lunedì 28 novembre 2022

IL CRISTIANESIMO AVANTI CRISTODi alcune difficoltà peculiari alla storicità

 (segue da qui)


Di alcune difficoltà peculiari alla storicità

«Putois! Lo conosco, disse il cantoniere grattandosi l’orecchio; ma non saprei dirvi chi è».
Anatole France, Putois. 

La Storicità si presenta da subito sotto una maschera di verosimiglianza; infatti è facile ammettere a priori che un ebreo ostile ai Romani sia stato crocifisso da Pilato «o da un altro» (Guignebert).

Ma a priori soltanto:

In astratto la condanna di un oscuro rabbino è possibile. Ma non basta che una cosa sia possibile perché abbia avuto luogo realmente. Occorrerebbe provare con testi indipendenti dalla letteratura sacra, o con testi sacri sufficientemente precisi, che il presunto fondatore del cristianesimo fu messo a morte dai Romani.

Ma i racconti evangelici sono improbabili e dei rarissimi documenti secolari che abbiamo, nessuno è certo.

Se la crocifissione di Gesù fosse reale, bisognerebbe mostrare come un ebreo tra gli ebrei sia salito al rango di divinità dopo il suo fallimento miserevole. L'utilizzo della bibbia per mostrare che Gesù fosse il Giusto oppresso contraddice l'annuncio profetico del messia trionfante, vale a dire la concezione del mashiah presso tutti gli ebrei ortodossi. Nessuno poteva rappresentarsi il «Figlio di Davide» che subiva una morte infame. Gesù avrebbe raggiunto nell'oblio gli altri eroi dell'indipendenza di Israele.

È molto più probabile che la Diaspora utilizzasse la bibbia nel culto di un dio morto e risorto.

L'interminabile processo intentato dai giudei di Gerusalemme contro Paolo davanti a Felice, Festo, Erode, Berenice e consorti, mostra bene il vuoto dei dati sui quali si basa la Storicità. Nell'ipotesi, infatti, di un Gesù crocifisso dall'autorità romana, gli ebrei non hanno potuto mancare di evocare le attività dei nemici di Roma contro l'occupante.

Ma gli Atti  non dicono nulla al riguardo. Tutto ciò che lo sfortunato Festo sembra sapere è che Paolo assicura essere vivo «un certo Gesù» che gli ebrei credono morto; Atti 25:19. Il governatore stesso ignora il verdetto di uno dei suoi predecessori e la personalità del Crocifisso: cfr. Stéphane, La Passion de Jésus, 154-169.

Si può, è vero, tacciare gli Atti di menzogna per omissione dicendo che il processo e la morte furono soppressi intenzionalmente. Ma è strano che lo scrittore non abbia tratto vantaggio dalla Crocifissione e dalla Resurrezione per proclamare la sua fede. Secondo Weill-Raynal, essa viene da altrove. 

In ogni caso, persino nei testi in cui la si attende, nessuna prova è fornita di una vita di Gesù.

Adottando la dottrina di Evemero, che vedeva negli dèi antichi uomini, la Storicità fa del cristianesimo una religione insolita. Infatti, i culti derivati dalla divinizzazione di un uomo sono locali e temporanei. Che si tratti di quelli dei faraoni, di Alessandro, degli imperatori romani, di Antinoo, ecc. non danno mai origine a una religione di salvezza potente e universalista. Si ispirano a culti precedenti e rassomigliano più a un'appartenenza che a un culto vero e proprio. [4] Così le pretese di Caligola all'adorazione lo hanno lasciato presto nell'oblio; il culto stesso del Maestro di Giustizia non ha oltrepassato l'ambito di una setta ed è scomparso in pochi decenni.

Gli storicisti e alcuni miticisti spiegano il movimento cristiano con le cristofanie, vale a dire con le apparizioni del Cristo dopo la sua morte.

Ma le cristofanie sono supplementi tardivi (Galati) e anti-doceti (Giovanni); esse fanno già parte di un mito; non spiegano il sorgere del cristianesimo, ma lo presuppongono. Le allucinazioni manifestano il culto di una divinità, ma non la creano. I piccoli allucinatori di Lourdes e Fatima hanno esaltato il culto di Maria, non hanno inventato Maria.

E poi le allucinazioni sono fenomeni troppo comuni per servire da principio esplicativo all'instaurazione di una religione universalista.

***
I lavori effettuati da un secolo ha ridotto la Storicità a non essere poco più che un atto di fede, un'abitudine mentale, [5] un'attitudine opportunista.

Eppure un nulla potrebbe far ribaltare la tesi miticista: un ricordo di una conversazione circostanziata tra Gesù e Pietro, un'allusione a un pasto preso in comune nel corso delle missioni, un piccolo incidente sopraggiunto in un villaggio noto, ecc. Ma niente rende un suono autentico.

Consideriamo, ad esempio, un fatto banale, il viaggio che Gesù avrebbe fatto da Nazaret a Cafarnao all'inizio della sua carriera; Matteo 4:13. Ecco, sembra, una precisazione concreta, francamente biografica, e che non lascia spazio a discussione! Ma leggendo i versetti successivi ci si accorge che l'episodio è immaginato sulla base di Isaia. Allora quale credito accordargli?

Insomma, la Storicità non spiega la nascita e la molteplicità delle credenze cristiane e non fornisce il minimo di prove necessarie a favore dell'esistenza di Gesù.

NOTE
[4] Cfr. PRIGENT, Au temps de l'Apocalypse, II: Le culte impérial au I° siècle en Asie mineure, R.H.P.R., 1975, N° 2.
[5] Quell'abitudine ci pare risultare essenzialmente dalla nostra datazione automatica «avanti Cristo», come se si trattasse di un fatto storico ben determinato.  

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