martedì 2 gennaio 2024

Gli scritti di San Paolo — L'EPISTOLA AI ROMANI (RISPOSTA A UNA CALUNNIA CONTRO I CATTOLICI)

 (segue da qui)


RISPOSTA A UNA CALUNNIA CONTRO I CATTOLICI (3:1-20) 

Il brano 3:1-20 costituisce un'altra interpolazione.

Ecco cosa leggiamo al versetto 8: «E perché allora non dovremmo fare il male perché ne venga un bene, come certi che ci calunniano pretendono che dicessimo?»

Dunque circola una voce secondo la quale l'autore di questo testo e i suoi correligionari insegnano che si può fare il male perché ne derivi un bene. La voce in questione è una calunnia, ma viene messa in giro. Chi sono i calunniati? Chi sono i calunniatori? 

Questi ultimi sono indicati con la parola “certi”Sono personaggi misteriosi che l'autore — che è nel campo dei calunniati — non ha ritenuto di dover nominare chiaramente. E il nostro pensiero va immediatamente ai giudaizzanti che detestano Paolo, che lavorano per rovinare la sua propaganda. Sono loro, senza dubbio, che, per meglio perdere l'apostolo dei pagani, distorcono il suo insegnamento e gli fanno dire che si può fare il male perché ne venga un bene. Sono loro che Paolo, sapendoli potenti, non osa attaccare frontalmente ed evita di indicare esplicitamente. 

Ma non si tarda a veder sorgere insormontabili difficoltà contro quella interpretazione. La calunnia più spudorata non può venire alla luce se non trova apparenze che sfrutta, di cui abusa. Si cercano invano le apparenze di cui i giudaizzanti avrebbero abusato per mettere sul conto di Paolo il sofisma secondo il quale il fine giustifica i mezzi. Paolo, nella sua propaganda, si fa beffe della circoncisione. Come giustifica la sua condotta? Non invoca circostanze attenuanti, non confessa di aver fatto il male perché ne venisse fuori il bene. Dichiara, al contrario, di aver fatto del bene. Ha trascurato la circoncisione perché la disprezza. Ciò i giudaizzanti lo sanno bene, ed è questo che rende particolarmente odioso ai loro occhi l'atteggiamento dell'apostolo dei pagani. Attribuendogli il sofisma secondo il quale il fine giustifica i mezzi, essi attenuerebbero la sua colpa, scuserebbero le sue intenzioni. Siamo sicuri che non hanno giudicato Paolo con indulgenza e che, se l'apostolo è stato accusato di insegnare che il fine giustifica i mezzi, non è dal campo dei giudaizzanti che l'accusa è partita.

La calunnia sarebbe l'opera degli infedeli, sia ebrei che pagani? No. E prima di tutto, perché questi calunniatori non sono indicati con il loro nome di ebrei o di pagani? Perché rimangono nascosti dietro la parola «certi»? Quella allusione discreta è usata nei confronti di avversari che si vogliono risparmiare. Quale considerazione Paolo deve agli ebrei o ai pagani? Non la si vede; ed ecco una prima difficoltà. 

Eccone un'altra. Tra i cristiani e i pagani, la questione era di sapere se Gesù fosse stato investito di una missione divina e se quella missione fosse stata confermata dalla sua resurrezione. Tra cristiani ed ebrei, il problema della resurrezione di Gesù era altrettanto fondamentale; ma accanto a questo si poneva il problema delle profezie che i cristiani credevano di leggere nell'Antico Testamento e che gli ebrei dichiaravano di non vedere. Inoltre, la questione delle profezie penetrò di buon'ora nelle polemiche tra cristiani e pagani. E si può dire che la controversia, sia con i pagani che con gli ebrei, ruotava attorno alla resurrezione di Gesù e alle profezie relative a Gesù. Ma in quella controversia che posto poteva occupare la massima secondo la quale la menzogna degli uomini fa emergere la verità di Dio? Non lo si vede. Neppure si vede, del resto, cosa c'entri la risposta dei mezzi giustificati dal fine. E poi le apparenze cabalistiche della massima risvegliano la nostra diffidenza. A dire il vero, nelle loro dispute con gli ebrei e i pagani, i cristiani intorno all'anno 56 avevano altro da fare che lanciarsi caricature. Dal canto loro, per rispondere ai cristiani, i pagani e gli ebrei avevano obiezioni molto più semplici e più convincenti che non una sottile casistica. 

Un'inchiesta metodica ci ha fornito la prova che nessuno dei contemporanei di Paolo ha potuto rendersi colpevole dell'accusa di cui si lamenta Paolo agendo in nome di una collettività. Siamo indotti a concludere che il portavoce dei contestatori non sia Paolo. I versetti 7-8, che formulano la denuncia sono apocrifi. Apocrifi pure i versetti 5-6, che la preparano. Apocrifi infine 9-10 che la sviluppano e la spiegano. Tutta l'interpolazione 5-20 è estranea alla redazione di Paolo. 

Chi è il suo autore? Egli dice che tutti gli uomini peccano — perché questo è il senso che dà all'oracolo che dichiara tutti gli uomini bugiardi — e aggiunge che la menzogna degli uomini, vale a dire il loro peccato, fa emergere la giustizia di Dio, perché è questo senso che egli dà all'oracolo che proclama Dio veritiero. 

Gli avversari si indignano contro una giustizia che si serve della fragilità umana come di un piedistallo, che crea gli uomini peccatori per poterli punire in seguito; e quella morale che giustifica i mezzi con il fine sembra loro una parodia della morale. Ecco come ha preso nascita l'accusa contro Paolo e i suoi sostenitori.

Colui che è preso di mira innanzitutto da essa è il Dio creatore, a cui gli uomini devono il loro corpo votato al peccato. E se essa attacca Paolo e i suoi compagni, è unicamente perché Paolo e i suoi compagni rimangono legati a questo Dio. 

Ogni ulteriore commentario è, credo, superfluo. Concludiamo. I calunniatori sono i marcioniti. Le loro vittime sono i cattolici che adorano il Dio Creatore, il Dio dell'Antico Testamento. Il loro portavoce scrive dopo il 150. Con una veemenza mista a indignazione, questo Paolo fittizio dichiara che Dio non è ingiusto, che non giustifica i mezzi con il fine e che, di quella aberrazione, lui, Paolo, è innocente, come tutti i suoi sostenitori. Noi abbiamo ora la chiave del misterioso giro di parole che serve a indicare gli avversari. Paolo non può dopotutto chiamare i marcioniti con il loro nome, non più di quanto possa dare ai calunniati il nome di “cattolici” che essi portavano intorno al 150.

Nessun commento: