giovedì 4 gennaio 2024

Gli scritti di San Paolo — L'EPISTOLA AI ROMANI (LO SPIRITO)

 (segue da qui)


LO SPIRITO 

Nella dissertazione sulla morte redentrice del Cristo si fa spesso menzione dello spirito. Questo termine è solitamente contrapposto alla carne e indica l'anima del cristiano trasformata dalla fede. Però qua e là, ha un altro significato e indica un personaggio divino. Le note segnaleranno passi in cui questo spettacolo si presenta a noi. Due parole soltanto su 8:26-27. 

Questo testo ci dice che «nello stesso modo» lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza e che intercede con sospiri inesprimibili. 

L'espressione «nello stesso modo» annuncia un rapporto di rassomiglianza tra ciò che precede e ciò che segue. Ma ciò che precede è che siamo salvati nella speranza. I commentatori confessano che non vi è alcuna relazione di rassomiglianza tra la salvezza nella speranza e lo Spirito che viene in nostro aiuto. Concludiamo che l'espressione «nello stesso modo» ci inganna perché segnala tra 25 e 26 un legame che non esiste. 

Ci viene detto che lo Spirito «intercede» per noi. Ma in 8:34, lo stesso ruolo di intercessore è attribuito a Cristo. Ci troviamo quindi di fronte a due intercessori. Questo è troppo. Questi due intercessori non provengono dalla stessa scrittura. 

Lo Spirito intercede con sospiri «inesprimibili». Vi è in questo termine un enigma di cui solo Eusebio ci dà la chiave (Historia Ecclesiastica 5:16, 6-11). Parlando dei montanisti, il teologo anonimo da cui cita degli estratti dice che questi esaltati perdevano coscienza di sé e proferivano grida inesprimibili. Il nostro testo non ha e non può avere in vista che questi fenomeni montanisti. Li attribuisce allo Spirito, legittima i trasporti estatici di Montano e dei suoi discepoli, proviene da un sostenitore del movimento montanista.

Il versetto 26, che non si lega a 25, si lega a 16 e a 11 (vedi san Tommaso ed Estio). Ma questi due versetti appartengono anche loro alla teologia dello Spirito. I tre testi 11, 16, 26 descrivono tutti e tre l'azione dello Spirito, la sua azione futura che consisterà nel resuscitare i corpi di coloro nei quali abita, la sua azione presente che consiste nel procurare loro la filiazione divina e «nello stesso modo» nel soccorrere la loro debolezza procurando loro il beneficio dell'estasi e della glossolalia. Tutti e tre si susseguono nel contesto che li reca e che sconvolgono. Costituiscono una lezione di teologia montanista articolata in tre parti.

Le parti si corrispondono tra loro; ma non concordano con lo sfondo sul quale sono disseminate e collocate, malgrado le precauzioni che sono state prese per nascondere il disaccordo.

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