mercoledì 16 novembre 2022

IL CRISTIANESIMO AVANTI CRISTODi alcuni episodi importanti

 (segue da qui)

 II 

Di alcuni episodi importanti

Lasceremo da parte la nascita del «Nazareno» a Betlemme, [16] la Strage degli Innocenti e varie altre curiosità [17] dei testi, per concentrarci sull'essenziale: il battesimo di Gesù, la sua Passione, l'istituzione dell'Ultima Cena a base di vino.


IL BATTESIMO

Il battesimo del Cristo da parte di Giovanni Battista segna, secondo la tradizione, l'entrata in scena del Signore. Ma il racconto non è storico. 

Esso non figura, in effetti, nel primo vangelo per ordine di tempo, quello di Marcione, né forse, secondo Loisy, nell'Urmarco o Proto-Marco, e nella prima redazione del Quarto Vangelo; infatti, Giovanni non ne parla espressamente. Paolo lo ignora completamente: nel periodo arcaico del cristianesimo, «non si trova nemmeno l'ombra di Giovanni Battista». [18]

Per giunta l'episodio ci getta in pieno mito: i cieli si aprono, una colomba appare, Dio prende in prestito la voce di Isaia 42:1, dicendo: «Tu sei mio Figlio diletto in cui io ho messo tutto il mio affetto»; o quella del Salmo 2:7, «Tu sei mio Figlio, io ti ho generato oggi»; Codex B. 

Pura invenzione sono le parole prestate a Giovanni: se avesse pronunciato il panegirico del battesimo che comportava lo Spirito Santo e il Fuoco (Matteo 3:11), se avesse fatto l'elogio di colui di cui è «indegno di slacciare i calzari», egli lo avrebbe seguito immediatamente, egli sarebbe stato cristiano.


La  narrazione ha uno scopo triplice: ridurre il profeta di una religione rivale al ruolo di un vassallo, di un precursore; fare dell'Eroe cristiano il Figlio del Dio ebraico; consacrare la futura vittima. La sua consacrazione nelle acque del battesimo corrisponde alla sua intronizzazione sacerdotale al rango di Melchisedec nell'epistola agli Ebrei. O. Culmann ha notato giustamente che «Gesù è battezzato in vista della sua sofferenza sostitutiva, in vista della sua morte». [20]

A causa del loro legame, il battesimo e il supplizio hanno luogo tradizionalmente lo stesso anno, «nell'anno 15 di Tiberio». [21] Ma l'uno non è più storico dell'altro. Come dice Loisy, «il battesimo di Gesù è il prototipo del battesimo cristiano, il fatto mitico mediante il quale questo battesimo è inaugurato». [22]


GLI ULTIMI GIORNI

Cinque giorni prima del suo arresto, Gesù ordina ai suoi discepoli: «Dite alla figlia di Sion: Ecco, il tuo re viene a te mite, seduto su un'asina...»; Matteo 21:5.

Gesù entra dunque a Gerusalemme tra acclamazioni della folla e «tutta la città fu in agitazione». Questo racconto è un adattamento ebraico della proclamazione del re delle Sacee o di un culto simile. Zaccaria 9:9 ha fornito il supporto scritturale attestato da Matteo 21:4.

L'ultimo pasto è presentato diversamente in Giovanni e nei sinottici; Giovanni ignora l'istituzione della Cena a base di vino, — episodio eppure importante, — e il suo pasto non è pasquale. Che ci sia dietro il greco delle presunte parole di Gesù «alla Cena» un originale semitico non è affatto sorprendente: in alcuni gruppi della Diaspora si doveva parlare una sorta di «sabir» in cui l'aramaico si mescolava al greco. Quella opinione di Jeremias, per quanto sia fondata, rafforza la tesi dell'elaborazione del mito nelle sette sincretistiche. [23]

La scena del Getsemani presenta una preghiera di Gesù che non è autentica, poiché nessuno poteva udirla; questa è forse un'espansione di Ebrei 5:7.

