venerdì 7 giugno 2024

L'INVENZIONE DI GESÙ — Il Figlio dell'uomo

 (segue da qui)



Il Figlio dell'uomo

Nel libro di Ezechiele, quindi,

E per una panoplia di ragioni che qui non mi riguardano affatto, dato che non mi occupo per nulla della formazione dei libri della Bibbia, ma unicamente di quella del Nuovo Testamento.

Dio si rivolge al profeta chiamandolo sistematicamente BN ʼDM, «figlio di Adamo, figlio dell'uomo».

O «figlio d'uomo», come si vorrà.

N.B. Nessuno studioso fino a quest'ora è riuscito a insegnarmi quale è il significato (semantico puro o aritmetico, a scelta...) di quella espressione; eppure... che bibliografia sull'argomento! Il mio lettore si degni di consultare le enciclopedie e i dizionari teologici: sarà immediatamente punto sul vivo, come me, dall'ignoranza di coloro che, di solito, sanno tutto. I cristiani — e gli altri — si dibattono quando salta loro agli occhi, nella Bibbia così come nei vangeli, uno dei titoli principali attribuiti dal cristianesimo nascente al loro Gesù «storico». E non è per mancanza, nella fornitura di enciclopedie, di giocare agli esploratori: sia se mi porti sulla torpedo esotica, sia se mi interroghi i miti di Babilonia, sia se corri ad esaminare le letterature ermetiche greche, sia se ti proietti, in viaggio organizzato, fino in India o tra gli Iraniani. Sempre il passatempo à la Bultmann... Il dada del fuori tema...

Ma l'espressione BN ʼDM non si riscontra solo in Ezechiele; essa spunta in numerosi versi della Bibbia ebraica fuori da questo profeta; è preminentemente visibile e attiva nel libro di Daniele...

Libro (di Daniele = di pseudo-Daniele) di cui ricordo e segnalo che è originariamente ebraico da parte a parte.

E, nei vangeli, Gesù è così designato in modo esplicito. Così esplicito, del resto, che «Gesù-Giosué» e «figlio dell'uomo» vi sono intercambiabili. Si legga Giovanni 12:23 e Giovanni 13:31, da una parte,

12:23: «È venuta l'ora che il Figlio dell'uomo sia glorificato».

13:31: «Ora il Figlio dell'uomo è glorificato».

Seguito di quest'ultima citazione: «...e Dio è glorificato in lui» — un'affermazione che si apprezza solo quando si sa che in ebraico il quadrato di ʼDM/«uomo» è, per addizione, identico al quadrato di YHWH/«Dio», 186 in entrambi i casi. Affermazione che, trasferita in greco, non funziona più se non alla maniera (ingiustificabile-ingiustificata...) di un triste sostituto.

e poi si legga d'altra parte Giovanni 7:39 e Giovanni 12:16:

7:39: «...perché Gesù non era ancora glorificato...».

12:16: «...ma quando Gesù fu glorificato...».

quella lettura parallela mostra subito che in effetti «Gesù-Giosué» e «figlio dell'uomo» sono usati e manipolati come identici dall'evangelista.

Il mio tomo 1 ha dato la ragione (benevolmente ebraica) di questa intercambiabilità.

Figlio dell'uomo = BN ʼDM. E B2 + N² + ʼ² + D² + M² = 386.

Mentre Gesù-Gesù = YŜW . E YŜW = Y + Ŝ + W + = 386. — Stessa gematria...  

Non ritorno su quella dimostrazione, che mi sembra evangelicamente (e antistoricamente) acquisita e nel sacco. La amplifico.

E affermo tutto di seguito questo, che ha il suo peso: ponendo l'equazione cabalistica «Gesù-Giosué» = «figlio dell'uomo», gli evangelisti cristiani primitivi l'imposero, per effetto feedback, retroattivamente, alla Bibbia ebraica stessa. Ogni volta che, nella Bibbia ebraica, mi imbatto su BN ʼDMfiglio dell'uomo», gli evangelisti (e Giovanni in testa) mi invitano — mi costringono — a leggere YŜW/«Gesù-Giosuè» e viceversa.

Le conseguenze di questo midrash e del suo feedback sono incalcolabili. Vi ritornerò. 

