giovedì 6 ottobre 2022

IL CRISTIANESIMO AVANTI CRISTOL'umanizzazione del Salvatore

 (segue da qui)

CAPITOLO III

IL CULTO DI GIOSUÈ-GESÚ

— I —

L'umanizzazione del Salvatore

Abbiamo determinato all'alba del cristianesimo tre correnti principali di credenze: un culto dell'acqua; una teologia del sangue; una concezione gnostica del dio morente sulla croce.

Le raccolte che espongono la teologia del sangue, — l'Apocalisse e l'epistola agli Ebrei, — furono escluse dal canone per diversi secoli. Infine, a causa di modifiche e interpretazioni concordiste, si dimenticò il loro contenuto originale per attaccarsi ad una mistica più recente; il sangue del Signore passò per proveniente dall'inchiodatura delle sue membra e dal colpo di lancia. Così la teologia del sangue finì per assorbirsi in quella della croce.

Benché la tradizione della «sacra lancia» e delle ferite dovette restare viva, soprattutto in Germania (ricerca del Graal), essa restò sotto la dipendenza dei racconti della Crocifissione. È quindi l'evoluzione dei miti riguardanti la croce che attirerà la nostra attenzione.


Il dio precristiano era, come abbiamo visto, assimilato alla croce cardinale. Quando lo si rappresentò sotto tratti mani, si sbarazzò dalle figure che lo simboleggiavano, pur rimanendo in relazione essenziale con l'emblema celeste.

Siccome questo dio moriva, sull'esempio delle altre divinità di Salvezza, venne naturalmente in mente che fosse morto sul legno. A forza di vederlo emergere dalla croce o accanto ad essa, si credette che fosse morto sul patibolo. Non poteva essere altrimenti, poiché la funzione del dio, la sua ragion d'essere, era di morire per poi risorgere.

Così si passò progressivamente da una concezione cosmica e geometrica della croce a una rappresentazione terrena. Si arrivò inevitabilmente all'idea che un dio celeste in forma di uomo avesse sofferto su uno strumento di supplizio corrispondente alle sue dimensioni.

Questo tipo di evoluzione non è il monopolio del cristianesimo. Le divinità pagane hanno conservato spesso indizi che ricordavano la loro origine, le corna di Iside o di Tello, gli occhi «da civetta» di Atena, il piede biforcuto di Pan, la sciarpa arcobaleno di Iris, ecc. Allo stesso modo, l'antico dio-croce ebbe la croce per attributo, alla maniera di Osiride, di Ermes e di altri dèi, ma non esclusivamente.

L'archetipo del «crocifisso» ispirò diversi miti o vi si integrò. Licurgo, nemico di Dioniso, fu crocifisso da lui; [54] il carattere ambivalente delle uccisioni rituali sembra indicare che è la divinità a subire la croce. Secondo certi racconti questo dio e altri personaggi dionisiaci furono legati a un albero (Eisler); Prometeo fu messo in croce o legato a una roccia, Issione sulla ruota solare; il satiro Marsia fu appeso o crocifisso; Attis era rappresentato da un'effigie fissata a un pino; Artemide, detta «l'Appesa», era famosa in Arcadia e a Efeso; a Rodi si adorava Elena «dell'Albero» appesa dalle sue «serve»; [55] Innina-Ishtar fu appesa negli Inferi.

Eisler ha visto una crocifissione di Orfeo nella gemma del museo di Berlino. [56] Essa presenta Orfeo-Bacchico sotto la forma di un uomo in croce dominata da sette stelle e una mezzaluna. L'assenza insolita del sole suggerisce che il personaggio fosse in origine l'astro stesso, ormai umanizzato, ma i pioli collocati sotto i piedi provano che il corpo fosse soggetto alla gravità e avesse acquisito la caratteristica della materia.

Antichi riti confermano la credenza nell'efficacia della crocifissione. A Babilonia, al momento della festa dei Sacramenti, il «re» occasionale era appeso o crocifisso. Gli ebrei di Siria, durante la festa di Purim, avevano costume di bruciare l'immagine di Aman su una croce. Onorio e Teodosio glielo proibirono, perché vi vedevano una parodia del culto cristiano. In realtà, era un'usanza antica conosciuta dagli arabi e che si mantenne fino al Medioevo. A Babilonia, la festa di Capodanno, che diede origine ai Purim, era celebrata nel mese di nizan, lo stesso giorno di Pasqua o in prossimità. [57]


Così, quando il cristianesimo appare, troviamo nel Vicino Oriente riti e vestigia di miti che indicano che delle divinità perivano sulla croce. Il dio cristiano fu uno di esse. Egli prese consistenza storica quando ricevette un nome. Questo fu primitivamente Ichthus, chiamato probabilmente Chrêstos nelle sette precristiane più vicine al paganesimo, Iêsous e Christos in quelle che conservavano più fortemente l'impronta del giudaismo.

Ichthus e Chrêstos scomparvero a poco a poco, lasciando il posto a Iêsous-Christos quando le comunità si fusero. Questo sarà l'oggetto degli ulteriori sviluppi.

NOTE

[54] DIODORO, B.H., 3:5.

[55] FRAZER, Atys et Osiris, 19 s.

[56] EISLER, Orpheus, 338 s., secondo GUTHRIE, Orphée et la réligion grecque, 2° edizione, 295.

[57] FRAZER, Le rameau d'or, Ed. Laffont, volume 3, pag. 654 e s. 

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