Il racconto dell'arresto è un racconto da balia: in realtà l'intera banda sarebbe stata arrestata, soprattutto dopo un tentativo di resistenza. La storia è immaginata secondo le Scritture, come indica ingenuamente Matteo 26:56. [24]

Secondo alcuni esegeti, l'episodio della Passione è «il testo di una liturgia della Pasqua cristiana celebrata a Gerusalemme in un'epoca antichissima». [25] Che cosa equivale a dire? Che nel giro di quarant'anni [26] si sarebbe scritta la storia inverosimile recitata nelle funzioni? Ma quella elaborazione, orale dapprima, poi scritta a mano, esige una durata molto più lunga. In aggiunta, come affermare il funzionamento di chiese in Giudea tra il 30 e il 70? Per Turmel «le chiese di Giudea non esistevano prima del 70», [27] e nemmeno per Guignebert, malgrado ciò che dicono gli Atti. [28]

Per noi, i temi liturgici risalgono a miti giudaico-pagani remotissimi. I nostri racconti canonici, ben più recenti, risultano forse da un nucleo arcaico conservato da Luca 24:7: «...Bisognava che il Figlio dell'uomo fosse consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocifisso e resuscitasse il terzo giorno». Il Vangelo è un approfondimento di questi dati fondamentali.

Il processo mette in causa diverse parole attribuite a Cristo e a Pilato. L'esegesi cristiana di oggi ritiene che alcuni di esse abbiano un'origine redazionale «evidente», che le altre appartengano ad un racconto primitivo. Le accuse politiche contro Gesù sarebbero il nocciolo di quella vicenda e risulterebbero dal titulus posto sulla croce: «Gesù di Nazaret, re dei giudei». [29] La storicità del processo è quindi legata a questo titulus.

Purtroppo esso non è solido. L'unanimità non regna, tutt'altro, tra gli storicisti, a proposito dell'esistenza dell'insegna. Alcuni lo ammettono, Bultmann la respinge, Guignebert ne dubita: «Il titulus», dice, «fu attaccato alla croce dalla tradizione perché era inteso che ci dovesse essere». [30] Osservazione aggravante di Goguel: «Il titulus avrebbe dovuto menzionare il nome del condannato e il suo luogo di origine». [31] D'altronde, l'iscrizione differisce secondo i vangeli, ivi compreso quello di Pietro; § 11.

Il titulus proviene dal culto arcaico. Il dio cristiano fu rappresentato sotto i tratti di un re di Carnevale; creazione di ebrei sincretisti, egli era naturalmente «re dei giudei». La menzione dell'insegna risale quindi alle stesse fonti delle acclamazioni che salutano il «figlio di Davide» e di certi dettagli della Passione: mantello di porpora, corona di acanto o di spine, [32] scettro. La storicità del processo crolla con il titulus.

D'altronde, il racconto è ricolmo di implausibilità, soprattutto in Luca. In 23:13, 18, 21, 23 i sacerdoti, i magistrati e il popolo vociferano e gridano a Pilato: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Ma non appena ha ottenuto la sentenza reclamata, il popolo si lamenta conducendo Gesù al supplizio; 23:27. Poco dopo, nuovo capovolgimento: quando il Cristo è sulla croce, tutti si beffano crudelmente di lui: «Si salvi lui stesso!...» 23:35-36. Infine, — ultima contraddizione, — il popolo, dopo la morte del Crocifisso, deplora il suo crimine battendosi il petto; 23:48.

È evidente che il supplizio richiesto non poteva essere l'oggetto di lamenti... salvo nel caso di un sacrificio rituale.


Secondo lo studioso svedese Ivan Engnell, il culto del Messia sofferente e glorificato deriva dal re babilonese che incarnava il principio di fertilità e subiva la morte rituale. Robertson aveva già osservato che Gesù, incoronato dai soldati, decorato col titolo di re, poi flagellato e messo in croce, subiva la sorte riservata al dio della festa babilonese delle Sacee: un criminale, rivestito per cinque giorni [33] del nome, degli ornamenti regali, e dotato di alcune prerogative regali, era in seguito impiccato o crocifisso.