Una volta trovata quella equivalenza, e una volta trovata la sua giusta e singolare ragione,

Ragione di cabala — ragione non greca (o aramaica) ovviamente, ma ebraica. E fuori dalla Storia.

mi sono subito seduta stante posto la domanda: Gesù-Gosuè è espressamente l'unico nome proprio a cui gli ebrei dell'Antichità hanno attribuito, nella Bibbia, l'espressione (biblica) «figlio dell'uomo»? 

E io, senza fatica né eccessi, ho risposto: Niente affatto.

In Genesi 5:24, è scritto:

«Ed Enoc camminò con Elohim e non fu più, perché Elohim lo aveva preso».

Traduzione (ricevuta) delle più approssimative visto ciò che gli ebrei — e i samaritani — hanno estratto da questo versetto: «traduzione tutta per tutti», direbbe René Girard. 

Su quella frase, e unicamente su di essa, si è inventata e ammassata un'immensa letteratura ebraica (prevalentemente scritta in ebraico — e di cui possediamo vastissimi resti), letteratura chiamata volgarmente «ciclo di Enoc».

Il più rapidamente possibile e grosso modo: in quella letteratura, Genesi 5:24 è più spesso interpretato nella maniera che segue: Enoc ha seguito la giusta via del Signore; non è morto; non è più di questo mondo (WʼYNNW, letteralmente «niente di lui»); è vivo nell'altro, Dio avendolo prelevato lì e innalzato senza fargli subire l'ostacolo del trapasso.

Mentre trapassano (WYMŢ ripetuto, «ed egli morì») tutti i personaggi — i patriarchi — menzionati nel capitolo 5 della Genesi, Enoc, invece, è un essere a parte: Adamo, Seth, Enos, Kenan, ecc., sono tutti soggetti ad una fine così scritta: «tutti i giorni di Tizio furono tanti, ed egli morì»; solo Enoc sfugge a quella formula: egli non muore. — Da cui, per midrash, l'interesse dei giudaismi antichi per l'anormale Enoc (per Enoc ancora vivo).

E poi Enoc significa, in ebraico (ĤNWK), qualcosa come «l'adepto» o «l'iniziato» (radice ĤNK/«essere sottoposto ad un addestramento speciale, essere educato, completo, dedito, votato»): da cui l'estrema scienza di cui Enoc fa prova nella letteratura post-biblica che lo riguarda, scienza risultante non da una constatazione storica o da un trucco mitologico, ma da un puro e semplice esame del nome dell'interessato (cioè il suo nome sacro nella Bibbia sacra).

Tutta la letteratura di Enoc è oggi considerata apocrifa. Ora la sua costruzione, prodigiosamente complessa,

E sulla quale numerosi Gershom Scholem si sono rovellati, a volte invano, e con vani strumenti. (A proposito: bisognerà che un giorno qualcuno componga uno stupidario che illustri, come merita, la sterile — anche se gigantesca — opera di G. Scholem sulle origini della Cabala, sugli gnostici e, anche, sul ciclo di Enoc...)

si basa su concetti aritmetici, cabalistici, escatologici, che sfidano ogni concorrenza per quanto riguarda la loro fecondità e la loro varietà. (Fecondità e varietà derivate, per midrash, dalla Bibbia e dal suo esame. Unicamente!) — Ma il mio scopo non è di esplorare il ciclo di Enoc. Uno dei gingilli di quella letteratura mi arresta, uno solo — eccolo:

Nella Bibbia ebraica , esistono due maniere di scrivere «figlio dell'uomo»: sia BN ʼDM,

È quella grafia che trattengono gli evangelisti quando vi vogliono scoprire e dare a scoprire uno dei germi di Gesù-Giosué.

sia BN HʼDM.

H, davanti ʼDM, essendo l'articolo determinativo. Non più «figlio di Adamo, figlio d'uomo», ma «figlio dell'Adamo, figlio dell'uomo».

Ed è proprio quella seconda grafia che funziona nella letteratura di Enoc.

Subito ne ho stabilito la gematria:

BN HʼDM = 2 + 14 + 5 + 1 + 4 + 13 = 39 (gematria per ranghi, gR).

E subito quella osservazione: ogni volta, nella Bibbia, riscontro l'espressione BN HʼDM/«figlio dell'uomo, figlio dell'Adamo» — quella clausola, con l'articolo H , riscontro in realtà il numero 39 e quindi, sotto di esso e con esso, tutte le parole o gruppi di parole (ebraiche) equivalenti a 39. — È proprio questo, il midrash; ed è spingendo fino ai suoi limiti più illimitati questo midrash che i cristiani pretenderanno di «adempiere la Scrittura».

