mercoledì 9 novembre 2022

IL CRISTIANESIMO AVANTI CRISTOLa cronologia dei vangeli

 (segue da qui)

 II 

La cronologia dei vangeli

La cronologia dei Vangeli è viziata ancora oggi da un'esegesi ansiosa di giustificare la vita e i «miracoli» di Gesù sulla base di testimonianze il più possibile vicine. La datazione classica che va dal 70 al 110 circa si basa su un antico sfondo apologetico; essi sono molto più tardivi.

I canonici sono ignorati da Giustino (morto intorno al 165) e furono scritti dopo di lui. Egli utilizza abbondantemente, in effetti, le citazioni bibliche, ed «è esclusivamente con l'aiuto di queste citazioni che racconta la vita e la morte di Gesù»; «Egli sa solo che il Cristo è stato condannato da Pilato, ma non dice perché, e ignora tutti i dettagli del processo. Non nomina né Pietro né alcuno dei Dodici...». [142] Le sue allusioni ai Vangeli sono fatte a raccolte di logia e a degli apocrifi, tra cui il vangelo di Pietro. [143]

La menzione dei quattro Vangeli da parte di Ireneo, intorno al 190, attesta la loro redazione prima di quella data. Si può dunque situare l'opera principale tra il 160 e il 190. Ma essi furono modificati anche più tardi. Secondo Lachâtre essi «furono rivisti e modificati verso la fine del III° secolo da Esichio e da Luciano martire; corretti verso la fine del IV° da San Girolamo». [144] Si ritiene generalmente che i nostri più antichi manoscritti risalgano al corso del IV° secolo.

Si dà abitualmente la priorità a Marco per il fatto che il suo contenuto appare in diverse proporzioni negli altri Vangeli. Eppure l'ellenista Roussel lo colloca dopo Matteo: «Marco, critico distinto e saggio professore, ha saggiamente corretto la brutta copia dell'allievo Matteo». [145

Il punto di vista di Roussel è conciliabile con quello della priorità di Marco. La questione è sapere se Marco abbia corretto Matteo oppure le sue fonti. Si può ritenere che Marco abbia ritoccato le fonti comuni a Matteo e a sé stesso, ma che sia apparso prima dell'edizione canonica di Matteo. Quest'ultimo, dal canto suo, ha utilizzato, tra altre fonti, quelle di Marco, ma non lo ha avuto sotto gli occhi. Altrimenti il suo linguaggio sarebbe senza dubbio migliore e più abbondante il suo vocabolario: infatti, esso presenta in effetti un hapax solo ogni 27 parole contro le 17 per Marco. [146]


Luca ha conosciuto un gran numero di scritti; Luca 1:1. [147] Egli si ispira soprattutto al vangelo che fece conoscere Marcione fece conoscere intorno al 140, l'Evangelion, allungato dei primi tre capitoli e modificato in più punti. André Malet ha dimostrato che «il testo di Luca è fatto di tre leggende originariamente indipendenti: la leggenda del Battista, la leggenda del concepimento miracoloso di Gesù e la leggenda della sua nascita a Betlemme. Questi tre documenti, Luca li ha avuti a sua disposizione e li ha rielaborati nell'intenzione di farne un insieme omogeneo costituito dal nostro testo attuale». [148]

Così, contrariamente a quanto si ripete da Tertulliano in poi, non è Marcione che ha amputato Luca, è Luca che ha ampliato l'Evangelion o Proto-Luca. Parti considerevoli dell'Evangelion si ritrovano nei nostri canonici, compreso Marco, che a volte rivolge l'Evangelion contro Marcione. [149]

NOTE

[142] FAU, Le Puzzle..., 134 e s.

[143] FAU, ibid. — Opinione diversa da WEILL-RAYNAL, Justin et l'évolution du christianisme, C.R. 97, 1976, pag. 10. — L'esegesi di FAU ci pare imporsi: v. supra, IV° parte, capitolo 3, § 6: «Giustino».

[144] LACHATRE, o.c., volume 2, 527, 2° col.

[145] ROUSSEL, L'évangile dit de Matthieu, 210. V. anche Le talent littéraire dans l'évangile dit de Marc. — Cfr. PERNOT, o.c., 60.

[146] Il numero degli hapax è direttamente proporzionale alla ricchezza del vocabolario. L'Apocalisse presenta un hapax ogni 31 parole circa, Giovanni ogni 41, Luca ogni 19: MULLER, Initiation à la statistique linguistique; secondo MORGENTHALER, Statistique du vocabulaire du Nouveau-Testament.

[147] Traduzioni tendenziose o errate rendono polloï (= numerosi) con «più». «Questo termine significa molti ed è difficile credere che egli risponda nell'occasione a due o tre vangeli soltanto»; PERNOT, Recherches..., 45. 

[148] MALET, o.c.,  20.

[149] G. FAU, Le Puzzle..., 150-155. 

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