Per S.N. Kramer, il Cristo «legato, incatenato, spogliato delle sue vesti, costretto a correre nudo, flagellato e percosso» ricorda la Passione del dio Dumuzi: «La storia del Cristo», scrive, «non ha preso origine e non si è sviluppata nel vuoto; aveva avuto i suoi precursori, i suoi prototipi, e uno dei più venerabili e dei più influenti fu, senza alcun dubbio, il triste racconto del re-pastore Dumuzi...» [34]

La Passione del Cristo offre anche analogie significative con quanto si diceva di Marduc. Questo «dio misericordioso, colui che resuscita i morti» (Invocazione), moriva a causa delle sue ferite. La liturgia babilonese indica che le si lavarono; un Commentario menziona che a causa sua un processo ebbe luogo e che ci furono lrisse nella città. [35]


L'ora della morte presenta un interesse particolare; perché Gesù se ne preoccupa in ogni istante. La Storicità constata il fatto senza spiegarlo. [36] Per risolvere l'enigma, si deve pensare alla precisione oraria determinata dal sole e dagli Assi cosmici. Se Gesù non può morire in qualsiasi momento, è perché l'astro non si trova sulla croce cosmica e sul punto vernale in un momento qualunque. La preoccupazione del Signore di morire alla sua ora riflette un mito in cui il dio era equiparato al sole posto sulla croce celeste. Questo mito dipendeva senza dubbio da riti effettuati a tempi rigorosamente calcolati; era allora che si immolava il sostituto del dio.

Il mito evangelico può risultare anche dall'assimilazione del Salvatore al «sostituto regale» mesopotamico. Questo personaggio era destinato ad allontanare i presagi di morte che minacciavano il sovrano, deviandoli sulla sua persona. [37] Doveva quindi domandarsi ad ogni istante se la sua condizione di re «per sostituzione» non avrebbe comportato da un momento all'altro la sua immolazione reale. In entrambe le ipotesi — che non si escludono a vicenda — la preoccupazione è legata ai pronostici astrologici. [38]


La rapidità della morte del Cristo sorprese Pilato; Marco 15:44. I crocifissi, infatti, morivano solo nel giro di due o tre giorni. Vi è là un'anomalia segnalata molte volte e alla quale si può dare una spiegazione qualunque, come ad esempio un'insufficienza cardiaca. Però il testo considera anormale il fatto e la morte ha luogo quando cala la notte. La risposta è semplice: il Sole-Cristo muore passando sotto l'orizzonte. Gesù doveva quindi morire in quel momento.


La precipitazione degli eventi riguardanti l'arresto, il processo e l'esecuzione di Gesù è un mistero per la Storicità. Così vuole allungare i fatti nel tempo modificando il calendario. [39] «Il dibattito si trascina», scrive Etienne Trocmè. [40]

Durerà senza dubbio eternamente se non si vede un mito in questo racconto. In origine, la Passione del dio si svolgeva facilmente tra l'alba e il tramonto del sole poiché si trattava del sole stesso. Quando il dio sole fu umanizzato, storicizzato e coinvolto in una vicenda politico-religiosa, si sono a poco a poco accumulati i fatti senza vedere che esigevano un quadro sempre più ampio. La sua esiguità è una prova ulteriore del carattere fittizio dei racconti.


L'ISTITUZIONE DELL'EUCARESTIA

La festa di Pasqua (Pesach) implicava primitivamente una comunione teofagica e totemica (Th. Reinach). Conservò probabilmente il suo carattere originario tra gli ebrei della Diaspora, almeno in certe sette. La formula paolina «Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato per noi» (1 Corinzi 5:7) proviene senza dubbio da un'antica liturgia in cui Christos era equiparato all'Agnello pasquale.

Assolutamente senza rapporto con un «memoriale» o una Passione storica, in concorrenza con la comunione dei «demoni» (1 Corinzi 10:20-21) e con l'Istituzione della Cena a base di acqua e di pane (Giovanni 4:7-19), il germe del sacrificio della messa si sviluppò quando l'eucarestia fu separata dall'agape. Se ne conservò solo il pane e il vino, equiparati al corpo e al sangue del Signore. [41]

Per Giustino (1 Apologia 66:2-3) l'eucarestia è il corpo e il sangue di Gesù incarnato: [42] Cipriano spiega che «il sacrificio che offriamo è la Passione del Signore», passio Domini... sacrificium quod offerimus; epistola 63. Cesario, vescovo di Arles, e il papa Leone Magno ritengono che la Cena sia un sacrificio vero. Gregorio insegna che il Cristo «soffre di nuovo nel suo sacramento. Come tante volte gli offriamo la Vittima della sua Passione, così tante volte noi rinnoviamo la sua Passione per l'assoluzione delle nostre colpe»; Moralia 22:26.