E poi apro il primo libro del ciclo di Enoc, opera comunemente chiamata 1 Enoc.

Nessuna chance: non esiste più in ebraico; rimangono solo versioni, lacunose, in etiope, in greco, ecc.; così come frammenti di brani in aramaico (scoperti nel mezzo dei manoscritti del Mar Morto).

Buona fortuna, però: 1 Enoc è  cugino, nelle sue tesi e nel suo stile, sia dei vangeli che dell'Apocalisse canonici, e cugino, egualmente, del libro di Daniele; la mentalità che vi si rivela è, tutti tentacoli compresi, la stessa della loro. Inoltre: gli autori neotestamentari tenevano per scrittura sacra questo libro: 1 Enoc è citato, testualmente, nell'epistola (neotestamentaria, in effetti) di Giuda. Si tratta quindi di un testo capitale — il cui originale fu costruito, pensato e scritto, in ebraico.  

Avendo aperto 1 Enoc, leggo il suo capitolo 70:

Anche altrove si parla del figlio dell'uomo; ma nel capitolo 70, la menzione del famoso figlio è lampante...  

«E, dopo di ciò,

Espressione ebraica.

il nome del figlio dell'uomo

Detto altrimenti, tenuto conto del contesto e del riferimento a Genesi 5:24: Enoc stesso.

fu innalzato presso il Signore degli Spiriti

Detto altrimenti, per retroversione verso l'ebraico: che il figlio dell'uomo, Enoc, fu innalzato da (ebraico L) Dio. Tesi che non è altro che una semplice esegesi — un midrash — di Genesi 5:24.

essendo tolto dal numero di coloro che dimorano sulla terra».

Il che significa, alla luce della distinzione ebraica e samaritana tra «questo mondo» (WLM HZH) e «quel mondo» (WLM HBʼ: cioè il Regno dei vangeli, l'altro mondo, il mondo dell'indefinita durata divina — e non, come leggo dappertutto, «il mondo a venire»! Di nuovo una semplice esegesi — un midrash esplicito — di Genesi 5:24.  

Altra versione, etiope, dello stesso testo:

«E, dopo di ciò, il suo nome vivente fu innalzato...»

E uno dei traduttori moderni del passo, Matthew Black, esclama che «il suo nome vivente» è una «awkard expression» (una clausola strana!)... Inconcepibili, questi studiosi che si permettono di sminuire e di denigrare i testi antichi che non comprendono! La pseudo-stranezza in questione non è altro, in ebraico, che ŜM ĤY/«nome vivente-risorto», anagramma esatto di MŜYĤ/«messia-cristo-unto». Senza il minimo imbarazzo, e sempre sullo sfondo di una fruttuosa lettura di Genesi 5:24, gli autori di 1 Enoc ci insegnano qui che il nome di Enoc/Figlio dell'uomo fu mantenuto vivo (che non è morto) e che potrebbe benissimo essere quello del cristo-messia.

Quale che sia la versione scelta — la greca o l'etiope, o entrambe accanto — vedo tre tesi emergere dal passo:

1. che Enoc (e non Gesù-Giosué) è figlio dell'uomo, vale a dire BN (H)ʼDM;

2. che questo Enoc/Figlio dell'uomo è innalzato nell'aldilà;

3. che nei pressi del Figlio dell'uomo/Enoc vi è il messia.

Il messia (= cristo), vale a dire, per anagramma, il nome vivente, vale a dire il nome risorto, vale a dire YHWH/«Yahweh» vivente-risorto: infatti «nome» è, in ebraico (ŜM), uno dei sostituti reverenziali ebraici e samaritani di YHWH.

In Genesi 5:24, gli scrittori di 1 Enoc leggono che Enoc non è morto; ne deducono, per midrash e senza alcun disagio, che il suo nome è vivente (al contrario di tutti i nomi citati in questo stesso capitolo); «nome vivente»/ŜM ĤY è l'anagramma ebraico di «messia-cristo»/MŜYĤ: i nostri scrittori ne deducono che il nome del messia-cristo è Enoc;

La domanda «Come si chiama/si chiamava/si chiamerà il Messia?» essendo una preoccupazione cruciale, all'epoca, sia prima, sia dopo, tra gli ebrei e i samaritani.

e poi «nome vivente» è un sostituto reverenziale del Dio vivente-risorto: i nostri scrittori ne deducono che Enoc, in quanto nome, in quanto parola (parola sacra della sacra Bibbia), è una raffigurazione del Dio vivente.

Da cui le elaborazioni ulteriori sul personaggio di Enoc e, nelle varie cabale, la sua identificazione con Metatrone, aiutante principale di Dio.

Poi, per ragioni che darò, Enoc si ritrova identificato da loro con la figura — biblica, antica — del Figlio dell'uomo.

Si riuniscono tutti questi temi ottenuti per midrash (e non dalla Storia!) e si produce un testo! Non delle sciocchezze: del testo logico — come faranno i cristiani primitivi a proposito di Gesù-Giosué, e sulla base degli stessi metodi.

Sempre il midrash; non la Storia... E sempre un lavoro razionale: non una cosa qualsiasi...

Cosa ricavarci, da ciò?

Che le teorie ebraiche sull'elevazione del Figlio dell'uomo non risalgono per nulla al tempo supposto essere quello dei vangeli e del cristianesimo nascente: esse sono teorie e non eventi storici e non risalgono al tempo ritenuto essere quello di un cosiddetto Gesù storico;

1 Enoc risale probabilmente al I° o II° secolo Avanti Era Comune.

ma soprattutto: che l'espressione «figlio dell'uomo», qualunque ne sia il senso, non è stata dapprima applicata preminentemente a qualche Gesù di sorta (da lui stesso o da chiunque), ma ad un altro personaggio (ad un altro nome) della Bibbia ebraica: a Enoc.

Perché quella applicazione?

Per ragioni storiche? Eventi? No.

Del tutto semplicemente perché «Enoc» = ĤNWK e ĤNWK = 8 + 14 + 6 + 10 = 39 (gR).

Ebbene 39: la gematria per ranghi (gR) del «figlio dell'uomo»!

BN HʼDM/«figlio dell'uomo» = 2 + 14 + 5 + 1 + 4 + 13 = 39. Stessa gR.  

È quindi per midrash, aritmeticamente, che Enoc è detto, qui, Figlio dell'uomo (e viceversa): per  lavoro di cabala, in ebraico, nella lingua, nel calcolo.

Varie gematrie si propongono altrove, in chiaro, in 1 Enoc (e divulgano la sua origine ebraica): nel capitolo 69, per esempio, le parole Biqa e Aka corrispondono rispettivamente, per calcolo, a due titoli divini, YHWH ʼDNY/«Yahweh Adonai» e YHWH HʼLHYM/«Yahweh Elohim».

E Biqa e Aka sono parole fabbricate, puramente gematriche — artefatti: come (lo si vedrà più oltre) Nazaret nei vangeli... Lo stesso.

N.B. Vi sarebbe (vi è!) tutta una ricerca da effettuare sulle gematrie sotterranee che concorrono a elaborare il ciclo di Enoc: a quando l'inizio di quella ricerca?... E a quando, prima di tutto, la retroversione — verso il loro ebraico nativo — dei fondamenti del ciclo di Enoc?

E insisto; e incalzo: quella equivalenza tra Enoc e Figlio dell'uomo ha immediatamente — come sempre — un potere retroattivo (come le equivalenze evangeliche, funziona in feedback): gli scrittori del ciclo di Enoc, ogni volta che si imbattono, nella Bibbia, sulla parola ĤNWK/«Enoc», intendono imbattersi e far imbattere su BN HʼDM/

O, per estensione e sinonimia (semantica, quella), su BN ʼDM/

«figlio dell'uomo», e viceversa.

Ancora la forza e l'efficacia del midrash e del suo andirivieni...

Per verificare l'importanza di questo feedback in azione, è sufficiente al mio lettore, se è paziente di natura, esaminare tutte le opere antiche relative al ciclo di Enoc e confrontarle (in ebraico) con tutti i passi biblici contenenti (in ebraico) le espressioni BN HʼDM e BN ʼDM/«figlio dell'uomo», sostituendole ogni volta con ĤNWK/«Enoc», e viceversa. Egli non ne sarà deluso: si accorgerà prestissimo che tutta la letteratura ebraica che verte attorno ad Enoc non è per nulla fantasiosa o immaginativa (o sciocca, o stupida, come si affannano a ripetere gli studiosi-che-se-ne-intendono), ma solo midrashica: essa realizza su Enoc ciò che la Bibbia dice del «figlio dell'uomo» e viceversa.

Stesso processo di quello che presiede alla realizzazione dei monumenti primitivi del cristianesimo ebraico. Lo stesso assolutamente.

Andando più lontano dei ricercatori di Enoc, e sforzandosi di scoprire nella Bibbia ebraica altre connessioni tra altre parole e concetti, i cristiani primitivi riterranno fondamentale non l'espressione «figlio dell'uomo» (unicamente BN ʼDM, tra loro), ma la sua elevazione:

Da cui Giovanni 3:l4: «...così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo...».

Da cui Giovanni 8:28: «...quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo...», ecc.

elevando il Figlio dell'uomo, elevandolo al quadrato, troveranno non «Enoc» ma «Gesù-Giosue»; e non sarà più in Enoc, ma in Gesù-Giosue — con altri sforzi che si iscrivono secondo la stessa scienza ebraica sulla stessa Bibbia ebraica, che vedranno

Che inventeranno: non di sana pianta, ma nel senso in cui si dice che si rinviene un tesoro.

il Dio vivente

YHWH ĤY, nella Bibbia — poi, per riverenza, ŜM ĤY (letteralmente «nome vivente») —, detto altrimenti, tenuto conto del midrash, «Yahweh vivente risorto».

e dunque, per anagramma, il Messia.

O se si preferisce: il Messia e, per anagramma, il Dio vivente-risorto (MŜYĤ/«messia-cristo» da un lato, e ŜM ĤY/«nome (= Dio) vivente» dall'altro).

Aggiungo, onde fornire una buona misura e un'eccellente coerenza alle poche prove che ho appena esposto, che anche altri ebrei o samaritani oltre ai cristiani primitivi ebrei si sono esercitati a elaborare le loro proprie e singolari dottrine sul «figlio dell'uomo»

Altre dottrine (altri risultati), ma stessi metodi: il midrash.

e a far riflettere su di lui altri nomi (o personaggi) rispetto a Enoc o Giosué.

Così, tra gli gnostici, diverse scuole (o sette —  termine scelto malissimo) hanno preso quella espressione alla lettera. BN ʼDM, o BN HʼDM, volendo dire «figlio di Adamo»,

Detto altrimenti, «Figlio del primo uomo» (senza dimenticare che Adamo e Yahweh hanno, in ebraico, la stessa gematria una volta che si elevano le loro lettere rispettive al quadrato).

questi gruppi hanno visto in lui tale e talaltro figlio dell'Adamo della Genesi. E sì, ancora il midrash...

I setiani?... I setiani hanno scelto per Figlio dell'uomo Set (ebraico ŜŢ o ŜYŢ: e questi setiani, ebraisti ebrei molto perspicaci e non stupidi per due soldi, che sono altrettanto buoni cercatori della Bibbia quanto gli evangelisti, hanno osservato che Set (uno dei figli di Adamo, in effetti) troneggia maestosamente nella prima parola del primo capitolo del primo libro di tutti i libri sacri, la Genesi. Invece di leggervi BRʼŜYŢ, il «in principio» dei nostri traduttori passepartout-&-da-nessuna-parte, vi hanno letto BRʼ ŜYŢ, vale a dire sia «Set creò-creerà-crea»

Ed ecco uno dei figli di Adamo, Set, che presiede all’opera della Creazione.

sia «(Elohim) creò-creerà-crea Set»

Ed ecco Set divenuto primogenito della Creazione, appellativo che farà fortuna nel cristianesimo primitivo (appellativo incomprensibile e ingiustificabile in indoeuropeo...).

sia «Set creò-creerà-crea (Elohim)»

Ed ecco i setiani — degli gnostici! — soddisfatti ed Elohim (il dio inferiore, il demiurgo) sminuito altrettanto.

sia — vertiginosamente — le tre versioni nello stesso tempo.

Tutto ciò elimina, ben di sicuro, con un colpo di spugna gioiosamente fatto, tutte le elucubrazioni degli studiosi di gnosticismo che pretendono di andare a cercare dai goyim, dai pagani (dai Greci! ma dai: dagli Egiziani!), le origini e le idee delle sette setiane. I setiani sono giudei e samaritani, ebrei, che lavorano ebraicamente sulla Bibbia ebraica. — E poi i setiani sanno, senza ricorso al greco e ai racconti egiziani, che ŜYŢ (Set) vuol dire «sei» in aramaico: ma sei è il numero dei giorni della Creazione. Ecc.

Nel Vangelo degli Egiziani, è detto che Set «riveste» Gesù-Giosué. Panico tra gli studiosi.

Cfr. per esempio Simone Pétrement, Le Dieu séparé, Parigi, 1984, pag. 547 ss. (Quella studiosa non ha la minima idea, peraltro, dei significati dell'immagine del «rivestimento» nella Bibbia, presso gli gnostici, nelle cabale giudaiche e samaritani, o nel bel mezzo del Nuovo Testamento... Eppure, a giudicare dagli indici del suo volume, lei ha letto e consultato una moltitudine di colleghi)!  

Niente di sorprendente, per me, in quella asserzione. Gesù-Giosué è Figlio dell'uomo per lavoro gematrico, e Set è Figlio dell'Uomo perché è, nella Genesi, figlio di Adamo:

ʼDM = «Adamo» = «uomo, l'uomo».

cosa c'è di più normale che porre, come fa in effetti il Vangelo degli Egiziani, un'equivalenza tra Set e Gesù-Giosuè e produrre del testo per rendere conto di quella equivalenza (cioè, come dicono i cabalisti, di questo... rivestimento)...

Solo i setiani? — soli a competere, nei suoi stessi ambiti, con il cristianesimo nascente? No: anche i cainiti lavorano sul Figlio dell'uomo; e, con ricorso agli stessi imperativi del midrash, vedono in lui il primo figlio (= il primogenito) di Adamo, Caino appunto. E su questo i cainiti producono del testo. — E altri oltre a loro, impiegando le stesse armi e ottenendo altri risultati, fanno lo stesso. — E tutti questi gnostici, che si scontrano e si combattono all'occasione, sono, come i cristiani primitivi, ebrei o samaritani; tutti, come gli evangelisti e come il (pseudo?) Paolo, inventori-scopritori di «Gesù-Giosuè», scolpiscono cumuli di monumenti narrativi, visionari, allegorici, escatologici (ma soprattutto non storici, questo no!); e tutti scolpiscono i suddetti monumenti, a colpi di midrash, sulla base unica della stessa e unica Bibbia ebraica.

In quanto la riconoscono e la conoscono (come sacra): perché lunga e aspra è anche la battaglia tra gnostici, samaritani ortodossi, ebrei farisei, sadducei, esseni, zeloti, e cristiani primitivi (e in seno a ciascun gruppo) a proposito della sacralità, uno per uno, dei libri della Bibbia. Rissa a proposito di Ezechiele, rissa a proposito di Enoc, rissa a proposito del Cantico dei Cantici, ecc. — Rissa perfino a proposito degli inizi del libro della Genesi... E tanti e tanti testi scartati, scomunicati e sepolti nei genizot (vedete i manoscritti del Mar Morto!)...

Tutti perlustrano la Bibbia ebraica; tutti ne estraggono le connessioni lessicali che il midrash vi permette di leggere — di inventare: di classificare.

Come gli gnostici, i cristiani primitivi sono cabalisti. Non forgiano Gesù-Giosué dal nulla: non inventano un Topolino o un Pollicino. No: lo leggono, lo trovano e vi lavorano sullo sfondo della Bibbia ebraica; lo includono nelle connessioni lessicali-divine che contengono — direttamente — o che producono — indirettamente — i libri sacri ebraici (ritenuti da loro parola di Dio). E il midrash sul «figlio dell'uomo» mette in rilievo, negli uni e negli altri, diversamente, uno dei punti di queste connessioni.

Taglio corto e passo ad altro. L'importante non è insistere sul ciclo di Enoc o sul tema del Figlio dell'uomo, ma deridere — variando i punti di vista — la tesi di un cosiddetto Gesù storico.

Dopo il «figlio dell'uomo», esaminiamo l'uomo — Adamo.

 

Pur mantenendo i risultati qui ottenuti:

1. il fatto che l'applicazione, da parte degli evangelisti, di «figlio dell'uomo» a uno dei nomi propri che occorrono nella Bibbia (per loro: Giosuè-Gesù) non è un'applicazione, di per sé, originale: altri oltre loro, prima o nello stesso tempo di loro, hanno agito come loro.

E soprattutto:

2. il fatto che quella applicazione non ha nulla di storico — il fatto che deriva esclusivamente, per midrash, da una lettura della Scrittura (ancestrale!) ritenuta sacra. Da una lettura della Scrittura: non da una lettura della Storia o degli eventi!

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