre il proprio debito intellettuale al fondatore della scuola di Tubinga, tuttavia non poteva non essere colpito dall'arbitrarietà della sua divisione tra Epistole genuine e spurie. La prolungata ricerca di un criterio più soddisfacente mostrò alla lunga l'assenza di una qualsiasi base solida.

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