I paralleli al culto cristiano si trovano nei Misteri pagani, in particolare quelli di Osiride, di Attis, di Mitra e di Dioniso. Questo dio si offre nel vino di cui fa dono agli uomini:

Miscuerat puris auctorem muneris undis. [43]

Allo stesso modo, il Cristo dà la propria persona, come elemento eucaristico, sotto vari aspetti folcloristici: acqua, pesce, pane, vino. Al momento dell'«ultimo pasto» consuma con i suoi discepoli il cibo del sacramento, vale a dire sé stesso, sotto le specie del pane e del vino.

Così facevano gli dèi di Ras Shamra [44] mangiando e bevendo i cibi che figurano nel rituale dei sacrifici. Anche su questo punto non esiste soluzione di continuità tra il paganesimo e il cristianesimo. [45]


IL GOLGOTA

Gesù-Messia fu crocifisso e sepolto a Gerusalemme. Perché Gerusalemme? Sicuramente a causa della reputazione che aveva la città santa, luogo di incontro tra Jahvé e gli uomini: «Non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme»; Luca 13:33.

Gli ebrei sincretisti vollero senza dubbio anche contrariare l'ortodossia mostrando che il loro dio vi fosse risorto; infatti Gesù fu rappresentato nel cristianesimo primitivo come l'avversario di Jahvé, «il Diavolo»; Giovanni 8:42-44. 

Oltre a motivi sentimentali, i narratori erano incoraggiati a collocare i fatti mitici nei luoghi che i prototipi del Salvatore avevano consacrato. Il Golgota, luogo della sepoltura di Adamo, secondo le credenze popolari, divenne quello del «secondo Adamo»; Romani 5:14. Essendo Giosuè morto su un ghilgal, come il suo avatar non sarebbe morto sul Golgota? [46]

Un altro prototipo del Cristo, Melchisedec, aveva regnato sulla città; egli aveva sacrificato sul Golgota, secondo l'Itinerario di Antonio da Piacenza. Secondo l'Enoch slavo, era stato sepolto al centro del mondo; e la Caverna dei tesori ci informa che il centro del mondo era il Golgota. [47]

Così tradizioni molteplici si combinarono a ragioni di prestigio per situare la croce sul calvario. La sepoltura fu collocata in prossimità.

L'ignoranza in cui i «Luoghi sacri» furono tenuti per circa tre secoli è particolarmente notevole negli Atti degli apostoli. Essi confermano il carattere puramente liturgico e romanzesco del contesto e dei racconti evangelici. 

Infine, non c'è traccia nella cristianità, in particolare a Gerusalemme, di cerimonie ripetute a partire dagli anni 30, e che ricordino un fatto storico. Il silenzio di tutti i nostri testi, soprattutto degli Atti, è estremamente convincente. 

NOTE

[16] Santuario di Adone prima di Costantino: GIROLAMO, Ep. ad Paulinum 13:49; Gesù non è «l'uomo di Nazaret»; v. GUIGNEBERT, Jésus, 92-93; CHEVALON e BRUNET, A propos de Nazareth, C.R. 134, pag. 75-76.

[17] L'episodio dei venditori del Tempio suscita i sarcasmi di Voltaire: «Sarebbe un grandissimo miracolo, che trenta o quaranta mercanti si lasciassero sculacciare da un sol uomo, e perdessero il loro denaro sena dir nulla. Non vi è nel Don Chisciotte cosa che si approssimi a quella stravaganza»; Examen de Milord Bolingbroke, capitolo 10; v. anche Dieu et les hommes, capitolo 32. — Il racconto sembra avere un'origine gnostica: il Tempio è, in certi scritti, quello dell'anima di cui i «commercianti» dimenticano che possiede, oltre un corpo carnale, un corpo spirituale; cfr. J. MENARD, Gnose païenne et gnose chrétienne, in Paganisme, judaïsme..., 288, 289, 294. 

[18] STAHL, o.c., 177.

[20] CULLMAN, Des sources de l'Evangile..., 103.

[21] GOGUEL, Jésus, 2° edizione, 163, 166.

[22] LOISY, Les Mystèrs païens..., 2° edizione, 288. — Nella Pistis Sophia il Salvatore istituisce più battesimi gerarchizzati: «della prima oblazione», «di Fuoco», «di Spirito».

[23] La teologia cattolica, con KLAUCK, ammette infine (1982) che l'eucarestia cristiana si apparenta ai pasti dei culti misterici e si spiega con l'ellenismo. V. le c. rd. di NAUTIN, R.H.R., gennaio-marzo 1985, pag. 94-95.

[24] Zaccaria 13:7; Isaia 53:12; Amos 2:16.

[25] TROCME, Jésus de Nazareth..., 79.

[26] La Storicità colloca generalmente intorno al 70 la pubblicazione di Marco.

[27] DELAFOSSE, L'épître aux Philippiens, 47.

[28] V. il capitolo seguente, Dopo Gesù.

[29] Cfr. TROCME, ibid., 87, 90.

[30] GUIGNEBERT, Jésus, 591.

[31] GOGUEL, Jésus, 69-70; 436-437.

[32] Su «La couronne d'épines» v. BRUNET, C.R., 114, marzo-aprile 1980.

[33] Cinque giorni separano l'Entrata trionfale dalla Crocifissione.

[34] KRAMER, Le rite du mariage sacré...., R.H.R., aprile 1972, pag. 145.

[35] RUTTEN, Babylone, 99-100, 112, 114-115.

[36] LEROY, Jésus dans les Evangiles, 152-153.

[37] CONTENAU, capitolo Les substituts royaux, o.c., 198-199.

[38] La scoperta dei Segni zodiacali, attestata nel documento VAT 4924 (419 A.E.C.) fornisce elementi di 30° ciascuno. Questi riferimenti erano più precisi rispetto alle costellazioni irregolari utilizzate dapprima; GAUQUELIN, Les horloges cosmiques, 38-39. 

[39] JAUBERT, La date de la Cène.

[40] TROCME, Jésus de Nazareth..., 83.

[41] Per EFREM il pane attinto nell'acqua sembra distruggere la solidarietà di Giuda con il suo gruppo; cfr. LELOIR, o.c., 332. — La Bible de Jérusalem (volume 3, Append. 203) nota un «rapporto» tra l'eucarestia del vino e il tradimento di Giuda. Ma quale è l'esatto significato del boccone che riceve? A nostro avviso esso rappresenta gli elementi dell'eucarestia antica, oramai condannata. Consumando il pane attinto nell'acqua, Giuda comunica con Satana; Giovanni 13:26-27. — L'apparizione del vino ci sembra risultare soprattutto dal culto dionisiaco. Sul rito bacchico e sui suoi rapporti con il soma v. MARIO MEUNIER, Les Bacchantes, 10-20.

[42] È possibile che tutta la pericope sia interpolata; v. BRISSET, La signification historique..., C.R. 50, 1966, pag. 50-53. — I capitoli 66-67-68 dell'Apologia sono tormentati, oscuri, poco coerenti.

[43] OVIDIO, Metamorfosi 11:125; «All'acqua pura egli aveva mischiato l'autore del dono» (Bacco, vale a dire il vino).

[44] A nord di Laodicea, in Siria; è l'antica città di Ugarit. 

[45] La «presenza reale», il consumo «reale» del corpo di Gesù non sono una invenzione di Paschase Radbert nel IX° secolo. Ma quella credenza non era universale né esplicita. La modifica di sostanza o transustanziazione fu promulgata dal 4° concilio lateranense nel 1215 malgrado le contestazioni diversamente lontane di Bérenger, Raban Maur, Ratramme, Scoto Eriugena, ecc. Respinta dai calvinisti, essa fu confermata dal Concilio di Trento e, più recentemente, dall'Enciclica del 3 settembre 1965. — Il carattere materiale della comunione appare nettamente in 1 Corinzi 11:23-29, Matteo 16:26-28, Marco 14:22-24, Luca 22:19-20, Giovanni 6:51-58. Questi passi sono interpolati. In Luca 22 l'eucarestia giudaica precede la comunione cristiana nei versi 17-18.  

[46] Ghilgal, Golgota, alto luogo che poteva essere coronato da pietre erette; DUJARDIN, o.c., 222-227.

[47] SIMON, Melchisédek dans la polemique..., R.H.P.R., 1937, pag. 89. 

Nessun commento: