venerdì 21 ottobre 2022

IL CRISTIANESIMO AVANTI CRISTOL'evoluzione delle credenze

 (segue da qui)

CAPITOLO III

VERSO IL VANGELO

— I — 

L'evoluzione delle credenze

Durante il primo terzo del secondo secolo, non era ancora ammesso che Gesù fosse apparso come un uomo reale, nato da una famiglia e messo a morte per ordine di Pilato. Se quella credenza cominciasse a circolare sotto il regno di Adriano (117-138), essa non faceva autorità. È pura ipotesi perché nessun testo la menziona, né la Didachè (circa 120), né il Pastore di Ermas, né la Lettera di Clemente ai Corinzi (circa 140).

In aggiunta, possediamo un insieme di sette testi canonici conosciuti sotto il nome di Epistole cattoliche perché si rivolgevano all'universalità dei fedeli. Queste sono pseudepigrafi, comprendendo l'epistola di Giacomo, le due epistole di Pietro, le tre epistole di Giovanni e quella di Giuda. Possono variare tra il 100 e il 130.

Ma in quella collezione piuttosto imponente cercheremmo invano la storia di un ebreo crocifisso dai Romani a causa di agitazione messianica.

Ciò che è sorprendente, al contrario, è che si insiste fortemente sulla carne di Gesù senza recare la minima prova della sua realtà umana; 1 Pietro 3:18; 4:1; 1 Giovanni 4:3; 2 Giovanni 7. È un oggetto di fede, non di Storia, nemmeno di tradizione leggendaria.

L'insistenza verte anche sul sangue, mentre la crocifissione è, ad avviso unanime, una tortura non cruenta; 1 Pietro 1:2, 19; 1 Giovanni 1:7; 5:6, 8. Queste sono affermazioni dogmatiche.

L'idea che egli ha portato i peccati «nel suo corpo sul legno» (1 Pietro 2:24) è una nota isolata, ispirata al paolinismo con quell'enorme differenza, che l'aspersione cruenta di un corpo reale ha rimpiazzato l'immolazione sulla croce di una «apparenza di carne di peccato»; Romani 8:3. Cosicché il Gesù di 1 Pietro rassomiglia molto di più ad un Attis giudaizzato che alla vittima degli Arconti planetari.

Arcaici sono gli elementi della salvezza definiti da 1 Giovanni 5:8: «Tre sono che rendono testimonianza sulla terra: lo Spirito, l'Acqua e il Sangue; e questi tre sono d'accordo».

Lo «Spirito» è il Vento, studiato a proposito di Agni; l'«Acqua» è il battesimo e le sue connessioni; il «sangue» è quello dell'Agnello immacolato (1 Pietro 1:19) sgozzato alle Origini. È anche probabilmente quelle del dio che versa il suo sangue su un albero o uno stauros.

Questi «tre» principi «sono d'accordo» perché realizzano assieme la salvezza; il loro sincretismo, chiarissimo, corrisponde alla nostra esegesi. Della croce giudiziaria non si fa ancora menzione.

Essa appare dopo un lungo processo che forse non è superfluo riassumere. 

La sua origine è la croce cosmica di potenza associata all'acqua e al sole come in altri culti. Il dio solare della croce trionfale era ritenuto declinare verso l'Abisso ed estendersi prima di risorgere. Da qui il tema delle Catabasi del dio che va a predicare negli Inferi; cfr. 1 Pietro 3:19; 4:6. 

Poi lo si rappresentò morente sulla croce celeste, vittima degli Arconti planetari.

La sua forma umana incitò a vedere nella croce un patibolo fatto per un uomo; e il desiderio di una resurrezione materiale comportò la credenza nell'incarnazione del dio. Da allora egli fu considerato come fatto di «carne» e di «sangue», poi come un uomo reale; e si credette che fosse morto sulla terra come Attis, immolato in primavera. Ma sotto le influenze scritturali gli ebrei della diaspora lo equipararono al personaggio sofferente di Isaia e dei Salmi.

Egli beneficiò allo stesso tempo della venerazione legata al nome di Giosuè, reso da Iêsous = Gesù nella Septuaginta. I suoi titoli numerosi si ridussero per l'essenziale a Iêsous-Christos. Creazione dagli ebrei della Diaspora, egli fu un ebreo tra gli ebrei.

Quando il suo nome, associato ai riti e alla parenesi, gli ebbe conferito una sorta di personalità, la Scrittura fu saccheggiata per raccontare la sua vita e rispondere ai negatori. Ma questa fatica divenne sistematica solo dopo la guerra giudaica del 132-135 e in reazione contro il docetismo.

Infine, l'universalismo del Messia Iêsous proviene dal fatto che egli dissipò il peccato originale che aveva colpito tutti gli uomini da Adamo in poi e senza distinzione di nazionalità. [58] Egli si confuse così, ancora più strettamente, con le divinità dei Misteri.

***

Qui noi risponderemo a più obiezioni: il messia ebraico non è sofferente: è nazionale, bellicoso e trionfante; la croce terrena non fu suggerita dalla Scrittura, in particolare dal Salmo 22:17, spesso addotto dai miticisti.


Sul primo punto noi risponderemo che il messia era nazionale solo in Giudea o nelle sette restate vicine alla mentalità tradizionale. Altrove egli è un prodotto sincretistico di carattere universale.

L'idea di sofferenza ha la stessa origine pagana. Essa fu aggravata dal fatto che gli ebrei pensarono, almeno in certi momenti, che il giusto potesse espiare per i malvagi. [59] Poteva quindi subire una Passione.

Il supplizio della croce, servile supplicium, ha dovuto suggerire che l'Eone avesse preso l'aspetto di uno schiavo, servus, poiché questo castigo era applicato comunemente a quella classe diseredata. La traduzione dell'ebraico ébed, servo, con il termine greco païs (figlio, giovane schiavo), rafforzò l'idea che il Messia fosse di condizione umilissima. Païs fu preso senza dubbio nelle due accezioni. [60]


L'altra obiezione proviene dalla difficoltà di spiegare l'origine della croce giudiziaria. Certi esegeti hanno creduto di scoprirla nel verso 17 del Salmo 22: «Hanno trafitto le mie mani e miei piedi».

Contro la loro opinione Goguel fa notare che questo passo risulta nella Septuaginta da una traduzione errata dell'ebraico: «Hanno legato le mie mani e i miei piedi». Ma si può rispondere che l'adattamento si è fatto secondo il greco. Tuttavia, quando si sostituisce la frase nel suo contesto, si percepisce che il disgraziato ritratto nel Salmo 22 è finalmente liberato dal Signore; egli non è dunque crocifisso.

Secondo un'altra argomentazione, «Se la storia della Passione avesse per fonte principale un passo dove si parla di mani e di piedi trafitti, sarebbe [...] molto strano che non si trova alcuna menzione di chiodi nelle mani prima del quarto vangelo, e di chiodi nei piedi prima di Giustino Martire». [61]

Quella seconda osservazione del critico protestante corrisponde a quella del miticista Dujardin, secondo cui «questo tratto infimo» non avrebbe potuto generare la credenza generale nella crocifissione. [62]

Le osservazioni dell'uno e dell'altro sembrano pertinenti; un dogma fondamentale non può risultare dall'utilizzo occasionale di un verso biblico. La credenza nella crocifissione precede; si è utilizzata in seguito la Scrittura per giustificarla e ampliare la narrazione.

Non ne risulta con questo che si possa ammettere la storicità della crocifissione. Questo dogma risale, lo si è visto, a miti remoti secondo i quali il dio Sole moriva sulla croce e si abissava nelle acque infernali al fine di riportare in vita i morti. [63]

NOTE

[58] Noi dobbiamo quell'idea al signor Jean MAGNE (1980) e siamo lieti di ringraziarlo per questo.

[59] GUIGNEBERT, Le monde juif..., 195. — Cfr. 2 Maccabei 7:37-8.

[60] Cfr. il latino puer.

[61] GOGUEL, Jésus de Nazareth..., 220; Giovanni 20:25.

[62] DUJARDIN, o.c., 131.

[63] Il sole che declina verso l'Abisso e che si immerge nelle nubi rossastre ha dovuto suggerire che egli fosse stato mutilato dai demoni celesti: credenza primitiva che riappare in poesia: «Il sole è annegato nel suo sangue denso»; BAUDELAIRE, Fiori del male, «Armonia della sera».

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