sabato 26 novembre 2022

IL CRISTIANESIMO AVANTI CRISTOAPPENDICE II: LA STORICITÀ OGGI

 (segue da qui)

APPENDICE II

LA STORICITÀ OGGI

Sotto la sua forma indipendente, la tesi della storicità di Gesù è esposta in La genèse des dogmes chrétiens di Louis ROUGIER (Albin Michel editore, 1972).

Ci atterremo all'essenziale.

Rougier riprende una tesi già vecchia, secondo la quale Gesù fu condannato in quanto zelota. Gli zeloti formavano una setta religiosa e nazionalista molto ostile ai Romani. Fondata da Giuda il Galileo dopo la scomparsa di Archelao (6 E.C.), organizzava bande che, al dire di Giuseppe, «saccheggiavano le case dei notabili, uccidevano i proprietari e incendiavano i villaggi»; Guerra Giudaica, 2:13, 6.

Rougier fa di Gesù il capo degli zeloti. Per arrivare a quella conclusione tratta come storici l'episodio di Giuda (pag. 43), quello della Moltiplicazione dei pani (pag. 44), l'Ingresso glorioso a Gerusalemme (pag. 44-45). Crede nell'organizzazione di 5000 uomini in formazione militare presieduta o comandata da Gesù (pag. 47); pensa che il Cristo abbia espulso i mercanti dal Tempio in compagnia o alla testa di «una folla scatenata» (pag. 47). Accorda fede all'ordine di Gesù di comprare spade, al tafferuglio nel Getsemani tra gli Undici e un distaccamento dell'esercito romano, «mille uomini per arrestare dodici uomini» (pag. 49-50), e alla mutilazione di un servo del Sommo Sacerdote da parte dell'apostolo Pietro (ibid.).

L'autore conclude il capitolo sull'Attesa realizzata dicendo che tutti hanno considerato il messia come un re liberatore che è Gesù. Poi si sforza di provare che il messia sofferente fu immaginato dai giudeo-cristiani e da Paolo «per giustificare la morte infamante di Gesù sulla croce, scoprendone la prefigurazione nel Servo di Jahvé dei Salmi e di Isaia» (pag. 36-37).

Quella argomentazione suggerisce le osservazioni seguenti:

a) Innanzitutto, il fallimento miserevole del «Messia» non poteva indurre gli ebrei del suo gruppo a vedere in lui il discendente davidico annunciato dai profeti. Un messia ebraico che fallisce, un messia «fallito» (G. FAU) non è «il Messia»; un messia sofferente è estraneo alla bibbia e al pensiero ebraico ortodosso.

Di conseguenza, le visioni (cristofanie) asserite per spiegare la mutazione di un capo nazionalista in Salvatore universale delle anime non si comprendono, soprattutto dopo la dispersione dei discepoli.

b) L'immagine di un Gesù pacifico è di gran lunga la più comune in tutti i nostri testi, salvo l'Apocalisse. Non ci permettono di considerarlo uno zelota. Il tentativo fatto per scoprire quattro zeloti nel gruppo apostolico appartiene alla fantasia.

c) La tesi dell'autore è minata da una contraddizione fondamentale: dopo essersi dilungato a provare che Gesù era il capo degli zeloti, dichiara che non era lui stesso uno zelota (pag. 52).

Allora non si comprende più quale furono di preciso la personalità di Gesù e il motivo della sua condanna. Bisogna scegliere tra il personaggio descritto da Masse [1] e quello di Renan, tra il terrorista e il pacifista.

d) L'episodio del Getsemani è insostenibile. Se Gesù si trovava sul monte degli ulivi con un esercito, ci sarebbe stato un combattimento. Ma nessun testo ne parla. Tacito dice che «la tranquillità regnò sotto Tiberio», sub Tiberio quies; Hist. 5:9.

Se Gesù fosse stato lì da solo con gli Undici, i mille uomini che vennero ad arrestarlo non avrebbero lasciato scappare nessuno, soprattutto Pietro, che si difendeva a colpi di spada. Ma i discepoli si salvano, Pietro va a scaldarsi in compagnia dei soldati romani!

Il punto più curioso di quella storia di un capo zelota che non è zelota è che il presunto innocente è crocifisso mentre i suoi accoliti, ivi compreso Simone lo zelota (o lo zelante), non sono nemmeno arrestati. Siamo evidentemente in pieno mito: solo il dio doveva perire al fine di risorgere.

Un'ultima critica riguarda il metodo. Ogni testo sembra buono per stabilire la tesi del messia nazionalista, in particolare i racconti immaginati sulla base della Scrittura e del Giuseppe slavo, «testo rovinoso». [2] Si vuole ignorare la vasta letteratura preevangelica, quella che fa del Cristo un dio preesistente. [3]

NOTE

[1] MASSE, L'énigme de Jésus-Christ.

[2] GUIGNEBERT, Jésus, 348.

[3] L'opera di ROUGIER contiene nondimeno parti eccellenti, ma esse sono estranee al nostro proposito. — Nella sua voluminosa e meritoria opera Jésus et Israël (585 pagine) ISAAC vuole discolpare il giudaismo dall'accusa di «deicidio». Ma egli si colloca in una prospettiva storicista. La sua argomentazione è valida per i cristiani, ma non riguarda i miticisti. V. la sua Avvertenza, 1946, § 5-6, pag. 13.  

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