venerdì 9 febbraio 2024

Gli scritti di San Paolo — EPISTOLA AI COLOSSESI (REDAZIONE COLLETTIVA E REDAZIONE INDIVIDUALE)

 (segue da qui)

5. REDAZIONE COLLETTIVA E REDAZIONE INDIVIDUALE

L'epistola ai Colossesi esordisce con queste parole: «Noi rendiamo grazie a Dio». Essa continua: «Noi non smettiamo di pregare per voi... Noi annunciamo il Cristo... Pregate anche per noi affinché Dio ci apra una porta per la parola». Essa è dunque stata scritta per una comunità o, il che è lo stesso, a nome di una comunità. 

Ma qua e là lo stile collettivo fa spazio allo stile individuale. In 1:23 la frase che fa riferimento alla predicazione del vangelo termina con quella dichiarazione: «di cui io, Paolo, sono stato fatto ministro». In 1:29 immediatamente dopo la frase in cui la comunità diceva: «Noi annunciamo il Cristo», si legge: «Per cui anch'io lavoro». In 2:4 stessa scena: «Io dico ciò affinché nessuno vi inganni». In 4:3 la comunità che parla all'inizio della frase scompare prima che la frase sia completata: «Pregate anche per noi affinché Dio ci apra una porta... per predicare il mistero del Cristo per il quale anch'io sono incatenato» (tralascio il titolo e i saluti della fine). Si vede che la redazione individuale è aggrovigliata nella redazione collettiva: ecco il fatto.

È questo fatto che va spiegato. Esaminiamo ciascuno dei testi nei quali appare la redazione individuale. In 1:23 la menzione che Paolo fa della sua persona e della sua situazione personale non ha alcuna relazione con il contesto che lo inquadra. Essa è una digressione e i due tronconi che separa possono essere congiunti senza difficoltà. Dato ciò, abbiamo il diritto di dire che essa differisce per la sua origine dalla redazione collettiva. È stata inserita a posteriori in un testo che parlava del vangelo «predicato ad ogni creatura sotto il cielo» e che aggiungeva che il mistero nascosto alle generazioni precedenti si è appena manifestato. L'aggancio è stato eseguito per mezzo del pronome relativo «di cui io Paolo»

In 1:29 Paolo che interviene una seconda volta comincia col dire goffamente che egli fa, «anche» lui, ciò che la comunità ha appena detto che essa fa. Poi si abbandona a una digressione che comprende 2:1. Quanto al pensiero espresso in 1:28 esso si prosegue in 2:2. Tutto si presenta come se 2:2 fosse primariamente legato a 1:28 e ne fosse stato separato più tardi dal brano 1:29, 2:1 agganciato per mezzo dell'espressione «A cui anche».

In 2:4 l'intervento di Paolo che ha luogo per la terza volta non ha altro scopo che di mettere in scena l'apostolo e di richiamarlo all'attenzione dei lettori. Esso ottiene d'altronde questo risultato soltanto interrompendo il filo delle idee che riprende in 2:6. Qui, contrariamente a quanto esiste altrove, l'interpolazione non è saldata al contesto per mezzo di una congiunzione. Essa si annuncia come un'insistenza: «Io dico questo perché...»

In 4:3b l'intervento dell'apostolo è agganciato al contesto per mezzo dell'espressione «per il quale». Paolo ci insegna ancora una volta che è lui ad essere l'autore della lettera. Ma gli ordini espressi in 4:2 e 3a ritornano in 4:5. Anche qui Paolo, intervenendo, taglia il filo delle idee. Concludiamo. La redazione individuale nella quale Paolo parla a suo nome personale (ricordo che tralascio qui il titolo ed i saluti della fine) non fa parte della redazione collettiva; ma vi è attaccata per mezzi di fortuna. 

Quella constatazione chiarisce un problema che finora ho lasciato finora nell'ombra. Ho detto che esiste un'edizione marcionita dall'epistola ai Colossesi. Aggiungo ora che quella edizione era scritta come la lettera di Clemente Romano. L'editore si nascondeva dietro la comunità che, sola, aveva la parola. La lettera non aveva nulla di fittizio. Essa era inviata da un gruppo di cristiani marcioniti ad un altro gruppo di cristiani marcioniti residenti a Colosse, proprio come la lettera di Clemente è inviata dalla chiesa di Roma alla chiesa di Corinto. Essa cominciava con 1:2: «Ai santi e fedeli fratelli in Cristo che sono a Colosse». E la comunità a nome della quale la lettera era inviata era stata informata sui sentimenti dei destinatari da Epafra di cui parla 1:7-8. Poi è intervenuto l'editore cattolico, quello che mediante la dissertazione 1:15-17, 18b ha trasformato il Figlio di Dio liberatore e redentore del genere umano in creatore del mondo, quello anche che, mediante le minori interpolazioni di 1:20, 22, 2:9 ha dato al Cristo redentore un corpo di carne e provvisto di sangue. È questo stesso editore che ha inserito la redazione individuale, che ha fatto intervenire Paolo e ha messo la nostra lettera sotto il suo patrocinio. Prima di lui esisteva una lettera scritta a nome di una comunità marcionita per la comunità amica di Colosse. Da quando l'editore cattolico è passato di lì, quella lettera di provenienza marcionita insegna la dogmatica cattolica senza smettere con ciò di insegnare la dogmatica contraria; essa ha per autore Paolo pur continuando ad essere scritta a nome di una comunità; e comincia con il nome del suo nuovo autore: «Paolo, apostolo di Cristo Gesù per la volontà di Dio». Timoteo, il cui nome è accodato a quello di Paolo, interviene per dare una parvenza di spiegazione alla redazione collettiva che costituisce l'essenza della lettera. Se, infatti, Paolo fosse l'unico a detenere il titolo, quella redazione collettiva scioccherebbe i lettori. L'aggiunta di Timoteo tenta di rimediare al male. In realtà non risolve il problema, poiché si scontra contro l'artificio della redazione individuale; del resto, Timoteo non è menzionato nella nota di cui si parlerà tra un momento. Ma salva le apparenze. 

Due parole sulla data dell'edizione cattolica. Essa non ha potuto apparire prima del 150 circa. Sarebbe anteriore al 165 se Giustino che, nel Dialogo 84, 2; 85, 2; 100, 2 ecc., chiama il Cristo «il primogenito di tutte le creature», avesse attinto questo titolo dalla nostra epistola. Ma la dipendenza è più probabilmente dal lato dell'epistola che, di conseguenza, ha ricevuto la sua pulizia cattolica solo intorno al 170. Non dimentico che la dissertazione 2:16-23 si colloca intorno al 175, ma l'edizione cattolica esisteva probabilmente da diversi anni quando questo brano vi è stato inserito.

Nessun commento: